Echi della lunga distanza – Teatro Biondo – Palermo

pallinoEchi della lunga distanza – Teatro Biondo – Palermo
3 dicembre 2015

Il debutto dei minori stranieri di Itastra – al Teatro Biondo con – “Echi della lunga distanza”

I minori stranieri non accompagnati, giunti in Italia senza genitori e che seguono gratuitamente i corsi di lingua e cultura italiana della Scuola di Lingua italiana per Stranieri ItaStra dell’Università di Palermo, debuttano con un’opera teatrale che narra le loro esperienze, spesso difficili e drammatiche, vissute per raggiungere le coste del Vecchio Continente.

In platea anche più di 20 scrittori che dopo lo spettacolo, a partire dalle suggestioni provate durante la performance, creeranno un testo sul tema dell’immigrazione. Tutti i lavori saranno raccolti in un’antologia curata dalla Scuola.

Saranno i giovani migranti che seguono i corsi di italiano presso la Scuola di lingua italiana per Stranieri dell’Università di Palermo (ItaStra) a inaugurare, il prossimo 3 dicembre, l’anno accademico del dottorato in “Studi letterari, filologico-linguistici e storico culturali” del Dipartimento di Scienze Umanistiche.

In continuità con la linea culturale del dottorato e di tutto l’Ateneo, che mira a promuovere un’idea di cittadinanza basata sull’apertura culturale e sull’inclusione linguistica, il palcoscenico del teatro Biondo darà voce agli “Echi della lunga distanza”, spettacolo ideato dal regista e narratore iracheno Yousif Latif Jaralla, che racconta storie di ragazzi che hanno attraversato il Mediterraneo per sfuggire alla guerra, alle persecuzioni, alla fame.

Seguiranno gli interventi di Tullio Telmon, linguista e dialettologo, e Franco Lorenzoni, maestro che ha fondato Casa-laboratorio di Cenci, un centro di sperimentazione educativa e di ricerca sui temi ecologici, scientifici, interculturali e di inclusione.

I due ospiti introdurranno il momento centrale del pomeriggio: la consegna al professore Giovanni Ruffino, decano della scuola di linguistica italiana dell’università di Palermo e presidente del Centro di Studi filologici e linguistici siciliani, della medaglia di “Benemerito dell’Ateneo di Palermo”.

In “Echi della lunga distanza” gli spettatori potranno scoprire il sogno di Maris: aprire in Italia un negozio tutto suo, così da poter portare anche nel Vecchio Continente la madre, lasciata al di là delle coste della Libia. Ma rivivranno anche il ricordo drammatico di una traversata di otto giorni trascorsi ad urlare, “perché si sperava che dietro quel buio e dietro quel nulla in tumulto, ci fosse qualcuno. E due donne annegavano. Un uomo urlava, guardava quei corpi, si batteva le mani”.

“Con lo spettacolo e l’inaugurazione del dottorato, l’Università si apre alla città – dice il coordinatore del Dottorato Mari D’Agostino – e sul palco non ci saranno solo i minori: insieme a loro ci sarà un popolo di cinquanta migranti che ascolterà, insieme al pubblico in sala, le storie dei loro figli, fratelli, amici”.

“L’Africa salirà sul palco – continua il regista Jaralla – e accompagneremo gli spettatori in un viaggio nell’habitat originale, nei paesi di provenienza dei nostri giovani attori e dei protagonisti delle storie. Perché le narrazioni saranno esclusivamente nella lingua madre dei ragazzi”.

Sullo schermo, in contemporanea, verranno proiettate le frasi in lingua italiana accompagnate dalle foto di Antonio Gervasi. Una raccolta di immagini che testimoniano la nuova vita dei giovani migranti a Palermo e nelle aule della Scuola di italiano dell’Ateneo.

Nella platea del Tatro Biondo prenderanno posto anche più di venti scrittori, invitati da ItaStra ad assistere allo spettacolo. Alla fine, a partire dalle suggestioni e dalle emozioni provate durante la performance, creeranno un testo sul tema dell’immigrazione. Tutti i lavori saranno raccolti in un’antologia curata dalla Scuola di Lingua italiana per Stranieri dell’Università. In questo modo, daranno il loro contributo per non far perdere quelle storie vere e drammatiche.

Nel corso della manifestazione saranno anche consegnati gli attestati Cils (Certificazione di Italiano come lingua straniera) alle donne migranti del progetto Fei “I Saperi dell’Inclusione”, che hanno superato brillantemente l’esame dopo aver seguito i corsi di lingua e cultura italiana di ItaStra. Attestati anche per i minori da tempo inseriti nei processi di inclusione linguistica della Scuola.

Infine, alle comunità che accolgono i giovani migranti saranno consegnati 25 computer messi a disposizione da Unicredit.

I computer saranno donati grazie all’interesse dimostrato dal prof. Rosario Sorbello, che ha fatto da tramite tra l’Università di Palermo e la banca per chiedere che alcuni pc ormai non più utilizzati venissero rimessi a nuovo e donati ai ragazzi. “In questo modo – spiega Sorbello, docente di Ingegneria – abbiamo realizzato un’azione volta all’integrazione e a basso costo. La banca non ha dovuto sostenere delle spese per dismettere i pc e, dall’altra parte, i ragazzi avranno degli strumenti per crescere. Tutto questo a costo zero. L’iniziativa era nata durante il mandato del rettore Lagalla. Lo scorso dicembre, infatti, grazie ad alcuni studenti dell’ateneno, avevamo rimesso a nuovo due pc dismessi dell’Università per donarli ad un carcere minorile. Adesso abbiamo chiesto il supporto di Unicredit. Il prossimo passo sarà rimettere a nuovo altri pc dell’ateneo, sempre con il supporto degli studenti, per continuare a donare in nome dell’integrazione. Il nuovo rettore, Fabrizio Micari, è soddisfatto di questa iniziativa”.

echiEchi della lunga distanza
Prodotto dei percorsi di inclusione linguistica della
Scuola di Lingua italiana per Stranieri dell’Università di Palermo

regia Yousif Latif Jaralla
foto Antonio Gervasi
musiche Riccardo Palumbo
con Ama Isele, Khalifa Mohammed, Kirolos Kamel Zaher
Bebawy, Amadou Kante, Saikou Omar Sonko,
Rosemary Aiyobalor,
Joy Amadin, Shoag Miah, Ahmed Koyes

hanno anche partecipato ai laboratori “Letture dopo lo sbarco”
di traduzione, movimento e lettura
tra gli altri Peter Yousef Zaher Bibawi, Sadikur Rahman

produzione Scuola di Lingua italiana per Stranieri di Palermo

“Echi della lunga distanza” è una performance multimediale a più voci, per la regia di Yousif Latif Jaralla, accompagnata dal violoncello di Riccardo Palumbo e dalla elaborazione video delle foto di Antonio Gervasi. Lo spettacolo ci mette di fronte a un puzzle di storie in una successione di voci e immagini che lascia senza fiato. C’è il sogno di una ragazza di aprire in Italia un negozio tutto suo, così da poter portare anche nel Vecchio Continente la madre, lasciata al di là delle coste della Libia.

Ma c’è anche il ricordo drammatico di una traversata di otto giorni trascorsi ad urlare “perché si sperava che dietro quel buio e dietro quel nulla in tumulto, ci fosse qualcuno”. E poi il ricordo doloroso di due donne che annegavano e un uomo disperato che urlava, guardava quei corpi, si batteva le mani sul volto. Un evento teatro in cui gli attori sono i protagonisti reali delle storie narrate, quasi tutti minori stranieri non accompagnati giunti sulle coste siciliane dalle loro terre di origine in fuga da guerre e povertà. Lo spettacolo, infatti, è uno dei frutti dei percorsi di inclusione linguistica di ItaStra che in 4 anni ha accolto quasi 600 minori stranieri non accompagnati che hanno seguito un’ampia offerta formativa e didattica: alfabetizzazione; corsi di lingua e cultura italiana; laboratori di movimento, traduzione e lettura; visite guidate nel territorio.

“Echi della lunga distanza – dice il regista Yousif Latif Jaralla- è una composizione vocale che ci restituisce paesaggi e sonorità di tante terre lontane e di tanti popoli, ma soprattutto ci offre di prima mano le emozioni di viaggi della speranza e della sopravvivenza intrapresi da donne e da ragazzi, molti di essi non sono arrivati e le loro storie ce le hanno portate i loro compagni di viaggio sopravvissuti”.

“Echi della lunga distanza” non è un episodio eccezionale ma al contrario riflette la normalità del lavoro e dell’impegno quotidiano nella Scuola di Lingua italiana per Stranieri documentato dalle foto di Antonio Gervasi realizzate in quattro anni trascorsi accanto ai giovani migranti, fuori e dentro le classi. Le lingue che si sentono risuonare nello spettacolo, bangla, walof, bini, francese, jola, inglese, sono le lingue della vita reale dei giovani protagonisti, ‘lavorate’ e messe a confronto con l’italiano durante le attività laboratoriali.

Per questo, e per molto altro, “Echi della lunga distanza” è un prodotto della realtà dolorosa ma anche volta alla speranza e al futuro, espresso in un linguaggio d’arte che nulla concede alla retorica e al sensazionalismo. Un linguaggio indispensabile per sviluppare il senso critico di ragazzi giovanissimi, la loro capacità di osservare e osservarsi. Ampliare i punti di vista e ridurre il senso di disorientamento inevitabile dopo l’arrivo in una dimensione culturale estranea e ignota, spesso nutrita da rappresentazioni posticce.

Linguaggi d’arte necessari per dare al passato, ai brutti e ai bei ricordi, una collocazione nel presente. Ricucire il prima e il dopo e ridurre le lacerazioni, per quanto sia possibile.