Duilio Cambellotti – Museo Emilio Greco – Sabaudia

Quello invece che ho visto un po’ meglio… è La redenzione dell’Agro che sta in prefettura a Latina, nel grande salone di rappresentanza. Adesso lì ci si riunisce il consiglio provinciale, ma quella volta ci stava ancora il prefetto e ci eravamo andati tutti e mille in tuta blu lì sotto, nella piazza, a urlare e strombettare perché erano quattro mesi che non ci pagavano. Fu lui che ci fece salire su – «Solo il Consiglio di fabbrica, però» – e noi entrammo e vedemmo quell’affare. Tutti con gli occhi in alto stavamo, tutti zitti senza neanche più ricordare – per qualche minuto – perché ci eravamo venuti. Poi Palude disse: «Ahò!», mi diede una strattonata, ci riscotemmo e cominciammo a argomentare.

Antonio PENNACCHI,
Dall’introduzione del Catalogo della Mostra, Duilio Cambellotti, 19 maggio – 2 luglio 2017.

duiliocambelottiLa Galleria del Laocoonte di Roma presenta a Sabaudia una copiosa raccolta di opere di Duilio Cambellotti (Roma 1876-1960), artista di schietta e programmatica romanità, che padroneggiando ogni tecnica e materiali, fu poliedrico ed eclettico creatore di sculture di bronzo, legno, pietra e terracotta, di medaglie, di pitture murali, di vetrate, di maioliche, di incisioni e xilografie, di mobili e arredi. Fu anche scenografo, costumista, “metteur en scène”, soprattutto per il teatro classico a Siracusa e ad Ostia, ma anche per il cinematografo, dagli inizi del muto fino al neorealismo del dopoguerra.
Il suo primo trionfo artistico, del resto, fu l’allestimento della prima rappresentazione de “La Nave” di Gabriele d’Annunzio, nel 1908. Fu anche creatore di manifesti come quello per l’Esposizione Internazionale di Roma del 1911, ed illustratore di numerosissimi libri. In mostra sarà la lussuosa edizione delle favole di Trilussa dalla copertina figurata in tessuto colorato, ricca come un piccolo arazzo.
L’arte che non praticò mai fu la pittura da cavalletto destinata agli amatori privati. Infatti fu un fedele seguace dell’ideologia umanitaria di William Morris, e concepì sempre la sua arte come opera di divulgazione popolare, come educazione al bello per le masse, e all’inverso, impose al gusto contemporaneo eleganti idealizzazioni di oggetti rustici – mobili, maioliche – che potessero rendere consapevole il pubblico borghese dell’atavica bellezza degli strumenti del lavoro contadino.
Il suo amore per l’Agro Romano e Pontino lo portarono a studiare gli alberi e le piante, gli animali, i paesaggi, le abitazioni, le genti ed i costumi della campagna attorno a Roma, per conservarne il ricordo in forme artisticamente stilizzate e inconfondibili, diffondendone le immagini al fine di sensibilizzare la società sulle condizioni di arretratezza, fatica, miseria e malattia in cui vivevano i contadini dei latifondi malarici. Con Giovanni Cena, Giacomo Balla, Sibilla Aleramo e Alessandro Marcucci fu attivo per promuovere le scuole per i figli dei contadini a cui prestò la propria opera di decoratore in edifici in cui il rustico artistico delle cose familiari accogliesse i bambini in ambienti pratici e salubri. L’osservazione degli usi atavici lo portò a studiare la Roma antica delle origini, in un tempo in cui gli scavi al Foro e al Palatino ne portavano alla luce resti e memorie. Nelle “Leggende Romane”, prima tempere e poi xilografie a cui lavorò tutta la vita, Cambellotti creò un neoclassicismo tutto suo, espressionista e rustico. Cambellotti, socialista umanitario, moderato e pacifista sempre, resuscitò la simbologia romana del fascio, dell’aquila e della lupa molto prima dell’avvento del fascismo, che quando venne se ne impadronì trovandosi un repertorio simbolico già bello e fatto.
Illustratore di propaganda nella Prima Guerra Mondiale, creatore di singolari monumenti ai caduti nel primo dopoguerra – Terracina, Priverno – Cambellotti fu anche coinvolto nell’opera delle nuove città di fondazione della Bonifica Pontina. Sua la smisurata pittura murale con la “Conquista della Terra” che orna il palazzo della prefettura di Latina.
Terracina era infatti la sua residenza estiva, dove abitava la pittoresca Torre Frangipane, dall’alto della quale- come si vede in mostra – ha immortalato un volo di rondini in uno splendido disegno in cui le volanti messaggere della primavera si librano alte e grandissime al di sopra dei tetti del paese minuscoli e lontani.
In mostra i gessi originali di due delle tre Dolenti del Monumento ai Caduti di Terracina, uno splendido bronzo de “La Corazza” celebrazione dell’antico guerriero contadino italico, un gesso di leonessa, un commovente presepe di terracotta magistralmente dipinto. Delle “Leggende Romane” la tempera più antica del Ponte Sublicio e tre altre leggende, Marte, Orazio Coclite e l’Origine del Campidoglio, stampate da Cambellotti in vita. Acquarelli e disegni preparatori per la casa dei Mutilati di Siracusa, dove i soldati feriti sono tramutati in dolorosi tronchi potati carichi d’armi.
La xilografia di Terracina bombardata e il suo disegno preparatorio, “La Legnara”, che fa parte di un poema iconografico dedicato al Circeo e alla navigazione antica. Manifesti e tempere preparatorie per le tragedie greche messe in scena a Siracusa. Una serie di medaglie di bronzo con le relative preparazioni in gesso e cera mostrano a qual punto alta fosse la maestria di Cambellotti in quest’arte nella quale egli fu davvero un Cellini del XX secolo. Un cartone di vetrata, per l’oculo della facciata del Duomo di Teramo, mostra una Vergine tra gli angeli circondata di fiori come una donna Liberty.
Numerose le piccole illustrazioni per libri che mostrano la sapienza grafica di Cambellotti disegnatore, non solo di tavole, ma anche di vignette testate e finalini, una maniera di adornare il libro in ogni sua parte affinché quella dell’artista fosse pari a quella dell’autore del libro. E in ciò fu superiore, di molti libri avremmo perduto la memoria se non vi fossero le figure di Cambellotti a renderli preziosi.

Dove: Sala Espositiva – Museo Emilio Greco – Sabaudia
Inaugurazione: 18 maggio ore 16:00
Quando: Dal 19 maggio al 2 luglio 2017

Il Catalogo a cura di Monica Cardarelli e Marco Fabio Apolloni, (De Luca Editori d’Arte), è introdotto da uno scritto di Antonio Pennacchi, l’epico romanziere di “Canale Mussolini”, e si avvale della collaborazione di Anna Maria Damigella, Francesco Parisi e Francesco Tetro.

ORARI:
Maggio
da Lunedì a Venerdì h 16.00-19.00
Sabato e Domenica h 10.00-13.00 / 16.00-19.00
Giugno
da Lunedì a Venerdì h 17.30-20.30
Sabato e Domenica h 10.00-13.00 / 17.30-20.30
Luglio
Sabato e Domenica h 19.00-23.00

Sala espositiva Piazza Comunale – Corte del Comune

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