Paolo Gubinelli – Palazzo Giorgi – Poppi AR

Paolo Gubinelli – Palazzo Giorgi – Poppi AR
dal 24 marzo al 14 aprile 2012

Palazzo Giorgi Poppi Centro Storico – OSPITA L’OPERA DELL’ARTISTA PAOLO GUBINELLI – presentazione critica di Luciano Marziano – dal 24 marzo al 14 aprile 2012

organizzato da Pro-loco Centro Storico Poppi in collaborazione con il Comune di Poppi – orario di apertura 15-18, TEL. 0575 529478 – inaugurazione Sabato 24 marzo ore 17 – Palazzo Giorgi, via Cesare Battisti, Poppi,  52014 Arezzo  – sito: www.PROLOCOPOPPI.ITPresentazione critica di Luciano Marziano

Dei molti esegeti dell’opera di Paolo Gubinelli, gli interventi dei quali si caratterizzano per acutezza e illuminante esplicitazione del percorso dell’artista, Giulio Carlo Argan, seppure nella forma minore di lettera personale, ne definiva la fondamentale natura. Il grande storico dell’arte, pur rivendicando il proprio  primigenio razionalismo, riteneva non infondate talune critiche  a questa linea, specie provenienti dal versante del cosiddetto postmoderno, ammettendo, con spirito illuminista che permeava il suo pensiero, lo sconfinamento che, poi, sarebbe diventato pensiero corrente del contemporaneo operare artistico.

Questo comporta una oramai consolidata caduta di gerarchie esecutive in favore di  una espressività basata sulla  radicale ricerca dei fondamenti della visibilità come lo spazio, la luce, i ritmi compositivi, da realizzare, “trovare” sotto ogni forma e figura purche’ organicamente coerente. Paolo Gubinelli è dentro questa dimensione. La prevalente declinazione astratta del suo lavoro nel quale, talvolta, viene adombrata come una memoria di riconoscibilità figurale, si articola su più versanti con l’utilizzazione di mezzi minimali quali la carta, qualche volta il cartone e di tecniche soft come l’acquerello, il pastello.

In questo percorso  che enuncia una forte componente concettuale, incidenza ha l’evento installativo.

Invece della tela, peraltro, utilizzata all’inizio della sua carriera, Gubinelli impiega la carta non per pregiudiziale poverismo, ma quale supporto dalle inedite possibilità espressive. La sua assorbenza, la sua levità consentono esiti che dall’apparente casualità dei segni, della loro espansione, del loro ramigare  sulla superfice, transitano nella costituzione di un fondo nel quale si dispongono come emblemi della coscienza ora inquieta che può decampare nella rappresentazione della turbolenza dell’aria, nel battito continuo della pioggia, ora pacificante con l’esaltazione di un colore solare, cantante. Il supporto si fa, quindi, evento spaziale nel quale si amalgamano le varie modalità espressive di Gubinelli dalla strutturazione di impostazione razionale quasi ai limiti del geometrico alla fluidità astratta a ductus informale.

La permanenza della pulsione costruttiva, che poi si ricollega a quello che è il percorso esistenziale dell’artista e alla sua pratica professionale di progettista, di grafico, si evidenzia nei cartoni segnati, per mezzo della lama da tagli e successive piegature manuali. Tagli, piegature assegnati a rotoli che distesi sulle pareti, dilagano sul pavimento in una virtuale dimensione di infinito. Trattasi di materializzazione dello spazio, quasi una istanza di concretezza che si evidenzia anche nella pratica del collage per cui la staticità del supporto viene animata dalla immissione di materiali altri preconfezionati e predeterminati. .

L’emotività, il tasso di casualità connesso all’estendersi e al fluire dei segni, lo sconfinamento spaziale  che  avviene sul supporto cartaceo, espongono come una pausa attraverso il rapporto materico con la ceramica per poi riprendere un cammino nel solco dei presupposti concettuali che animano il lavoro di Gubinelli. La funzionale lentezza esecutiva derivante dalla manipolazione, i conseguenti margini riflessivi che ne conseguono, anche per i connessi e incisivi problemi tecnici, rimandano quasi con naturalezza a procedure  di modulazione razionale pur nella morbidezza delle configurazioni segniche.

L’artista intercetta e recupera le forme classiche del tondo del piatto, prevalentemente, e del quadrato, più raramente. Sono forme e tipologie che si costituiscono come campo, ambito sperimentalmente operativo all’interno del quale viene  proiettata e, oserei dire, documentata l’esigenza di un incontenibile ordine mentale. Non è un caso che, proprio in questo ambito assumono evidenza figure di ascendenza geometrica quali il triangolo, il quadrato, il semicerchio; la stessa linea di demarcazione si estende nelle canoniche direzioni dell’orizzontale e verticale. I punti di interferenza, le simmetrie funzionano, di  volta in volta,  come provocazione ottica ed anche quale indizio di richiesta di un ordine mentale. Le profondità, i rilievi, sono affidati alla scansione cromatica a predominanza del grigio luminoso che, nella stesura e selezione si raccorda con l’originaria  specificità che caratterizza e coinvolge tutta l’opera di Gubinelli.
Luciano Marziano

 
Of the many exegeses of Paolo Gubinelli’s opus, characterised by their acuteness and illuminating explanation of the artist’s path, Giulio Carlo Argan defined the fundamental nature, though in the form of a personal letter.  Though claiming his own primigenial rationalism, the great art historian considered several criticisms to this line as not unfounded, especially those from the so-called post-modern camp, and admitted with the enlightened spirit that permeated his thought that crossing borders would later become current thought in the making of contemporary art. 

This brings on a by-now consolidated collapse of executive hierarchies in favour of an expressiveness based on the radical quest for the foundations of visibility, such as space, light, compositional rhythms, to be realised or “found”, under any shape and figure, as long as it is organically coherent.  Paolo Gubinelli is inside this dimension.  The prevalent abstract declination of his work, in which this dimension is at times suggested as a memory of figural recognizability, develops on several versants with the use of minimal means such as paper, at times cardboard, and of soft techniques such as watercolours or pastels. 

In this journey that pronounces a strong conceptual component, the installation-event is impactive.Instead of canvas, which he employed at the beginning of his career, Gubinelli uses paper, not for some prejudicial inclination towards “poor” materials, but as supports with inedited expressive possibilities.  Its absorbency and lightness permit results that from the apparent casualty of signs, their expansion and their wandering over surfaces, form a ground where they are arranged like emblems of a quiet consciousness that recedes into representing turbulent air, constant pelting rain, or pacifically exalt a ringing, solar colour.  The support thus becomes the spatial “event” where Gubinelli’s various expressive modalities come together, from structuring a rational, almost geometrical layout to the abstract fluidity with an informal ductus.

The permanence of the constructive compulsion, connected to the artist’s existential path and his professional practise as a draughtsman and a graphic designer, is clearly apparent in his marked cardboard, cut with a blade and then folded by hand.  Cuts and folds that drape down to the floor create a virtual dimension of infinity.  It is the materialization of space, almost an instance of concreteness that also emerges in the practise of collage, where the static nature of the support is animated by introducing other pre-made and predetermined materials.

Emotiveness, the amount of casualty in signs expanding and flowing, and the paper support crossing borders, exhibit something of a pause through the material relationship with ceramic, and then resume their motion in the groove of the conceptual presuppositions that animate Gubinelli’s work.  The functional executive slowness deriving from manipulation, the consequent reflexive margins produced, and the connections and incisive technical problems, almost naturally refer to naturally modulated procedures, though in the smoothness of the configurations of signs. 

The artist intercepts and principally recovers the classical round shapes of the plate and, more rarely, of the square.  These shapes and typologies take on the form of ground, an experimentally operative ambit, where the demand for an uncontainable mental order is projected and, I dare say, documented.  It is no coincidence that this ambit attributes evidence to geometrical figures like the triangle, the square, the semicircle; the very line of demarcation spreads out into the canonical directions of horizontal and vertical.  The points of interference and the symmetries, function as an optical provocation, and as the sign of a demand for mental order.  The depths and reliefs are entrusted to the mainly bright grey chromatic scansion, which connect with the original specificity that characterises and involves all of Gubinelli’s work.
Luciano Marziano

dal 24 marzo al 14 aprile 2012
organizzato da Pro-loco Centro Storico Poppi
in collaborazione con il Comune di Poppi
orario di apertura 15-18, TEL. 0575 529478
inaugurazione Sabato 24 marzo ore 17
Palazzo Giorgi, via Cesare Battisti, Poppi,  52014 Arezzo
sito:
www.PROLOCOPOPPI.IT
Presentazione critica di Luciano Marziano