Patrizia Molinari – Pensare Oltre – Studio Arte Fuori Centro – Roma

Patrizia Molinari – Pensare Oltre – Studio Arte Fuori Centro – Roma
dal 13 al 30 marzo 2012

Proposte 2012 – Molto rumore per nulla – PATRIZIA MOLINARI – PENSARE OLTRE
 
Martedì 13 marzo 2012, alle ore 18,00 a Roma, presso lo Studio Arte Fuori Centro, via Ercole Bombelli 22, si inaugura la personale di Patrizia Molinari Pensare oltre, curata da Loredana Rea.

L’esposizione rimarrà aperta fino al 30 marzo, secondo il seguente orario: dal martedì al venerdì dalle 17,00 alle 20,00.

La mostra, è il terzo appuntamento di Molto rumore per nulla, ciclo di approfondimento, ideato dal critico Loredana Rea con l’intento di riflettere sul ruolo dell’arte. Mai come in questi ultimi mesi, proprio mentre mutano profondamente i rapporti tra esperienze artistiche, pubblico e mercato, ci si interroga con nuovo vigore sul suo valore, sul suo campo d’azione e la sua funzione in una società fondata sulla contraddittoria necessità di apparire in conformità ai criteri imposti da pochi, al punto che sempre più spesso il dover essere è sempre più importante dell’essere.

Nell’arco di tempo compreso tra febbraio e giugno sei artisti Patrizia Molinari, Stefano Giovannone, Maria Pia Daidone, Franca Bernardi, Gabriella Di Trani, Paolo Gobbi – differenti per formazione e scelte operative, si confrontano per evidenziare l’importanza di una pratica di continuo e ricercato sconfinamento, strettamente connessa alle metodologie di lavoro e agli strumenti di espressione. Quello proposto è dunque un percorso caratterizzato da un’articolazione complessa, con il proposito di offrire al pubblico un’ipotesi di lettura capace di lasciare emergere una sintesi tra modalità esecutive ed esiti formali maturati in ambienti culturali diversi, senza però proporre uno schema concettuale, inevitabilmente inadeguato per contenere non solo le singole problematicità degli assunti, ma anche la molteplicità formale dei risultati.

Per Fuori Centro Patrizia Molinari ha progettato un’istallazione polisemica, enigmatica e seducente, da godere con lo stesso animo del viandante di Friedrich che al cospetto della grandiosità della natura scopre la vertigine del sublime. Questo però non significa che il lavoro sia incentrato sulla natura, e sui suoi fenomeni più potenti. L’attenzione dell’artista è rivolta, infatti, non al farsi delle cose, quanto piuttosto al processo con cui guardiamo al mondo.

Campeggia nello spazio espositivo una grande raffinata immagine fotografica che suscita sorpresa e fascinazione, a rappresentare emblematicamente lo spazio incommensurabile e al tempo stesso l’urgenza di esplorarlo: è un buco nero, luogo e non luogo, in cui la materia è compressa fino a raggiungere una densità imponderabile e infinita. Sulle pareti materiale specchiante, ma non riflettente moltiplica la sensazione di essere in uno spazio che non può essere definito, ma che può essere percepito solo allertando tutti i sensi alla ricerca di una continuità tra sé e il cosmo.

L’intento è quello di coniugare il desiderio di altrove con la logica di un pensiero, che cerca di catturarlo e specificarlo senza mai riuscirci. Lo sviluppo dell’installazione è sottolineato dal brano musicale “Vuoto a perdere” composto da Paolo Coteni appositamente per l’evento.

PENSARE OLTRE per afferrare l’infinito

È un ambiente denso e al tempo stesso rarefatto quello che Patrizia Molinari ha concepito per Studio Arte Fuori Centro, che affonda le sue radici nelle esperienze precedentemente elaborate, sebbene rappresenti un ulteriore superamento delle originarie ricerche pittoriche. Negli ultimi decenni, infatti, l’artista si è progressivamente orientata verso la sublimazione di quella materia cromatica, gravida di pulsioni profonde e memorie intime, declinata negli anni in tutte le trasparenze e le opacità del bianco.

Questo nuovo progetto nasce dall’ineludibile necessità di attraversare lo spazio fisico per crearne uno illusorio, che nel primo si rispecchia, e andare alla ricerca delle sottili corrispondenze che si stabiliscono tra l’idea di assoluto e la percezione di sé.

È un’istallazione minimale e calibrata, enigmatica e seducente, da godere con lo stesso animo del viandante di Friedrich, che immerso fino alla sopraffazione nella grandiosità del creato scopre la pervadente vertigine del sublime. Questo non significa che si sviluppi intorno alla natura e ai suoi fenomeni più potenti, anche se è innegabile che essa le abbia offerto, e continui ad offrirle, le suggestioni che la guidano nell’articolazione del suo percorso operativo.

L’attenzione dell’artista in realtà è da sempre rivolta al processo con cui si guarda al mondo, per afferrare le tracce di una pienezza che non è visibile a tutti. L’intento è innescare un complesso meccanismo di rimandi e di valenze metaforiche, capaci di suggerire la strada per andare oltre, alla ricerca dei principi senza tempo che reggono il farsi delle cose, e contemporaneamente rivelare profondità lungo cui inoltrarsi, per perdersi e ritrovarsi.

Fulcro di questo nuovo lavoro di Patrizia Molinari è una grande raffinata immagine fotografica, che suscita sorpresa e fascinazione, a rappresentare emblematicamente l’incommensurabilità dello spazio e al tempo stesso l’urgenza di esplorarlo: è un buco nero, luogo e non luogo, in cui la materia è compressa fino a raggiungere una densità imponderabile e la luce è completamente fagocitata, tanto da restituire solo il suo cuore oscuro. Sulle pareti materiale specchiante, eppure non riflettente moltiplica la sensazione di trovarsi in uno spazio che non può essere definito, ma che deve essere percepito solo allertando tutti i sensi alla ricerca di una continuità tra sé e l’infinito. Il proposito è coniugare il desiderio di altrove con la logica di un pensiero, che cerca sempre di catturarlo senza mai riuscirci, per specificarne l’inesplicabile natura.

Nell’armonia assoluta del bianco, che guida lo sguardo dalle chine delle pareti verso una dimensione indistinta, in cui assenze e presenze hanno lo stesso peso, l’artista ha messo a punto un raffinato caleidoscopio, che genera illusione di dissolvere ogni limite: i piani si annullano e le profondità diventano incerte, tanto che ogni possibilità di misurarne l’estensione è vanificata. L’unica cosa da fare è abbandonarsi all’indeterminatezza assoluta di uno spazio sconfinato che, nonostante la ricercata rarefazione e l’assenza di accadimenti tangibili, pulsa di vita propria. Si percepisce, infatti, con inquietante chiarezza la forza di un’energia che tutto pervade, propagandosi incontenibile, per seguire le regole sconosciute del suo ritmo intrinseco.

Sembra allora che la struttura architettonica della galleria possa davvero dissolversi, per scardinare le certezze percettive e gli ordinari meccanismi cognitivi, affermare l’irresistibile bellezza dell’indefinito e contenere le immagini che ognuno custodisce in sé. Adesso è possibile accarezzare la fragile consapevolezza di afferrare l’infinito e custodirlo nel palmo di una mano. Loredana Rea


Studio Arte Fuori Centro
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