Franco Mineo – Nel segno di Le Corbusier, due momenti – Palazzo della Vicaria – Trapani

Franco Mineo – Nel segno di Le Corbusier, due momenti – Palazzo della Vicaria – Trapani
27 dicembre 2010 – 5 gennaio 2011

Il 27 dicembre 2010, nel Palazzo della Vicaria (Trapani), alla presenza del sindaco Mimmo Fazio, del funzionario della Provincia Giovanni Ingoglia e di un folto pubblico di estimatori, è stata inaugurata con successo la personale di Franco Mineo -"Nel segno di Le Corbusier, due momenti".

Testi in catalogo e presentazione di Aldo Gerbino, Alessandra Infranca e Fabrizio Costanzo.
La mostra, che rimarrà aperta fino al 5 gennaio 2011, è corredata da un pregevole catalogo a colori che ripercorre gli anni della carriera artistica del pittore – dal 1985 al 2010.

“C’è uno spirito nuovo…” o dell’equilibrio formale
…Consideriamo subito alcuni aspetti del pensiero di Edouard Jeanneret, in arte Le Corbusier.
Nell’opera Verso un’architettura, 1920-21 – pietra miliare dell’architettura moderna – a proposito del fare creativo, l’artista sosteneva che ogni prodotto estetico presupponeva un “quantum” di interesse sensoriale ed intellettuale rispondente il primo, al colore, di pertinenza dei popoli semplici, dei contadini e dei selvaggi; il secondo, all’armonia-proporzione, come attività dell’intelletto dell’uomo colto.

Le Corbusier diceva inoltre, che il colore – il superfluo necessario – e l’armonia-proporzione –  il necessario superfluo –  rappresentavano i due estremi ideologici su cui si orientava l’attività creativa dell’uomo. Questa particolare impalcatura concettuale, poneva le basi di un discorso più complesso, comprendente altri fattori, la cui meta finale sintetizzava un’idea sostanziale di purezza formale a cui Ozenfant e Le Corbusier lavorarono a lungo, condividendola e difendendola per tutta la vita.

Che senso ha, quindi, oggi, presentare una mostra su Le Corbusier – un omaggio che non è un omaggio – che ripropone un pensiero così astruso? Franco Mineo, evidentemente, sta attuando una ricerca seria e meticolosa, coraggiosa e non comune direi, sul solco di un rigore filologico che tuttavia lascia ampio spazio a quegli impulsi emozionali di cui l’uomo abbisogna e l’artista si serve per poter condurre il suo studio.

Matisse parlava spesso del sentimento che lo legava al blu, al giallo ed al rosso, dichiarando – da contadino – il suo amore per il colore energico e sonoro, ma sappiamo tutti quanto fosse colto e intellettuale… Mineo dal canto suo, scruta la natura vegetale e animale, gli oggetti inanimati, le persone e tutta la molteplicità del Creato perché intende darne ordine e significato ma nel contempo, trarne fuori una linfa fresca e gioiosa.

La sua tabula ha un alto valore evocativo ma è, strutturalmente, tessitura di equilibri spaziali e cromatici in cui ogni oggetto, pur avendo peso, forma e vita autonomi, si relaziona con gli altri. Nel mutuo sostegno, i segni-struttura e i timbri-forma, avvalorano un’azione ludica che toglie l’amaro al quotidiano e dona sorriso al prossimo.

Siamo certamente distanti dal luogo degli eventi così caro a Jackson Pollock, in cui l’intervento dell’artista generava input difficilmente controllabili e autonomi. In Mineo i segni e i timbri si simbiotizzano – in un gioco di rimandi – con la forma strutturale, definendo la scatola scenica del quadro e della realtà, acquistando incisività e significato, materializzandosi in un pensiero lucido, chiaro.

La sedia di Le Corbusier, indice di un nuovo approccio estetico-funzionale al mondo del design – e così affettivamente resa protagonista da Franco Mineo – chiude il cerchio della sua ricerca bi-tridimensionale, configurandosi come unità di sintesi del processo visivo: siamo in presenza di un unicum sensoriale che contribuisce a dare stabilità e chiarezza ai due aspetti dimensionali.

Quello tridimensionale rientra con parsimonia in un assetto fisico ben strutturato. Oggetto funzionale e caro alla memoria, la sedia è modello di vita dell’abitazione moderna, chiave di lettura delle nostre abitudini e spia-testimone dell’uomo che con essa dialoga e si confronta attraverso la storia.

Quello bidimensionale è invece finestra sul mondo, dove gli elementi-eventi – nel dialogo interno-esterno e primo piano-sfondo – acquistano nuovo significato. Diventano altresì gioco timbrico texturale insinuandosi nella coscienza e nel processo ludico-creativo.
L’intera struttura percettiva è mimesi psico-concettuale, che filtra la memoria attraverso i percorsi storico-sociali ed emozionali, presentandosi, oggi, libera e depurata.

Un accordo armonico ed equilibrato, relaziona i calibrati obblighi rappresentativi con l’emozione visiva, definendo gli elementi essenziali e i complessi iter esplorativi. Ne viene fuori un’immagine integra, che si muove tra incanto e disincanto, rientrando nei processi della natura e del quotidiano. Un quid incontenibile e affascinante di bellezza che si nutre della complessità del vivere per essere restituita in forma schietta e serena.

Nella ricerca di una purezza espressiva in termini etici ed estetici, Mineo ritrova così il significato più profondo nella presenza sentimentale degli elementi-segno caratterizzanti, che s’infiltrano nella forma sterile delle geometrie asettiche per diventare linfa vitale.   
Oggi, come artisti e uomini di cultura siamo chiamati a rispondere delle nostre azioni e ad essere dentro il dibattito culturale e sociale. Mantenere un posto nella storia significa esserci.

Certo, ci si può limitare ad osservare e dipingere, è vero, ma leggere e capire la pittura ed i processi che sottendono ad essa è ben altra cosa…Franco Mineo dimostra nei fatti che, un inquadramento, espressionista, astrattista o informale della sua opera non è sufficiente a giustificarne l’iter pittorico e ideologico. Il riferimento a Le Corbusier non è casuale. 

Egli sosteneva l’unità dei linguaggi (architettura e pittura, anzitutto), manipolando i complessi meccanismi della rappresentazione, scrutando piante e quadri contemporaneamente; riorganizzava e viveva gli spazi in maniera innovativa, attenzionando il ceto medio e la quotidianità; auspicava la pianta ed il prospetto liberi in architettura (due dei cinque punti fondamentali dell’architettura moderna), così come l’uso libero e giocoso del colore e delle forme in pittura; presupponeva, in sostanza, un ritorno all’ordine tout court attraverso una libertà creativa non intaccabile. 

Questa è la strada difficile su cui procede con cautela Franco Mineo, progettando i suoi dipinti. La sua ricerca pittorica, riflessiva e introspettiva, è esperienza intellettuale sull’arte contemporanea o, più semplicemente, percorso quotidiano dell’uomo d’oggi. 
“C’è uno spirito nuovo: spirito di costruzione e di sintesi guidato da una concezione chiara…” (Esprit Nouveau, 1920).
Fabrizio Costanzo