Connessioni Armoniche – EROVERETY – Associazione Culturale ATB – Torino

EROVERETY
Connessioni Armoniche

L’ARMONIA DELLA NATURA NELLE OPERE DI EROVERETY
Fin dalle prime opere, risalenti agli anni ‘80, Eroverety insegue col proprio pensiero, in bilico
tra scienza e filosofia, una dimensione cosmica. Attratto inizialmente dalle architetture
impossibili di Escher e dalle sue esplorazioni dell’infinito e delle geometrie interconnesse
dalle forme discontinue, ha realizzato una serie di lavori in cui predominano complesse
strutture sospese nello spazio e nel tempo che sembrano delineare un nuovo cosmo
futurismo.
Testimonianze di antiche presenze, elementi post umani di comunità omologate fino
all’estinzione.
L’opera Meteora (1987) rappresenta una megalopoli siderale, immenso corpo celeste
metropolitano che si espande nel vuoto e, come una cometa, si dissolve in una scia di
puntini luminosi nello spazio profondo. Uno spazio desolato in cui l’uomo, insignificante
atomo di nulla, è svanito dopo aver disseminato all’infinito le proprie tracce. I reperti delle
sue creazioni ne sanciscono l’assenza in un urlo solitario che si disperde nella profondità
dell’universo.
Nell’opera Stazione Ferroviaria (1988), elementi di transito ormai deserti, scale e binari, si
dipanano spiraliformi da un centro remoto, perdendosi nel nulla, mentre in Magazzini della
memoria (1987), spoglie sequenze di moduli architettonici, sospesi tra passato e futuro,
svaniscono anch’esse in un vuoto cosmico.
Cristalli (1988), un dittico dalle luminose sfaccettature che ricordano un diamante, segna il
passaggio di Eroverety dalle architetture sospese alla geometria dei frattali. È possibile che
anche in quest’opera ci sia ancora, più o meno consapevole, l’influsso di Escher, il quale,
affascinato dai cristalli, sosteneva che nei principi fondamentali di queste forme poliedriche,
perfette e immutabili, “c’è qualcosa che toglie il fiato. Non sono creazioni della mente
umana. Semplicemente sono, esistono indipendentemente da noi… prima che apparissero
forme viventi sulla terra… Essi simbolizzano il desiderio di Armonia e di ordine dell’uomo…”.
E ancora una volta affiora la visione cosmica dell’artista che rivolge la sua attenzione all’ordine
della natura, la geometria dei frattali, scaturita dall’intuizione del matematico Benoît
Mandelbrot, per il quale il piccolo in natura non è nient’altro che una copia del grande. Dal
microcosmo si spalanca il macrocosmo e il Tutto si frange, riflettendosi armonicamente in
un’infinità di fracta, minuscoli cloni di se stesso. L’autosimilarità della natura diviene il tema
dei lavori di Eroverety.
Nell’opera Vecchi merletti (1988) i cristalli di neve – il fiocco di neve o merletto aureo di Koch
– diventano dei preziosi pizzi gialli e azzurri la cui delicata struttura geometrica si propaga
nello spazio in reiterazioni crescenti.
In Minime (1988), variopinti cristalli poliedrici si moltiplicano, espandendosi in un
rispecchiamento ininterrotto di se stessi.
Anche Onda d’urto (1989), come nelle altre opere create attraverso la geometria frattale,
riflette il concetto di Infinito. La struttura modulare che qui si perpetua è la svastica, uno
dei primi simboli dell’umanità, risalente al remoto Paleolitico; simbolo solare, ma anche
astronomico che raffigura il moto dell’universo. Nell’opera Onda d’urto le dimensioni spaziotemporali,
che s’irradiano all’infinito, si attraggono e si congiungono annullandosi attraverso
un simbolo che rappresenta l’energia cosmica nel suo perpetuo movimento da cui ha
origine la vita e che tutto coinvolge e comprende.
In uno dei lavori più recenti Connessioni armoniche (2018), le forme geometriche, rettangoli
aurei, racchiudono proprio gli elementi che raffigurano il Micro e il Macrocosmo: la doppia
elica del nostro DNA si dispiega nello spazio originata e inghiottita da un corpo celeste,
una specie di buco nero nel cuore dell’universo e tutta l’opera, dalle strutture geometriche
ad espansione agli elementi figurativi, riflette lo stesso rapporto matematico: la misura
dell’armonia della Natura, la sezione aurea o proporzione divina, impronta digitale di Dio
che trasforma un corpo celeste, un buco nero, nella pupilla di un occhio che si espande fino
a sfiorare la raffigurazione della Coscienza Universale.
Maria Erovereti
Settembre 2018


Nato nel 1956, EROVERETY ha frequentato l’Istituto d’Arte e la facoltà di Urbanistica.
Attratto inizialmente dalle architetture impossibili di Escher e dalle sue esplorazioni
dell’infinito, ha in seguito rivolto la sua attenzione alla geometria dei frattali in cui
l’infinitamente piccolo riflette la struttura del tutto in una miriade di riproduzioni crescenti
di se stesso. Ha iniziato l’attività espositiva alla fine degli anni ’80 esponendo in mostre
personali e collettive. Negli anni ‘90 ha approfondito una ricerca sull’acustica in cui ha
espresso anche la propria attività di designer creando delle sculture-diffusori acustici
con i quali ha partecipato a prestigiose esposizioni internazionali, riscuotendo numerosi riconoscimenti.