Maria Pia Daidone – Rossorame – Studio Arte Fuori Centro – Roma

Maria Pia Daidone – Rossorame – Studio Arte Fuori Centro – Roma
dal 21 febbraio al 9 marzo 2012

Martedì 21 febbraio 2012, alle ore 18,00 a Roma, presso lo Studio Arte Fuori Centro, via Ercole Bombelli 22, si inaugura la personale di Maria Pia Daidone Rossorame, curata da Loredana Rea.

L’esposizione rimarrà aperta fino al 9 marzo, secondo il seguente orario: dal martedì al venerdì dalle 17,00 alle 20,00.

La mostra, è il secondo appuntamento di Molto rumore per nulla, ciclo di approfondimento, ideato dal critico Loredana Rea con l’intento di riflettere sul ruolo dell’arte. Mai come in questi ultimi mesi, proprio mentre mutano profondamente i rapporti tra esperienze artistiche, pubblico e mercato, ci si interroga con nuovo vigore sul suo valore, sul suo campo d’azione e la sua funzione in una società fondata sulla contraddittoria necessità di apparire in conformità ai criteri imposti da pochi, al punto che sempre più spesso il dover essere è sempre più importante dell’essere.

Nell’arco di tempo compreso tra febbraio e giugno sei artisti Maria Pia Daidone, Stefano Giovannone, Patrizia Molinari, Franca Bernardi, Gabriella Di Trani, Paolo Gobbi differenti per formazione e scelte operative, si confrontano per evidenziare l’importanza di una pratica di continuo e ricercato sconfinamento, strettamente connessa alle metodologie di lavoro e agli strumenti di espressione.

Quello proposto è dunque un percorso caratterizzato da un’articolazione complessa, con il proposito di offrire al pubblico un’ipotesi di lettura capace di lasciare emergere una sintesi tra modalità esecutive ed esiti formali maturati in ambienti culturali diversi, senza però proporre uno schema concettuale, inevitabilmente inadeguato per contenere non solo le singole problematicità degli assunti, ma anche la molteplicità formale dei risultati.

Per questa installazione Maria Pia Daidone, che da alcuni anni lavora sulla necessità di indagare le possibilità espressive di materiali extra-pittorici, ha utilizzato il rame, scelto per la sua duttilità e per le sue valenze simboliche. Esso, infatti, non solo è il metallo che l’umanità usa da più tempo, ma riveste anche un ruolo di assoluta centralità in diverse cosmogonie, rappresentando l’energia vivificante che tutto pervade, il principio di ogni ciclicità.

Un ampissimo mantello metallico, realizzato con piccole tessere a sbalzo, abbraccia lo spazio espositivo e lo anima di una moltitudine di bagliori dalle tonalità calde, che infiammano l’immaginazione di ognuno. L’artista partenopea mescola con sagacia tensioni verso una dimensione spirituale e riferimenti alla quotidianità dell’esistenza, per richiamare alla mente antichi rituali e al tempo stesso un’eleganza dal sapore contemporaneo.

Quello realizzato è, infatti, il mantello di Venere e al tempo stesso indumento che ricorda gli abiti metallici di Paco Rabanne, creando un saldo legame tra mitologia e tempo presente, perché nel presente che il mito ritrova la sua forza e le ragioni del suo fascino.

ROSSORAME – per accendere l’immaginazione e sublimare desideri e timori

Una mente creativa è vergine e si proietta all’interno di un altro reame, dove la guardiamo ed è come se non l’avessimo vista mai. Louise Nevelson

Maria Pia Daidone ormai da alcuni anni ha indirizzato la sua ricerca artistica verso l’indagine delle possibilità espressive di materiali extra-pittorici, scelti con l’intenzione di mettere in evidenza la coscienza di una fisicità diversa e, soprattutto, di un differente modo di rapportarsi allo spazio.  Nasce così l’esigenza sempre più forte di attingere a un repertorio visivo di cui ha metabolizzato i codici, per alterare quanto già dato per assodato e muoversi con agilità tra tecniche, temi e soggetti.

Virtuosismo disincantato e sottile divertissement sembrano allora legarsi indissolubilmente, a creare altre opportunità di interpretazione, perché spesso per meglio vedere o capire la complessità di un fenomeno bisogna prenderne le distanze o semplicemente cambiare punto di vista.

Per questa installazione l’artista ha utilizzato il rame, scelto per la sua duttilità e per le sue valenze simboliche: non solo è il metallo che l’umanità usa da più tempo, ma riveste anche un ruolo di assoluta centralità nelle narrazioni cosmogoniche, rappresentando il principio femminile, l’energia vivificante che tutto pervade.

Il progetto nasce dall’idea di trasformare la galleria in una sorta di spazio rituale, fisicamente circoscritto eppure infinito, a contenere la vastità del cosmo e la finitudine dell’essere. Un ampio mantello metallico, realizzato con piccole tessere sbalzate, legate le une alle altre dalle maglie di una catena, abbraccia l’intero ambiente e lo anima di bagliori rugginosi e dorati, che accendono l’immaginazione, rendendo manifeste le tensioni verso una dimensione spirituale e dando corpo alle reminescenze di accadimenti vissuti. Daidone, infatti, mescola allusioni all’alchimia e alla mitologia con personali proiezioni psichiche, per delimitare un luogo in cui raggiungere la comprensione della realtà, sentita inevitabilmente come rispecchiamento delle profondità interiori, un luogo in cui recuperare la capacità di infrangere l’inerzia della quotidianità e accedere a una dimensione altra.

I frammenti di un’esistenza segreta, esaltata dalla bellezza del rame e dalla sua intrinseca sensualità, affiorano e si rispecchiano nelle tessere metalliche, che rappresentano il tessuto di ogni percezione di sé, in cui si stratificano i desideri, i sogni e i timori, intesi inequivocabilmente come sostanza della vita di ognuno, e prendono forma i sentimenti, le impressioni, i silenzi, le parole appena sussurrate e le tracce di gioie già disparite.

Quello che l’artista ha costruito lamina dopo lamina è il mantello di Venere e al contempo ricorda quei rivoluzionari abiti metallici, che negli anni ’60 hanno contribuito a trasformare il modo di intendere la femminilità: richiama alla mente antichi cerimoniali e al tempo stesso è il segno di un’eleganza dal sapore moderno.

L’intento è ricoprire, ma anche mettere a nudo una dimensione simbolica e metaforica del femminile, per creare un saldo legame tra mitologia e contemporaneità: nel presente, infatti, il mito ritrova la sua forza e le sue ragioni profonde.
Loredana Rea


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