Presentazione del restauro della Scultura di San Rocco – Chiesa della Gancia – Termini Imerese

Presentazione del restauro della Scultura di San Rocco – Chiesa della Gancia – Termini Imerese
17 Novembre 2012 – ore 18,30

Termini Imerese. Si presenta alla città la cinquecentesca scultura di san Rocco dopo l’intervento di restauro

Per iniziativa dell’Associazione SiciliAntica, della Comunità Francescana e della Soprintendenza BB.CC.AA. di Palermo, e a seguito della conclusione dell’intervento di restauro, verrà presentata alla città la cinquecentesca scultura san Rocco.

L’incontro, che si terrà Sabato 17 Novembre 2012 alle ore 18,30 nella Chiesa della Gancia di Termini Imerese prevede gli interventi di Fr. Giuseppe Noto, Ministro Provinciale O.f.m. di Sicilia, Gaetano Gullo, Soprintendente ai Beni Culturali di Palermo, Rita Spallina, Direttore commerciale dell’Azienda Acqua Geraci,  P. Giorgio Scimeca, Delegato arcivescovile per la causa dei santi, Gaetano Bongiovanni, Funzionario della Soprintendenza ai Beni Culturali di Palermo, Fanny Basso, restauratrice e Alfonso Lo Cascio, della Presidenza regionale di SiciliAntica.

La statua del San Rocco ospitata nella chiesa della Gancia di Termini Imerese è considerata una delle opere d’arte più interessanti di tutto il panorama artistico del Cinquecento siciliano. Il restauro è frutto dell’iniziativa di SiciliAntica, con il contributo dell’Azienda Acqua Geraci che ha finanziato l’intervento. I lavori sono stati eseguiti, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza ai Beni Culturali di Palermo, dalla restauratrice Fanny Basso.

L’opera, di autore ignoto, datata 1579, è realizzata in legno intagliato, policromo e dorato è posta su un basamento esagonale sul quale sono dipinte sei scene di vita del Santo di eccezionale fattura. L’obiettivo principale dell’intervento di conservazione è stato il consolidamento degli strati pittorici e l’eliminazione, tramite un accurato e mirato intervento di pulitura, del forte ingiallimento e del generale scurimento che rendevano difficoltosa la lettura dell’opera celando le cromie degli incarnati, delle vesti e le raffinate decorazioni legate ai simboli del pellegrinaggio.

Dichiarazione di Alfonso Lo Cascio, della Presidenza regionale SiciliAntica

“Dopo un attento e scrupoloso intervento di restauro – scrive Alfonso Lo Cascio, della Presidenza regionale SiciliAntica – la scultura di San Rocco viene oggi restituita alla città che potrà ammirarla in tutta la sua la straordinaria bellezza. Un lavoro che è durato circa due anni. Fondamentale in questo percorso è stato l’incontro con l’azienda Acqua Geraci che con generosità ha sponsorizzato l’iniziativa.

Un segno di grande sensibilità verso la memoria storica del territorio in cui opera e pur non appartenendo a questa città ha voluto finanziare il recupero della prestigiosa opera. Nella considerazione che tale patrimonio appartiene a tutta la comunità pensiamo, con questo primo restauro, di avviare un percorso di recupero dell’enorme patrimonio culturale che possiede Termini Imerese. A partire da questo eccezionale capolavoro del Cinquecento siciliano vogliamo favorire la nascita di un mecenatismo diffuso, chiedendo ai diversi soggetti, che operano nel nostro territorio, di contribuire al recupero del meraviglioso patrimonio artistico che possediamo”.

La scultura oggetto del restauro
La statua oggetto del restauro, di altezza 1,80 m., raffigura S. Rocco
ritratto in piena maturità con tutti gli attributi inconfondibili che connotano la sua vita di apostolato tra i malati: il ‘sanrocchino’ abbigliamento da pellegrino con mantello corto (serviva a proteggerlo dalle intemperie), la ‘piaga’ (bubbone) della peste contratta nei pressi di Piacenza che il Santo indica con il dito indice a metà della coscia sinistra, il ‘bastone’ o il ‘bordone’ con attaccata la borraccia richiama le marce lunghissime del pellegrino, la ‘croce dipinta’ sul mantello corto ricorda la voglia a forma di croce che aveva sul petto fin dalla nascita, il ‘cappello parasole’ a larghe falde utilizzato per proteggersi dal sole durante i viaggi e la ‘bisaccia’ (borsa da viaggio a tracolla).

Il manufatto ligneo è finemente intagliato, le vesti sono dipinte e decorate a lamina d’oro, eccetto la parte interna del manto realizzata con foglia d’argento. La resa realistica dei tessuti è accentuata da una raffinata lavorazione eseguita sui bordi del mantello e sui risvolti dei calzari, tramite la ‘tecnica graffita’ che prevede una prima stesura della foglia d’oro e una successiva di colore che veniva in un secondo tempo graffiato con una punta metallica lasciando riaffiorare il prezioso metallo sottostante, creando così, per sottrazione di pigmento, gli elementi decorativi stilizzati composti da una sequenza continua dall’andamento naturalistico di volute composte da tralci e foglie.

La Storia del Santo
San Rocco è nato a Montpellier fra il 1345 e il 1350 ed è morto a Voghera fra il 1376 e il 1379
molto giovane a non più di trentadue anni di età. I genitori Jean e Libère De La Croix erano una coppia di esemplari virtù cristiane, ricchi e benestanti ma dediti a opere di carità.

Secondo la pia devozione il neonato, cui fu imposto il nome di Rocco (da Rog o Rotch), nacque con una croce vermiglia impressa sul petto. Ricevette un’educazione molto religiosa da parte della pia madre, che lo indirizzò verso una profonda devozione alla vergine Maria. Intorno ai vent’anni di età perse entrambi i genitori: vendette tutti i suoi beni, si affiliò al Terz’ordine francescano e, indossato l’abito del pellegrino, fece voto di recarsi a Roma a pregare sulla tomba degli apostoli Pietro e Paolo.

Nel luglio 1367 era ad Acquapendente, una cittadina in provincia di Viterbo, dove ignorando i consigli della gente in fuga per la peste, il Santo chiese di prestare servizio nel locale ospedale mettendosi al servizio di tutti. Egli benediceva gli appestati con il segno della croce e all’istante li guariva toccandoli con la mano taumaturgica. Ad Acquapendente si fermò per circa tre mesi fino al diradarsi dell’epidemia, per poi dirigersi verso l’Emilia Romagna dove il morbo infuriava con maggiore violenza, al fine di poter prestare il proprio soccorso alle sventurate vittime della peste.

L’arrivo a Roma è databile fra il 1367 e l’inizio del 1368. Ed è qui che sarebbe avvenuto il più famoso miracolo di San Rocco: la guarigione di un cardinale, liberato dalla peste dopo aver tracciato sulla sua fronte il segno di Croce. Fu proprio questo cardinale a presentare San Rocco al pontefice: l’incontro con il Papa fu il momento culminante del suo soggiorno romano. La partenza da Roma avvenne tra il 1370 e il 1371. Varie tradizioni segnalano la presenza del Santo a Rimini, Forlì, Cesena, Parma, Bologna.

Certo è che nel luglio 1371 è a Piacenza presso l’ospedale di Nostra Signora di Betlemme. Nella città proseguì la sua opera di conforto e di assistenza ai malati, finché scoprì di essere stato colpito dalla peste. Si allontana dalla città e si rifugia in un bosco vicino Sarmato, in una capanna sul fiume Trebbia. Qui un cane lo trova e lo salva dalla morte per fame portandogli ogni giorno un tozzo di pane, finché il suo ricco padrone seguendolo scopre il rifugio del Santo. Intanto in tutti i posti dove Rocco era passato e aveva operato guarigioni il suo nome diventava famoso.

Dopo la guarigione, il Santo riprende il viaggio per tornare in patria. Muore in prigione, dove era stato rinchiuso ingiustamente, a Voghera il 16 agosto di un anno compreso tra il 1376 e il 1379.  Racconta la leggenda che prima di spirare, il Santo aveva ottenuto da Dio il dono di diventare l’intercessore di tutti i malati di peste che avessero invocato il suo nome, nome che venne scoperto dall’anziana madre del Governatore o dalla sua nutrice, che dal particolare della croce vermiglia sul petto, riconobbe in lui il Rocco di Montpellier. Il Santo fu sepolto con tutti gli onori. Sulla sua tomba cominciò subito a fiorire il culto al giovane Rocco, pellegrino di Montpellier, amico degli ultimi, degli appestati e dei poveri.  Il Concilio di Costanza nel 1414 lo invocò santo per la liberazione dall’epidemia di peste ivi propagatasi durante i lavori conciliari.

Il culto di san Rocco è popolarissimo da secoli in Europa e nel resto del mondo. Lo si invocava contro la peste, autentico flagello medievale e che a più riprese si diffuse per contagio nel vecchio continente mietendo milioni di vittime. È invocato nelle campagne contro le malattie del bestiame e le catastrofi naturali. È patrono pure degli invalidi, dei prigionieri e degli emarginati, per aver provato le stesse condizioni durante la sua vita. I recenti aggiornamenti liturgici gli riconoscono pure il patronato contro le altre malattie contagiose, Aids compresa.

Termini Imerese.
Presentazione alla città del restauro
della cinquecentesca scultura di san Rocco.