Sara Favarò – in Umbria ed in Sicilia due Atti Unici

Sara Favarò – in Umbria ed in Sicilia due Atti Unici
17 e 18 novembre 2011

IN UMBRIA, A TERNI, il 17, romanzo e rappresentazione teatrale FIGLIO LASCIA QUESTA CROCE.

Il 17 novembre, ore 18,30, al Cenacolo San Marco di Terni sarà rappresentato l’atto unico di Sara Favarò FIGLIO LASCIA QUESTA CROCE. Quattro i protagonisti in scena: Ermelinda Gatto, mezzo soprano; Carlo Greca, attore; Emanuele Bunetto al pianoforte e Sara Favarò, attrice – cantante.

Dialogo tra la Madre e il Figlio crocifisso, arricchito da canti e poesie. Il testo, che nella versione originale è in siciliano, in Umbria sarà rappresentato in italiano.

Una crocifissione che si perpetua nel tempo lungo dell’egoismo e dell’ indifferenza. Una Madre che è mamma di ogni figlio morto in guerra, di ogni figlio costretto ad elemosinare amore, lavoro, giustizia, comprensione. Un Figlio che viene crocifisso ogni giorno mentre vaga per il mondo in cerca di pace, di un pezzo di pane.

Un Figlio deriso, umiliato, offeso, privato della sua dignità di uomo! Poema espresso in novenari con versi endecasillabi, arricchito da canti e poesie.

Durante il recital vengono eseguite diverse “Ave Maria” da quella di Schubert a quella di Gounod, nelle versioni linguistiche originali così come alcuni canti della tradizione popolare siciliana, turca e aramaica. Il testo, nelle due forme linguistiche, è pubblicato nel libretto di scena edito dalla casa editrice Euno Edizioni.

La rappresentazione teatrale sarà preceduta da un incontro con Sara Favarò per parlare del suo romanzo LE PORTE DEL SOLE, Città del Sole edizioni, che racconta la storia vera di un uomo di Terni che vive un tormentato rapporto di amore-odio con il padre, indotto dalla guerra a diventare violento ed arcolizzato.

IN SICILIA, A VICARI, il 18, saggio e rappresentazione teatrale DAL VENTRE DELLA TERRA .

il 18 novembre, ore 21,00, al Teatro Libertà di Vicari sarà rapppresentato il monologo di Sara Favarò DAL VENTRE DELLA TERRA. Il testo prende spunto dalla tragica vita dei minatori.

Lavoratori che vivevano nel buio del ventre della terra, che conducevano una vita grama, piena di stenti, di sacrifici, di malattie provocate dal loro lavoro e che, tristemente, non ricevevano nemmeno l’onore delle esequie funebri cattoliche, quando avevano la sventura di morire in quell’inferno.

Denuncia contenuta anche nel testo della celebre canzone siciliana “Vitti ‘na crozza”, che purtroppo è stata oggetto di manipolazione discografica con l’aggiunta dell’allegro “larallallero lallero lallero….” che nulla a che vedere con la versione originale.

La storia narrata nel monologo Dal ventre della terra, ha dell’incredibile. Con intensa indignazione Sara ripercorre l’ostracismo perpetrato dalla Chiesa, incredibilmente cessato solo verso il 1940, nei confronti dei minatori morti nelle solfatare. I loro resti mortali non solo spesso rimanevano sepolti per sempre nell’oscurità perenne delle miniere ma per loro erano precluse onoranze funebri e perfino, insiste il teschio della canzone, un semplice rintocco di campana!”, dice il professore Francesco Meli, docente dell’Università IULM di Milano, nella prefazione al testo del monologo.

La rappresentazione teatrale, arricchita da canti che spaziano da quelli popolari a quelli lirici, vede in scena quatttro artisti: Carlo Greca, attore; Ermelinda Gatto, mezzo soprano; Emanuele Bunetto al pianoforte, Sara Favarò cantante – attrice.

Il testo è contenuto nell’omonimo libretto edito da Euno Edizioni ed arricchito da foto di scena di Giulio Azzarello, tratte dal film “Rosso Malpelo” di Pasquale Scimeca e le grafiche di Piero Favarò.

L’atto unico sarà preceduto dalla presentazione, a cura dell’Assessore alla cultura Claudia Geraci,dei due ultimi saggi di Sara Favarò inerenti i riti e i miti siciliani.