Intervista a Salvatore Settis

Intervista a Salvatore Settis
Presidente del Comitato Scientifico del Centro Studi Vitruviani

Fano Centro di Cultura, parola di Salvatore Settis Lo storico, archeologo e giurista italiano, Salvatore Settis, presidente del comitato scientifico del Centro Studi Vitruviani annuncia il III Symposium di Studi dedicati a Vitruvio

Continuare a esplorare i temi legati a Vitruvio, ma anche allargare lo sguardo, con una speciale attenzione a temi di attualità. Cioè tutto l’impegno e la passione di Salvatore Settis _ luminare riconosciuto a livello mondiale per la sua attività svolta nelle più prestigiose cattedre universitarie, tra cui la Scuola Normale Superiore di Pisa, di cui è stato direttore dal 1999 dove oggi insegna Storia dell’arte e dell’archeologia classica _ nel programma del III Symposium di Studi Vitruviani che si svolgerà a Fano, Cagli e Fossombrone (Pesaro e Urbino, Marche) dall’8 all’11 novembre.

Settis è, infatti, dall’anno della sua fondazione, nel 2010, il presidente del comitato scientifico del Centro Studi Vitruviani di Fano. Una scelta fatta per sostenere le buone e concrete intenzioni di una città piccola, ma importante, come Fano e del coordinatore scientifico del Centro Studi, Paolo Clini, che ha sottolineato la volontà del Centro di dare sostegno alla ricerca di giovani studiosi italiani.

 
Che obiettivo si pone il III Symposium?

Continuare nell’esplorazione dei temi legati a Vitruvio, ma anche allargare lo sguardo, con una speciale attenzione a temi di attualità come la tutela del territorio.

 
Tra gli argomenti che saranno trattati, cioè anche la tutela del patrimonio storico-artistico, argomento a lei molto caro. La normativa italiana ha fatto passi avanti?

Purtroppo la normativa ha fatto solo passi indietro, e per giunta la prassi amministrativa e di governo continua su una china perversa, come mostra la proposta di "silenzio-assenso" sulle procedure di autorizzazione a costruire nelle zone vincolate.

 
Ci sono opere e monumenti, a Fano, che, a suo parere, devono essere rivalutati o tutelati? Il Teatro romano può essere compreso tra queste tracce del passato da salvaguardare?

Penso che Fano vada vista come una realtà preziosa d’insieme e non come una specie di antologia casuale di singoli scampoli monumentali o di resti archeologici. Se si riuscirà a trasmettere questo messaggio, considerando ogni singolo ritrovamento come un anello di una preziosa catena, in questo contesto la necessaria valorizzazione del teatro apparirà non come un optional, ma come un passo necessario perché cresca l’immagine di Fano non solo come antica città romana, ma come centro di cultura del nostro secolo.

 
Perché ha deciso di appoggiare, da subito, la creazione di un Centro Studi Vitruviani?

In una stagione in cui di cultura si parla solo per fare vuota retorica, mentre di concreto non si fa niente, mi è parso che le buone e concrete intenzioni di una città piccola, ma importante, come Fano meritassero una speciale attenzione. Il fattore decisivo è stata la serietà del progetto espostomi da Paolo Clini, coordinatore del comitato, e, soprattutto, l’intenzione di creare borse di dottorato e altre occasioni che possano aiutare i giovani desiderosi di far ricerca. Un punto importantissimo nell’Italia di oggi, dove la ricerca è stata pesantemente marginalizzata e la disoccupazione giovanile è in crescita.

 
Quanto è stato importante che il Centro Studi Vitruviani sia stato concepito e creato proprio a Fano?

Non c’è bisogno di ricordare né la straordinaria importanza di Vitruvio come figura-chiave della cultura occidentale, né il suo speciale legame con Fano, per via della sua basilica, ben attestata anche se non conservata. In un caso come questo, il giustificato orgoglio municipale si unisce dunque al desiderio di onorare in concreto, con la ricerca. una figura di primissimo piano.

 
Dove può arrivare il Centro Studi Vitruviani, qual è la potenzialità di un’associazione nata in una piccola realtà con un grande progetto?

Dipenderà dalla costanza con cui si perseguirà il progetto. A me pare che sia indispensabile costruire, passo dopo passo, strutture di lunga durata, anche mediante l’assunzione di bravi ricercatori con contratti lunghi o permanenti. La fama di un centro come questo si forma mediante la bontà dei progetti di ricerca, la loro originalità, l’evidenza dei risultati conseguiti.

 
Qual è il riscontro ottenuto dal mondo accademico al Centro Studi Vitruviani?

Finora molto buona: credo che la fama di alcuni dei membri del Comitato scientifico, come Pierre Gros, oggi il massimo studioso di Vitruvio, contribuisca a rendere evidente la serietà delle intenzioni, così come il programma dei Simposii finora organizzati.

 
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