Silvio D’Amico – Cronache – Villa Zito – Palermo

Silvio D’Amico – Cronache – Villa Zito – Palermo
Venerdì 26 novembre alle 17 la presentazione dell’opera in 15 volumi

Cronache di Silvio D’Amico sulla storia del cinema e del teatro
Venerdì 26 novembre alle 17 la presentazione a Villa Zito

L’OPERA IN QUINDICI VOLUMI PUBBLICATA DA NOVECENTO

Sarà presentato venerdì 26 novembre, alle 17, a Villa Zito, sede della Fondazione Banco di Sicilia (in via Libertà 52) Cronache, opera di Silvio D’Amico, pubblicata da Novecento.

Si tratta della storia del cinema e del teatro italiano nel Novecento, ricostruita attraverso i saggi del più grande critico italiano, in un percorso che va dal 1914 al 1955.

L’opera, raccolta in 15 volumi, è pubblicata, con il sostegno dell’Associazione Teatro Biondo, in cinque cofanetti ed è stata curata da Alessandro D’Amico e Lina Vito, con una introduzione di Gianfranco Pedullà.

Relatori saranno il regista teatrale Peter Stein, il regista cinematografico Roberto Andò e l’attrice Maddalena Crippa. Introdurrà il presidente della Fondazione Banco di Sicilia, Giovanni Puglisi. L’ingresso è libero.

Silvio D’Amico (1887-1955) nasce a Roma da padre abruzzese, madre romanissima e cattolica che volle chiamarlo Silvio in memoria del suo amato Silvio Pellico. Fu allievo dei gesuiti, simpatizzò con il movimento modernista e della Democrazia Cristiana di Romolo Murri.

A 25 anni s’avviò al giornalismo sul foglio nazionalista L’Idea Nazionale di cui divenne critico teatrale e responsabile della terza pagina. Fu interventista e partecipò, volontario, alle battaglie dell’Isonzo nel 1916-17. Non fu mai fascista, ma con il regime convisse senza mai chinare il capo, battendosi per la riforma della scena italiana da lui auspicata fin dal 1914. Nel dibattito, vivissimo degli anni 20, sulle varie concezioni del teatro che si andavano elaborando in Europa, aderì a due principi fondamentali: la preminenza del poeta e della parola, al cui servizio deve porsi l’attore… la necessità di una guida, d’un demiurgo (il regista) in grado di armonizzare le varie componenti dello spettacolo secondo una interpretazione unitaria.

Nel 1934 gli fu affidato il compito di tramutare la vecchia Scuola di Recitazione del Conservatorio Santa Cecilia in una autonoma Accademia Drammatica, oggi intitolata a suo nome. D’Amico pubblicò molti libri di critica, tra i quali Tramonto del grande attore e Storia del Teatro Drammatico che dal 1939 ha raggiunto dieci edizioni.

“Il primo dovere del critico, come di tutti gli scrittori – scrive Silvio D’Amico in un brano riprodotto nel volume edito da Novecento – è quello di essere apertamente se stesso. S’intende che, come ogni altro interprete, egli non deve pretendere di sovrapporre volontariamente, vanitosamente, il suo io, la sua personalità all’artista interpretato…

Fin quando la favola continui a fluire dalla ribalta, sui volti attoniti della platea, il critico non ha da pensare a sé… Tutto ciò che può far di meglio, è profondarsi nella finzione a cui assiste e dimenticarsi in quella. Solo più tardi, quando siederà al suo tavolo, e alla luce della lampada imprenderà a scaricare sul foglio bianco le sensazioni accumulate in sè durante lo spettacolo, tutt’a un tratto questo si distaccherà da lui, si mostrerà al suo spirito in una luce nuova…

Allora, se egli ha un carattere,un suo accento personale, una sua visione dell’arte, della vita,del mondo,tutto ciò si manifesterà, ma senza farlo apposta, spontaneamente, fatalmente, nel suo scritto; ne costituirà anzi il fascino… È in questo senso che bisogna recisamente respingere l’esortazione vigliacca alla critica cosiddetta imparziale, e cioè frigida, indifferente, insomma estranea. Il critico non è un magistrato, che debba pronunciare una sentenza su cosa che non lo riguarda: è un artista , che lotta per quello in cui crede”.

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