Mattanze – di Mario Modestini – Teatro Finocchiaro – Palermo

pallinoMattanze – di Mario Modestini – Teatro Finocchiaro – Palermo
22 dicembre 2015

“Mattanze” di Mario Modestini al Teatro Finocchiaro. A seguire gli auguri di Natale di Sicilia in HD

Il maestro Mario Modestini porta a Palermo “Mattanze“, opera da lui composta, questa sera martedì 22 dicembre 2015 alle ore 21.00 al Teatro Finocchiaro. La finalità è quella di raccontare e valorizzare la storia e la cultura della tradizione siciliana. Mattanze è un progetto dell’associazione ECU con la direzione artistica di Francesco Panasci.

Mattanze è un progetto originale per strumenti e solisti che tra loro s’intersecano nella recitazione di versi e canti che rievocano luoghi, momenti e sensazioni date dall’esecuzione di questo “rito” tipico di una Sicilia antica se pur non molto lontana. Nell’opera recitano e cantano Maurizio Filippo Maiorana, Egle Mazzamuto, Tobia Vaccaro, Wanda Modestini e Guido Iraci.

Questa iniziativa è inoltre occasione per rivolgere un caro augurio di Buon Natale e felice Anno Nuovo… e quale miglior occasione se non in questo teatro, dopo un concerto di tale spessore culturale? A fine spettacolo gli auguri di Natale di Francesco Panasci e di Sicilia in HD.

mattanzeNOTE DELL’AUTORE
La Mattanza. Quale migliore accostamento per coniugare l’amore con la morte? L’amore nel suo dato istintuale (il dolce odore d’inguine, la morte come fatto sacrificale). Morte ritualizzata e fonte di ricchezza: I tonni migrano nel tempo della riproduzione: è l’inizio della primavera, per gli uomini è tempo di bottini, per essi è tempo di morte.”

“Il Melos della sequenza narrativa che trama “scalmi e leggende”, è pensato come arresto compositivo che con dolore cerca di assolvere crudeltà per bisogni e necessità d’ataviche usanze. A mare! Nella camera del disincanto dove l’infoiata innocenza ferale, inesorabilmente si piega alla feroce curva di un ingrato destino.” La prima stesura del lavoro ordito per quintetto, fu in seguito sviluppato per l’Orchestra Sinfonica Siciliana di cui ne espose poi delle felici rappresentazioni.

La sequenza narrativa che trama “canti e leggende di mare” è pensato come arresto compositivo che con dolore cerca di assolvere crudeltà per bisogni d’ataviche usanze. A mare! nelle camere del disincanto dove l’infoiata innocenza ferale, inesorabilmente si piega alla feroce curva di un ingrato destino.

Mario Modestini
“Mattanze” nasce dal quel forte rapporto che Mario Modestini ha sempre avuto con le leggende ed i misteri del mare e che già nel 1979 si era esplicato nella “Ballata del Sale” uno straordinario intreccio di musiche e racconti ispirato alle storie del mare ed alle mattanze e cucito addosso alla figura di Rosa Balistreri. Ed è proprio alla indimenticabile cantastorie siciliana che Modestini dedica “Mattanze” opera pensata come concerto in forma d’Oratorio.

Recitano, Cantano, suonano
Guido Iraci, Maurizio Filippo Maiorana, Egle Mazzamuto, Wanda Modestini, Tobia Vaccaro

Motivazione estetica
Dell’opera, composta in 16 “Stanze”, fanno parte 5 Canti (frammentati) della nostra tradizione marinara, presi dal “Corpus di musiche popolari siciliane” trascritte da Alberto Favara. Sono temi senza una connotazione storica ben precisa, con tonalità tanto prevedibili quanto opinabili, mensuralmente aleatori, privi di inciso e di supporto armonico, solamente, sequenze-modali-cadenze sono di chiaro afflato mediterraneo.

“Elementi tematici astratti” (Carl Dablhaus); ho pensato di esporle e svilupparle insieme alle altre composizioni, in modo che si integrassero in una struttura i cui contrasti non venissero risolti, bensì approfonditi nel loro processo formale.

Il linguaggio e il tono delle effusioni sono aderenti al gesto moderno, si potrebbe dire influenzato dalla poetica della psicoanalisi, dall’esistenzialismo (uomo-tonno) e dalla pulsione asimmetrica del nostro tempo (Mattambo).

Come nella “Parabola deII’iceberg” dove ciò che appare reale (il tema nudo e crudo), è la cima di ghiaccio che sovrasta la superficie del mare, il marinaio con la sua esile barca vi si aggira attorno affascinato, senza voler capire che la realtà vera è celata nel suo fondo.