Costanzo, Giannici e Scalzo – Le atmosfere incantate del suono e del colore – Palazzo Montalbo – Palermo

pallinoCostanzo, Giannici e Scalzo – Le atmosfere incantate del suono e del colore – Palazzo Montalbo – Palermo
dal 17 al 27 novembre 2015

Fabrizio Costanzo, Manlio Giannici e Geri Scalzo – Le atmosfere incantate del suono e del colore

Gli artisti invitati fanno parte di quel gruppo che ha visto la loro espressione pittorica legata ai concerti curati dal maestro Di Franco: dal concerto spiritual eseguito, nel lontano 2002, nella chiesa di San Francesco alle esposizioni ed ai concerti realizzati nelle dimore più prestigiose dell’entourage palermitano. Oggi, Palazzo Montalbo, sede regionale per la progettazione ed il restauro, tra le iniziative atte a promuovere arte, storia e cultura, propone la rassegna “Nei luoghi della storia” ed ospita un’ esposizione di ceramiche antiche, un concerto di musica classica ed una mostra di pittura dei maestri Gery Scalzo, Fabrizio Costanzo e Manlio Giannici, artisti dal respiro internazionale per le numerose esposizioni all’estero e per riconoscimenti di prestigio.

nei-luoghi-della-storia“Nelle opere di Gery Scalzo, una nuova vista si apre sul mondo”, dove lo spettatore diventa anche attore e viceversa, uno spettatore che entra nell’opera alla maniera di Akira kurosawa, interpretando le emozioni dell’artista per condividere e coltivare lo stesso sogno. Le molteplici sfaccettature dei piani ribaltati, le geometrie innamorate congelano i paesaggi della memoria, in una composizione che non dimentica la forma originaria e nelle sue metamorfosi, cerca di ricreare l’emozione corrispondente alla realtà rappresentata nella quale il dominio degli azzurri e dei verdi si scioglie in atmosfere incantate dove il colore e l’emozione, diventano canto e poesia.

Nella pittura di Fabrizio Costanzo, le architetture del sogno contengono volte dai cieli stellati mentre il fato insegue il mito, sublimandolo nel racconto filiforme del segno. Le architetture e le efflorescenze si aprono a labirinti onirici da cui nascono frattali di una memoria che si addensa nei particolari, fagocitando lo spazio nelle piccole costruzioni, nei bagli ,nei paesaggi, negli oggetti, dove, il gioco delle tonalità calde si sposa con il chiarore di una pallida luna, in un gioco metafisico, nel quale la rappresentazione cristallizzata coagula il tempo della memoria: unico patrimonio dell’uomo nell’unica stagione della vita: il tempo. Nelle opere di Manlio Giannici la fantasia, l’introspezione, collaborando con l’identità della forma, produce, in maniera evidente, metafore e simboli di una realtà dai risvolti psicologici.

Mi piace riportare un pensiero di Giannici “A volte è utile vedersi dentro, leggersi ed amarsi e poi….nell’immenso volare.” Questo concetto liberatorio presente in moltissimi autori, in Giannici diventa azzurra espressione dei silenzi negli abissi marini, dove la quiete, la bellezza tiene sospesa l’anima del fruitore appagando, in parte, la voglia d’infinito, sollecitandolo ad andare “oltre”, ad di là della “siepe, dove il naufragar m’è dolce“ dice il poeta e questo andare “oltre mi illumina d’immenso“ sottolinea Ungaretti. Ma la voglia d’infinito cede alla paura e gli opposti suggeriscono all’artista il risvolto della medaglia “uomo sei ancora quello della fionda e della pietra“ afferma Quasimodo. Ancora una volta, la solitudine dell’uomo, solo con se stesso, produce interrogativi ed enigmi.

Nascono, così, le opere dai temi: animale uomo, piccolo uomo, grande uomo, uomo marionetta, uomo chi sei, da dove vieni. La metafora continua a tessere storie e l’ uomo a guardarsi dentro, forse solo per trovare le proprie radici e per continuare ad esistere.