Un ruggito del Corpo – Biennale di Danza e Festival internazionale di Teatro 2011 – Venezia

Un ruggito del Corpo – Biennale di Danza e Festival internazionale di Teatro 2011 – Venezia
Testo di Roberta d’Errico

Il progetto della Biennale di Venezia, spiega il Presidente Paolo Baratta, è “fare di Venezia il laboratorio internazionale di tutte le arti”. Un progetto in cui i settori dello spettacolo dal vivo hanno un ruolo decisivo. La scarsità delle risorse, una realtà che da sempre accompagna il mondo dell’arte, ha fatto si che si ripensasse alla struttura della Biennale Danza e Teatro.

Con sensibilità artistica e intellettuale, il Presidente Paolo Baratta fa convergere le risorse investendo sulla formazione e su energie da costruire. Attraverso una articolata rete di scambi interculturali, la Biennale della Danza e del Teatro di Venezia riesce ad essere sempre un importante osservatorio delle realtà contemporanee più significative.

Allo stesso tempo, attraverso laboratori, si pone il compito di formare e offrire ai giovani artisti della danza e del teatro la possibilità di confrontarsi con personalità artistiche di fama mondiale per completare il ciclo formativo che permetterà loro di “essere” nell’intricato mondo dell’arte. In questa ottica si pongono l’attività dell’Arsenale della danza, il centro di perfezionamento nella danza contemporanea, nato nel 1999 e diretto da Ismael Ivo, e Il Laboratorio Internazionale di Arti Sceniche diretto da Àlex Rigola.

“Non riesco a pensare a un Dio che non sappia ballare”: con la citazione di Vaclav Niinskij, Ivo, dal 2005 anche direttore della Biennale Danza, spiega la bellezza della costruzione di un corpo che contiene in sé la grazia e l’armonia divina del movimento da cui trarre esempio nella vita, perché la danza è fame di vita.

Sostenuto da un ciclo di sette masterclass tenuti da ballerini e coreografi internazionali presso l’Arsenale della Danza, dal 17 gennaio al 15 maggio, che hanno avuto come tema il Body in Progress, il ballerino e coreografo brasiliano ha condotto 25 danzatori, tra i 19 e i 24 anni, provenienti da tutto il mondo (tra cui 12 italiani di cui due del Veneto), in una presa ci coscienza del corpo concepito come “un’orchestra unica nel suo genere”.

Babilonia – Il terzo paradiso. Spettacolo di Ismael Ivo (copyright Akyko Miyake)

Il percorso ha avuto il suo compimento nel lavoro, ideato e diretto da Ivo, Babilonia – Il terzo paradiso, che ha aperto La Biennale Danza l’11 maggio 2011 al Teatro Malibran di Venezia.

Ispirata alla tradizione biblica della mescolanza e confusione delle lingue, nella visione di Ivo, Babilonia perde la sua connotazione negativa, per essere proposta come tesoro, come paradiso, perché la diversità offre al linguaggio del corpo la possibilità di scoprirsi e di avvicinarsi realmente all’altro. Lo spettacolo, replicato anche il 13 maggio, sarà in tournée in Italia, in collaborazione con Arteven, e all’estero, in collaborazione con il SESC di San Paolo del Brasile, e si concluderà il 4 giugno 2011 a Santos.

All’interno del programma dell’Arsenale della danza, vengono ospitate compagnie provenienti da tutto il mondo con opere che sono l’approdo dello studio svolto nei paesi di origine. Il grande impegno degli artisti rende ancora più genuino il panorama culturale mondiale: lo spettacolo non nasce dalla necessità di esibirsi in un Festival, ma è la spontanea e naturale evoluzione di un discorso poetico.

Molte compagnie invitate si sono costituite con l’aspetto laboratoriale che spesso estende i confini nell’impegno sociale.

E’ il caso della Lia Rodriguez Companhia de Danças che da anni ha trasferito la sua attività nelle favelas di Rio De Janeiro coinvolgendo i suoi abitanti nello studio della danza. Lo spettacolo portato in scena per la Biennale il 12 maggio è Pororoca, presentato al Centre National de Danse Contemporaine d’Angers nel novembre del 2009. Pororoca riprende il termine “poroc-poroc”, che nella lingua dei Tupi, uno dei gruppi aborigeni principali del Brasile, significa ruggito, boato.

Si tratta di un fenomeno naturale prodotto dal confluire delle acque del fiume in quelle dell’oceano (in Brasile questo fenomeno si verifica alla foce del Rio delle Amazzoni con l’Oceano Atlantico). Il titolo dell’opera contiene in sé il tema della Biennale 2011 e cioè l’indagine sull’incontro delle diversità e sul ruggito che esso crea. Il progetto artistico della Rodriguez, attraverso l’analisi dell’impatto, mira a percorrere un cammino inverso, scoprendo nuove forme di condivisione e di dialogo.

Per l’Italia sono presentati gli allievi del III corso di Milano Teatro Scuola Paolo Grassi, di  Teatrodanza, che con lo spettacolo Reform Club, in scena il 14 maggio, mirano alla rilettura inedita del recente repertorio del gruppo MK, la famosa formazione indipendente nata a partire dal 1999, con scene e coreografie di Michele di Stefano.

Per il Belgio è presentato, il 15 maggio, Project, don’t look now ideato da Xavier Le Roy. Nato da 3 settimane di workshop dei 12 allievi del ciclo di ricerca del P.A.R.T.S. (Performing arts research and training studios), lo spettacolo riflette sull’aspetto coreografico della danza.

Per i Paesi Bassi, la prestigiosa accademia di danza moderna e contemporanea Rotterdam Dance Accademy, nata nel 1931, ha proposto, il 15 maggio, l’opera Talent On The Move che assembla coreografie d’autore come Jirí Kylián, Nacho Duato, Mauro Bigonzetti a coreografie di giovani artisti alcuni dei quali formatisi proprio all’accademia.

Conclude il programma, il 24 e il 25 giugno, il coreografo israeliano Emanuel Gat, che alla Biennale rappresenta Francia e Israele, con il suo nuovo spettacolo Brilliant Corners che, in maniera autoreferenziale, riflette sull’arte della danza.

Il 41° Festival Internazionale del Teatro, diretto da Àlex Rigola, si svolgerà dal 10 al 16 ottobre 2011 con il sostegno della Regione Veneto. Il neo direttore catalano ha pensato il festival come “agorà del teatro” chiamando i migliori nomi della scena internazionale perché Venezia e la Biennale fossero il luogo di incontro e della formazione pratica. Laboratori, incontri e tavole rotonde diventano così parte integrante degli spettacoli in programmazione rompendo il muro che spesso divide gli aspetti del fare e del pensare il teatro.

La Biennale Teatro avrà uno spazio dedicato al compimento del precedente Laboratorio Internazionale di Arti Sceniche tenuto, dall’autunno del 2010 alla primavera del 2011, dai registi Ricardo Bartís, Calixto Bieito, Romeo Castellucci, Jan Fabre, Rodrigo García, Jan Lauwers, Thomas Ostermeier.

I registi selezioneranno gli allievi che prenderanno parte alla seconda fase dei laboratori che si svolgerà nei giorni del Festival e che li vedrà impegnati nello spettacolo I sette peccati, una versione contemporanea dei sette peccati capitali in programma l’ultimo giorno del Festival, il 16 ottobre. I sette registi, attraverso sette brevi spettacoli, che si snoderanno in altrettanti luoghi della città, sonderanno la loro personale visione dei sette peccati capitali che valicherà i confini della matrice cristiana.

Rigola ha scelto di portare in scena uno spettacolo rappresentativo della poetica dei registi, che daranno luogo ad altrettanti laboratori per attori nel corso del Festival.

Si tratta spesso di riedizioni di spettacoli che sono diventati dei classici nel repertorio di ciascuno di loro.

HAMLET von William Shakespeare, Premiere im September 2008 Regie: Thomas Ostermeier mit Lars Eidinger Copyright by Arno Declair

Il Festival si aprirà il 10 ottobre al Teatro Goldoni con Hamlet di Shakespeare, per la regia di Thomas Ostermeier. Il regista tedesco, direttore della Schaubühne di Berlino, affronta il testo shakespeariano senza il timore di apportare forti modifiche. Condensando i cinque atti in due ore e mezza, Ostermeier inserisce la sua ricerca proprio nel monologo di Amleto nel tentativo di recuperare la verginità di un senso logorato dalla celebrità. Il regista tedesco ha deciso di rimodulare per tre volte il monologo di Amleto trattandolo come un pezzo musicale suonato ogni volta con strumenti diversi.

Per la prima volta in Italia è presentato Promotheus Landscape II, spettacolo del coreografo, regista, scenografo e artista fiammingo Jan Fabre, rappresentante del Belgio. Lo spettacolo, in scena l’11 ottobre al Teatro Piccolo Arsenale, riprende la figura di Prometeo al quale l’artista fiammingo aveva dedicato la sua attenzione più di vent’anni fa, nel 1988, con Prometheus Landscape I. Attraverso la figura mitica di Prometeo, Fabre riflette sulla società contemporanea che con le sue regole e le sue leggi ha bandito il fuoco e l’immaginazione.

Per l’Olanda e il Belgio vi sarà Jan Lauwers, un altro personaggio, che come Jean Fabre, divide la sua espressività nella molteplicità delle arti. Il regista, con la sua Needcompany, presenterà, l’11 ottobre al Teatro alle Tese, lo spettacolo Isabella’s room, primo capitolo di una trilogia umana intitolata Sad Face/Happy Face. Il lavoro ruota intorno al personaggio di una donna cieca di 94 anni chiusa nella sua stanza parigina ossessionata dai ricordi del suo passato e della sua adolescenza.

L’Argentina sarà rappresentata dal regista Ricardo Bartís con lo spettacolo, in prima italiana, El Box, in scena il 12 ottobre al Teatro alle Tese. Bartís introduce nel teatro il personaggio del pugile anzi di una pugilessa, fino ad oggi prerogativa del cinema. Il laboratorio che il regista argentino terrà nel corso della Biennale Teatro ruoterà proprio intorno alla costruzione delle scene originali per l’allestimento di El Box.

Per l’Italia, la Socìetas Raffaello Sanzio porterà l’ultimo spettacolo ideato e diretto da Romeo Castellucci Sul concetto di volto nel figlio di Dio, che in questi mesi si trova già in tournée all’estero. Il punto di partenza della rappresentazione, in scena il 13 ottobre al Teatro Piccolo Arsenale, è il volto di Gesù nella pittura rinascimentale e in particolar modo nel momento dell’Ecce Homo, dove sembra che lo sguardo del Cristo incontri quello dell’osservatore.

“Muerte y reencarnacion en un cowboy” regia di Rodrigo Garcia (copyright Christian Berthelot)

La Spagna sarà presente con due registi. Il primo, Rodrigo García, il 13 ottobre al Teatro alle Tese, con Muerte y reencarnación en un cowboy, uno spettacolo del 2009, sulle problematiche della società occidentale, affrontate dalle figure di due cow-boy solitari, simboli del colonialismo culturale americano.

Il secondo,  Calixto Bieito con lo spettacolo Desaparecer ispirato ai testi di Edgar Allan Poe e Robert Walser dove il tema centrale è il desiderio di sparire e di fondersi col nulla.

Accanto a questo nucleo di registi, Àlex Rigola ha invitato l’esponente del teatro post-drammatico, il tedesco Stefan Kaegi con il suo collettivo Rimini Protokoll formato da Helgard Haug e Daniel Wetzel. Nel totale rifiuto della storia drammaturgica, e potremmo dire in un’esasperazione del Naturalismo, gli autori trasportano sul palcoscenico pezzi di vita reale con i reali protagonisti del quotidiano al posto degli attori, mettono al centro lo spettatore con le sue scelte e trasferiscono la scena in luoghi altri diversi dal teatro come camion, piazze.

Per la Biennale Teatro, Stefan Kaegi e il Rimini Protokoll condurranno il laboratorio Video Walking Venice in cui i partecipanti muniti di iPod touch, un lettore multimediale modellato sulle dimensioni e lo stile dell’iPhone, dotato di due obiettivi in grado di riprendere immagini in alta definizione, andranno in giro per Venezia per “seguire una storia già girata in quello stesso luogo da qualcuno che lo accompagna in questo viaggio e ‘che gli sussurra nell’orecchio’”.

Accanto all’impegno nel laboratorio, Stefan Kaegi porterà in scena il 15 ottobre, al Teatro Piccolo Arsenale, il suo ultimo spettacolo Bodenprobe  Kasachstan, nato dall’indagine sui flussi migratori che hanno legato la Russia e la Germania a partire dal secolo di Caterina la Grande, lo stesso secolo in cui si è cominciato ad estrarre petrolio in Europa. Per ricostruire il legame tra flussi migratori e petrolio, nel marzo 2010, Stefan Kaegi, insieme al suo gruppo, ha iniziato a selezionare persone che potessero raccontare la storia del petrolio in prima persona. Unendo le loro biografie ha formato una catena che risale gli oleodotti  fin nel sottosuolo del Kazakistan.

Concludono la rosa delle presenze alla Biennale Teatro due coreografi: il francese Josef Nadj e l’italiano Virgilio Sieni.

Josef Nadj, oltre a tenere un workshop per attori nel corso del Festival, presenterà il 15 ottobre presso il Teatro alle Tese, uno spettacolo ispirato al Woyzeck di Buchner, Woyzeck ou l’ebauche du vertige.

Anche Virgilio Sieni terrà un workshop con allievi attori e presenterà il 16 ottobre, insieme alla sua Compagnia Virgilio Sieni, uno dei lavori più particolari realizzato negli ultimi anni, Osso. Per lo spettacolo, Virgilio Sieni ha chiesto la collaborazione del padre, Fosco Sieni, nella costruzione di un dialogo gestuale: Il nostro è un balletto in tre scene, contrappuntato da azioni della memoria, con sguardi e mimiche che hanno un po’ a che fare con la nostra vita (da un’intervista a Virgilio Sieni di Rodolfo di Giammarco, in “La Repubblica”, 5 dicembre 2007).

A Carlos Marquerie, artista delle luci che ha contribuito agli spettacoli di Rodrigo García, è affidato un laboratorio incentrato sui segreti dell’illuminotecnica nell’era della tecnologia digitale.

Àlex Serrano, autore di progetti multimediali d’avanguardia, terrà una settimana di workshop per registi teatrali sulla modalità di impiego del video in tempo reale.

Il Festival prevede anche un laboratorio incentrato sulla recitazione del verso shakespeariano e un laboratorio dedicato all’aspetto della critica teatrale condotto da Andrea Porcheddu. Progetto quest’ultimo che amplia il “Progetto October Test”, realizzato in concomitanza con il Laboratorio Internazionale di Arti Sceniche.

Il Festival offrirà anche un “assaggio” della scena italiana con alcune giovani compagnie invitate sul palcoscenico del Teatro Fondamenta Nuove con i loro ultimi lavori. Ci saranno incontri con i registi e cinque conferenze sulla scenografia contemporanea.

Di tanti nomi, di tante idee, due parole ritornano nel programma della Biennale Danza e Teatro: laboratorio e corpo. Il primo termine evoca nella mia mente le teorie, e direi i sogni, di Copeau, la sua idea di affiancare alla pratica spettacolare quella dell’insegnamento e della sperimentazione dove la ricerca potesse espandersi senza l’incombenza di dover andare in scena tutte le sere.

Il secondo termine, attraverso un’immagine che ripercorre il meccanismo della matriosca mi fa declinare il corpo dell’attore, il corpo del ballerino, il corpo dell’uomo, il corpo di Cristo e, tradendo un inconsapevole campanilismo, mi porta a concludere questa carrellata ricordando una frase di Romeo Castellucci contenuta nel testo di presentazione del Giulio Cesare al Teatro Vascello di Roma nel lontano 1997: “Il corpo di Cristo come l’esperimento retorico più meraviglioso. Amo questo esempio. Il suo minimo palcoscenico. Un palco che coincide perfettamente con un corpo. Un palco che è corpo, finalmente, muto! Non c’è palco senza chiodi e martello: i macchinisti come gli aguzzini…”.

Roberta d’Errico
Theatre Editor

Un ruggito del Corpo” – Biennale di Danza e Festival internazionale di Teatro 2011
La Biennale di Venezia – http:www.labiennale.org/it/Home.html

I programmi dell’Arsenale della Danza e del 41. Festival Internazionale del Teatro sono da oggi sul sito della Biennale di Venezia: www.labiennale.org

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