SALVATORE  LOVAGLIO – INCISIONI

SALVATORE 

SALVATORE  LOVAGLIO
INCISIONI
 
Martedì 27 aprile 2010, alle ore 18,00 a Roma, presso lo Studio Arte Fuori Centro, via Ercole Bombelli 22, si inaugura la personale Salvatore Lovaglio. Incisioni, curata da Loredana Rea.
L′esposizione rimarrà aperta fino al 14 maggio, secondo il seguente orario: dal martedì al venerdì dalle 17,00 alle 20,00.
La mostra, è il terzo appuntamento di Sguardi eccentrici, ciclo tematico di approfondimento, ideato dal critico Loredana Rea in occasione dei dieci anni di attività dello spazio espositivo.
Nell′arco di tempo compreso tra febbraio e giugno sei artisti – Salvatore Lovaglio, Alfa Pietta, Salvatore Giunta, Oriano Zampieri e Giancarla Frare – differenti per formazione, scelte operative, metodologie espressive e progettualità di lavoro, si confrontano per evidenziare l′importanza di una pratica di continuo e ricercato sconfinamento, strettamente connessa alla molteplicità linguistica della sperimentazione contemporanea. Quello proposto è dunque un percorso assolutamente permeabile in cui gli artisti invitati presentano le loro opere come i segni inequivocabili della complessa articolazione di un mosaico linguistico capace di creare interessanti commistioni, raffinate decontestualizzazioni e seducenti alterazioni, per esprimere tutta la disorientante molteplicità di questo nostro tempo.
L′intento critico è quello di riflettere sul bisogno di contaminazione, che sembra caratterizzare in maniera assolutamente determinante la ricerca contemporanea, intesa non solo come volontà di uscire da canoni espressivi e tecnici considerati tradizionali per raggiungere una maggiore libertà di azione, ma anche come necessità di focalizzare l′attenzione su dettagli che altrimenti sfuggirebbero, per delineare i confini di un territorio ampio in cui prospettive differenti trovano sempre nuove declinazioni.
Per questa esposizione Salvatore Lovaglio presenta una serie di lavori recenti, tutti realizzati in grandi formati, con l′acquatinta, l′acquaforte, il carborundum e la cera molle. L′incisione gli ha permesso di trasformare l′istintiva irruenza del gesto pittorico in una operatività misurata dai tempi lunghi delle morsure degli acidi per creare un linguaggio che, pur conservando l′originaria energia nell′esprimere le emozioni del proprio sentire, si è liberato da  ogni forzatura espressionistica.
Nel suo percorso di ricerca, infatti, parallelamente ai grandi dipinti dall′intensa espressività, l′incisione rappresenta negli ultimi anni un importante mezzo espressivo. Dal 2006, con la tecnica dell′incisione, usata negli anni precedenti solo saltuariamente e sempre come supporto all′opera pittorica, l′artista sta realizzando una serie di grandi fogli, ispirati alle forme del paesaggio, che pur suggerendo uno stretto legame con  l′opera pittorica evidenziano una loro specifica autonomia.  La materia cromatica densa e contemporaneamente liquida evoca la terra impastata di rugiada, il cielo colmo di luce  e l′acqua pulsante di vita, a suggerire la necessità di riscoprirsi parte della natura.

SENTIRE LA NATURA
Noi altri Dipintori habbiamo da parlare con le mani
Annibale Carracci
Per Salvatore Lovaglio il gesto di depositare sulla tela segni di colore, sgocciolature di materia, velature di luce, per creare una superficie trepidante di sorprendenti vibrazioni, rappresenta emblematicamente la crescente emozione che si prova a ri-scoprirsi parte della natura, a muoversi in uno spazio abitato dal ritmo incessante della vita, quasi a sanare le fratture e superare le sconnessioni create da una quotidianità sempre più spesso regolata da altri valori. Il dipingere diventa così inevitabilmente la possibilità di arrivare alla radice delle cose, per comprendere se stesso e l′inesplicabile complessità dell′esistenza.
Il desiderio di sperimentare differenti potenzialità espressive, capaci di rafforzare le originarie premesse e di arricchirle con sfumature sempre diverse, in questi ultimi anni lo ha portato a scoprire l′incisione. Le infinite potenzialità ad essa sottese lo hanno completamente ammaliato permettendogli di affiancare all′istintiva irruenza del gesto pittorico il lento dispiegarsi dei segni attraverso la misurata calibratura delle morsure. L′articolata operatività manuale, in cui a dominare sono le lastre, le sgorbie e i bulini, gli acidi e le vernici, la pressione del torchio, la carta intrisa di acqua per accogliere ogni pur minima e controllata pressione, gli ha permesso di creare una nuova dimensione di ricerca, che della pittura conserva inalterata la prorompente energia e la sottile poesia e ad essa affianca la possibilità di modulare le emozioni in una gestualità più ricercata, sempre potente eppure scevra da forzature espressionistiche.
I tempi lunghi, inevitabilmente legati all′antica ritualità della pratica incisoria, infatti, nulla hanno tolto alla flagranza dei segni, all′intensità delle velature, alla rarefazione degli spessori cromatici, alla viscosa stratificazione materica, anzi semmai fosse possibile hanno aggiunto forza alla capacità di evocare con gli strumenti dell′arte la sconcertante e misteriosa semplicità del quotidiano rinnovarsi della vita, che continua a rimanere nucleo centrale dell′operatività di Lovaglio. Il foglio inciso si presenta allora come il risultato del difficile equilibrio tra azione e pensiero, tra istinto e ragione, tra immediatezza e riflessione. I segni hanno il carattere inconfondibile dei colpi ben assestati, il colore trapassa con sapienza da una densità vellutata ad una rarefazione aerea, mentre lo spazio si misura dialetticamente con l′infinito, per esprimere l′intensa profondità di un sentimento, che costruttivamente si confronta con l′utilizzo di mezzi espressivi elementari eppure complessi.
Come le tele, in cui le trame della materia cromatica ora fluidamente consistenti ora densamente liquide evocano la terra impastata di umori, il cielo traboccante di fulgore e l′acqua pullulante di vita, anche le incisioni, tutte realizzate in grandi formati con l′acquatinta, l′acquaforte e il carborundum per offrire il medesimo ampio respiro delle opere pittoriche, ricreano un baluginio di luce che ferisce gli occhi in quei pomeriggi estivi che sembrano non avere fine, il fremito di un campo che apre le sue viscere scure, il refolo leggero del vento che increspa un ruscello, a materializzare la sensazione di essere dentro la natura, di sentire e vivere attraverso essa il turbamento della totalità.
Loredana Rea