Emilio Mancini – Galleria Puccini – Ancona

pallinoEmilio Mancini – Galleria Puccini – Ancona
dall’8 al 19 novembre 2014

ASSOCIAZIONE CULTURALE GALLERIA PUCCINI – “ARTISTI ANCONETANI DEL ‘900” – EMILIO MANCINI – dall’8 al 19 novembre 2014 – Inaugurazione sabato 8 novembre alleore 18,00 – Orario: tutti i giorni 17,30-19,30

Nell’ambito dell’iniziativa annuale “ARTISTI ANCONETANI DEL ‘900”, l’Associazione Culturale Galleria Puccini propone per il 2014 l’artista EMILIO MANCINI.

Emilio Mancini, nato ad Acquaviva Collecroce (CB) il 27/10/1916, ha vissuto e lavorato ad Ancona. È deceduto a Pergola (PU) il 27/11/1994.

Parallelamente alla professione di Direttore dell’Ospedale Neuro-Psichiatrico Provinciale di Ancona, ha avuto una intensa attività artistica, per la quale ha ottenuto numerosi riconoscimenti.

emilio-manciniPremiato da Casorati a un premio Saint-Vincent, segnalato da Raffaele De Grada nel 1958 nella rubrica Rai di Milano “Arti Plastiche e Figurative” in occasione di una mostra, nel 1961 gli veniva assegnato il terzo premio Concorso ARCI per incisioni ispirate al Risorgimento Italiano (giuria presieduta da Roberto Longhi). Nel 1966 è stato invitato a rappresentare i pittori della Provincia di Ancona (con altri artisti) per la “Mostra d’Arte Contemporanea delle Province di Ancona e Macerata” a Düsseldorf-Mettmann. Nel 1970 è stato invitato dal Comune di Ancona per la “Mostra di Pittori Anconetani” a Spalato. Nel 1976 gli è stato assegnato un premio di pittura “Tetradramma” a Roma. Ha partecipato a varie edizioni del Premio Marche. È stato tra i quattro premiati al Premio di pittura “Presenze ’75” a Milano.

Ha esposto in numerose gallerie di città italiane. Hanno scritto di lui numerosi critici, fra cui De Grada, De Micheli, Cottescu, Mariani, Farroni, Schiroli, Ghedini, Welma Sorrentino, Azzolini, Strano, Rubiu, Legrottaglie. Si è occupato di varie tecniche pittoriche, grafiche e di collage, di scultura metallica, di lavori di terra cotta e ceramica.

Il Presidente Anna Maria Alessandrini

“Emilio Mancini è sceso nella materia, là dove essa è più gremita e più gelosa di sé, dove -quasi primeva- riesce a debordare da sé medesima e si accompagna agli altri modi d’essere, formando quel fondo, scuro e potente discorso che se avessimo più orecchie nella mente udremmo ogni volta che la vista si ferma su la terra di una radice e sulla ferita di una pietra o di una roccia. Una pittura tellurica, insomma, di quel momento in cui la materia si fa enigma e tuttavia trasuda l’intraducibile parola che le cose contengono.(…)
E proprio su questa strada Mancini verrà accentrando tutta la sua attenzione di artista e di speculatore, indagando tutti gli aspetti dei diversi modi di offrirsi della materia. La quale non è già l’inerte combinatoria di elementi fisici o chimici, ma il misterioso e stupefacente punto in cui essa si pone come entità che poi sarà madre delle forme.(…)”
Francesco Ghedini maggio 1981

 

“Nella calda penombra tra astrazione e figurazione la ricerca di Emilio Mancini attraversa momenti di rara felicità, chiarificatori della sensibilità di un uomo il cui amore per la vita si rivela ad ogni pennellata, ad ogni tocco di colore e ad ogni segno. L’immediatezza dell’artista appare quale leva necessaria per scrollare di dosso alla propria creatività ogni scoria intellettualistica, mentre la sete di materia espressa nell’uso attento della cromia esalta una densa corposità attraverso la quale gli aspetti plastici sembrano assumere una solarità stimolante e provocatoria (…)”
In fin dei conti nella pittura manciniana, non si riscontrano situazioni ermetiche o misteriose, ma piuttosto esperienze filtrate attraverso una sensibile intelligenza, abituata a cogliere i moti dell’anima, propri o altrui, per interpretarli e trascriverli con nitidezza, accarezzando quasi i tasti di un organo immaginario capace di mettere in luce attraverso la sua voce profonda, ricca di toni e semitoni, un’armonia naturale che è la materia stessa della poesia.”
Elverio Maurizi giugno 1983

Le sue componenti sono emblematiche: esse raccontano – attraverso la materia accarezzata, scomposta, rielaborata – richiami ancestrali, grovigli di pensieri incalzanti, meditazioni sofferte, dolorosa liberazione dello spirito. La sua, è una ossessiva ricerca di una realtà che ci sfugge; un realtà diversa da quella che ci appare nei contorni e nei colori abituali; una realtà che è dentro la materia inerte di cui egli si serve con tecnica originale, in una lotta continua per violentarne il segreto.(…)
I suoi olii che vanno dai toni morbidi, smorzati, a quelli accesi e vividi, si fanno, in una suggestiva luce-ombra, intensa forza narrativa.
La singolare, personalissima arte di Emilio Mancini, nella sua raggiunta compiutezza, esprime un linguaggi da grandi iniziati.
Welma Sorrentino maggio 1981