Il Camino dei Fenicotteri – Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini – Bologna

Istituzione Bologna Musei | Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini
Il Camino dei Fenicotteri
I disegni dei Casanova dall’Æmilia Ars alla Rocchetta Mattei
A cura di Paolo Cova, Mark Gregory D’Apuzzo, Ilaria Negretti
In collaborazione con Renzo Zagnoni e Gruppo di Studi Alta Valle del Reno
22 maggio – 6 settembre 2020

La brillante stagione dell’Æmilia Ars torna a risplendere grazie al progetto
espositivo Il Camino dei Fenicotteri. I disegni dei Casanova dall’Æmilia Ars alla Rocchetta Mattei a
cura di Paolo Cova, Mark Gregory D’Apuzzo e Ilaria Negretti, in collaborazione con Renzo Zagnoni e
Gruppo di Studi Alta Valle del Reno, promosso da Istituzione Bologna Musei | Musei Civici d’Arte Antica,
con il patrocinio di Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, Comune di Grizzana Morandi, Unione dei
Comuni dell’Appennino bolognese, Città Metropolitana di Bologna.
La mostra dossier avrebbe dovuto inaugurarsi al Museo Davia Bargellini di Bologna lo scorso 14 marzo per
proseguire fino al 10 maggio 2020 tuttavia, a causa delle misure di contenimento dell’emergenza
epidemiologica COVID-19 adottate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri a partire dall’8 marzo 2020
che hanno disposto la sospensione del servizio di apertura al pubblico di musei e luoghi della cultura su
tutto il territorio nazionale, a pochi giorni dall’inaugurazione si è imposta la necessità di valutarne la
riprogrammazione. Ecco quindi che la mostra si rende finalmente visibile a partire dal 22 maggio, giorno
di graduale riapertura del museo, e fino al 6 settembre 2020, accogliendo i visitatori con le misure
organizzative predisposte per consentire di svolgere le visite in sicurezza e garantire la tutela del
personale coinvolto in mansioni di front-office (tutte le informazioni al link
http://www.museibologna.it/arteantica/documenti/102119).
Per il nuovo periodo di apertura previsto, l’iniziativa espositiva assume un ulteriore valore emblematico
configurandosi come primo momento ufficiale di celebrazione del primo centenario del Museo Civico
d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini, che proseguirà nel corso dell’anno. La data di fondazione
ricorre infatti il 30 maggio 1920 quando, al piano terra del seicentesco Palazzo Davia Bargellini, poté
realizzarsi l’idea del Soprintendente delle Belle Arti di Bologna Francesco Malaguzzi Valeri di inaugurare
un museo che raccogliesse le testimonianze dell’artigianato bolognese, sull’esempio dei musei di arte
applicata e industria sorti in Europa durante il XIX secolo, unificato alla Galleria Davia Bargellini in un
unico allestimento di “museo ambientato” ancora oggi conservato.
Se si è dovuto attendere fino al 18 maggio per la possibilità di riaprire gradualmente le porte delle sedi
museali, l’Istituzione Bologna Musei si è comunque mobilitata fin dall’inizio dell’emergenza per
mantenere attivo il rapporto con il pubblico, svelando in anteprima i contenuti della mostra e le ragioni
del progetto curatoriale attraverso brevi pillole video realizzate dai tre curatori e una visita guidata
virtuale nelle sale del museo pubblicati sulla pagina Facebook dei Musei Civici d’Arte Antica.
Fondata a Bologna nel 1898 sul modello delle Gilde medievali da un gruppo di artisti e uomini di cultura
raccolti sotto l’egida dell’architetto e letterato Alfonso Rubbiani e del conte Francesco Cavazza, con il
sostegno di influenti famiglie dell’aristocrazia cittadina, la “Æmilia Ars Società protettrice di Arti e
Industrie Decorative nella regione emiliana” operò nei campi della progettazione delle arti applicate,
dell’ornamento e del restauro architettonico e urbano, configurandosi come peculiare espressione
italiana delle nuove istanze di modernizzazione del gusto che andavano rapidamente diffondendosi in
tutta Europa su impulso del movimento inglese Arts & Crafts fondato da William Morris nell’Inghilterra
vittoriana. Seppur nell’arco di una fulminea parabola esauritasi in una manciata di anni, essa conquistò
fama nel quadro nazionale ed europeo elevando la città di Bologna come una delle officine
manifatturiere più avanzate per spinta riformistica nell’elaborazione di una nuova visione unitaria della
relazione tra arte, artigianato e industria in grado di rispondere alle esigenze di promozione industriale,
commerciale e culturale stimolate dal progresso tecnico e scientifico.
Raccolta nelle dimensioni quanto preziosa per la raffinata qualità esecutiva di ogni singolo pezzo esposto,
la mostra è stata concepita in un’ottica di tutela e valorizzazione congiunta dei patrimoni appartenenti
all’Istituzione Bologna Musei e alla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, nei quali si trova
depositata la memoria di quella straordinaria impresa culturale e industriale irradiatasi dalla città
felsinea. In particolare, l’iniziativa si propone di stimolare una riconsiderazione critica e un
aggiornamento degli studi evidenziando il ruolo primario che il disegno di progetto svolse come
linguaggio in cui si andavano a sovrapporre organicamente tutti i momenti del processo di definizione
dell’idea, unendo una moderna funzionalità a un raffinatissimo decoro, in stretto collegamento con
celebri botteghe artigiane locali responsabili della dimensione operativa.
Il percorso della mostra si compone di un nucleo di 17 disegni di grande pregio e rara esposizione,
realizzati da tre degli artisti che si distinsero per maggiore talento nel cenacolo rubbianesco – i fratelli
Achille e Giulio Casanova e Giuseppe De Col – ai quali si accompagnano 11 ferri battuti prodotti dalle
officine di Pietro Maccaferri e Sante Mingazzi, appartenenti alla collezione permanente del Museo Davia
Bargellini. Tutti i documenti grafici, ad eccezione di un pezzo proveniente da collezione privata qui
visibile per la prima volta al pubblico, appartengono al fondo di oltre 500 disegni eseguiti a matita,
china e acquerello, su carta bianca o da lucido, provenienti dalla Società Æmilia Ars e acquisiti dal
Comune di Bologna nel 1936 per arricchire le civiche collezioni dopo la messa in liquidazione del
campionario da parte della “Patronessa Direttrice”, la contessa Lina Bianconcini Cavazza, al termine di
una delicata trattativa durata quasi due anni.
Il prezioso fondo di disegni, attualmente conservato nei depositi dei Musei Civici d’Arte Antica di
Bologna unitamente alla raccolta di merletti e ricami prodotti dalla stessa Æmilia Ars, comprendeva tutti
i settori produttivi che erano stati coinvolti nella gloriosa esperienza imprenditoriale: dai pizzi alla
ceramica, dal legno al ferro battuto, dal cuoio bulinato al vetro, dai gioielli alla biancheria, alla
papeterie. Dopo una prima ipotesi di destinazione del fondo al Museo della Scuola Professionale Regina
Margherita, si optò in favore del Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini. In quella
che il Comune di Bologna individuò quindi come sede di pubblica fruizione, dove i disegni avrebbero
potuto fondersi in armonica continuità con i temi della quadreria, dell’arredo e delle arti applicate
esposti nelle sale del museo, alcuni di essi tornano oggi ad essere ammirati nella loro grande precisione e
attenzione al dettaglio, testimoniando la grande versatilità dei loro autori nella progettazione di
molteplici tipologie di oggetti di arredo e decoro.
Il fulcro centrale dell’esposizione consente di apprezzare uno dei manufatti più raffinati, e allo stesso
tempo poco noto al pubblico, che testimonia la migliore produzione creativa di Æmilia Ars. Si tratta del
magnifico camino in terracotta maiolicata noto come “Camino dei Fenicotteri” che orna una piccola
sala della Rocchetta Mattei a Riola, situata in un’ala non ancora sottoposta a restauro conservativo, e
pertanto non accessibile al pubblico, dell’edificio costruito per volontà del conte Cesare Mattei come
propria fantasmagorica residenza, attualmente di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio in
Bologna e gestito dal Comune di Grizzana Morandi in collaborazione con l’Unione dei Comuni
dell’Appennino bolognese e con il patrocinio della Città Metropolitana di Bologna.
Con ogni probabilità, l’acquisto del manufatto si deve a Mario Venturoli Mattei, segretario e figlio
adottivo del conte Mattei, in occasione della vendita all’asta organizzata a Firenze nel 1904 con cui la
Società Æmilia Ars fu costretta a porre in liquidazione i suoi prodotti di arti industriali, segnandone la
definitiva decadenza e circoscrivendo la residua attività alla sola manifattura dei tessili. L’iscrizione,
forse di ispirazione virgiliana, riportata sul fregio “haec otia nobis sed libertatem mavimus aeris” e la
descrizione dell’oggetto riportata sul catalogo d’asta suggeriscono una perfetta coincidenza riferibile
all’esemplare installato a Riola, intestandone l’esecuzione alla “fabbrica F.lli Minghetti sopra disegni dei
pittori Casanova”, oltre a citare una “finissima griglia in ottone dorato alla bocca del focolare o del
calorifero” presente anche nel disegno progettuale di Giulio Casanova ma di cui non sono rimaste tracce.
Riconosciuto come testimonianza di eccellenza dell’Æmilia Ars, il camino rientra tra le opere scelte per
rappresentare la Società Bolognese all’Esposizione internazionale d’arte decorativa moderna di Torino
del 1902, il più importante evento per le arti decorative in Italia a inizio secolo, tanto da venire
selezionato per illustrare l’expo con una delle rare immagini fotografiche pubblicate sulla rivista parigina
“L’art decoratif: revue internationale d’art industriale et de décoration”.
Oltre all’indiscutibile pregio artistico, il camino costituisce un rilevante caso di studio proprio in quanto
integralmente ricostruibile nella sua autorialità progettuale grazie alla presenza di supporti
documentali. In questa occasione espositiva, per la prima volta il manufatto viene infatti presentato in
una riproduzione fotografica contemporanea affiancata allo splendido disegno preparatorio firmato dal
decoratore-architetto e pittore Giulio Casanova (Minerbio, 1875 – Torino, 1961), eseguito a penna e
inchiostro, e rifinito in acquerello su carta incollata su cartone tra il 1898 e il 1900.
Opera da tempo nota agli studi, il foglio si distingue come prova di particolare interesse nell’ambito del
liberty bolognese e nella produzione del suo autore. Il motivo dei fenicotteri affrontati scelto dal
Casanova riecheggia, depauperato di contenuto simbolico, il diffusissimo soggetto scultoreo
paleocristiano, bizantino e altomedievale con volatili, soprattutto pavoni, simboli cristiani di
resurrezione, raffigurati frequentemente in atto di abbeverarsi dalla coppa, a sua volta simbolo
eucaristico legato all’immortalità dell’anima. Il tema troverà un’ampia diffusione nell’estetica Art
Nouveau con contenuti, tuttavia, squisitamente estetici e non più religiosi. In questo progetto, i
fenicotteri sono inoltre posti ai lati di una vasca con pesci; il simbolo cristiano è nuovamente sostituito
da un ornamento naturalistico più appropriato alla destinazione domestica e allineato a quell’indirizzo
estetico a sfondo naturalistico che Alfonso Rubbiani aveva acquisito e rielaborato come “vessillo di un
rinnovamento della società, tornata alla semplicità agreste”, di cui Giulio Casanova divenne uno dei
migliori interpreti ed esecutori.
Dal medesimo nucleo di opere di studio proviene la selezione esemplificativa di altri 16 disegni eseguiti
dallo stesso Giulio Casanova, dal fratello maggiore Achille Casanova (Minerbio, 1861 – Bologna, 1948) e
da Giuseppe De Col (Belluno, 1863 – Bologna, 1912) che contestualizzano una più ampia comprensione
dell’esperienza artistica dell’Æmilia Ars. Frequentemente completati con il colore e accompagnati da
annotazioni esplicative sulla costruzione dell’oggetto e sul tipo di materiale da utilizzare, questi fogli
indicano come il lavoro degli artisti della Gilda bolognese fosse ideato per agevolare il momento
esecutivo dell’opera. Un’attenzione che indica quanto fosse stretta la collaborazione tra artisti e
artigiani, intesa a creare una nuova sinergia tra lavoro manuale e lavoro intellettuale, e quanto fosse
avvertito come valore da perseguire il sostegno alla tradizione e alle competenze dell’artigianato
artistico cittadino in un contesto di innovazione dello sviluppo industriale.
È il caso del gruppo di progetti realizzati da Achille Casanova per un mobilio in legno da camera da letto,
nei quali il gusto per la semplicità nelle parti strutturali si coniuga con la raffinata eleganza
dell’elemento decorativo, evidente rielaborazione di moduli floreali. Proprio le decorazioni floreali
vengono riprese e reinterpretate dagli artisti in vari progetti, rimodulandone le forme ogni volte per i
diversi supporti. Si vedano le ombrellifere rappresentate in pannelli decorativi, nelle piastrelle per il
bagno Minardi nel faentino palazzo Conti-Sinibaldi, il mobiletto porta giornali, abbellito nei fianchi dallo
stesso motivo floreale stilizzato e ancora nel vaso portaombrelli in maiolica del Museo Internazionale
delle Ceramica in Faenza. Le creazioni dei fratelli Casanova incontrarono particolare apprezzamento
nella ditta di ceramiche dei fratelli Virginio e Venturino Minardi a cui fornirono una ricca produzione di
opere come piastrelle, soprammobili e vasi. Si inquadra in questa proficua collaborazione il disegno
acquerellato di un vaso con motivi decorativi di fresie di Giulio Casanova, di cui il relativo manufatto è
oggi conservato nella Fondazione Cavallini Sgarbi.
A testimoniare l’importanza della pratica pittorica per committenze private o grandi cantieri è un
inedito disegno preparatorio di Achille Casanova per una delle massime realizzazioni della Gilda, la
complessa impresa decorativa nella Basilica del Santo di Padova, di cui vinse il concorso nel 1898, suo
anno di fondazione. Appartenente a una collezione privata, il disegno è probabilmente da riferirsi a un
gruppo di preparatori per la decorazione dell’ambulacro del luogo di culto patavino, mostrando la grande
eleganza e l’attenzione storica con cui l’autore aveva ideato gli affreschi di quello che sarebbe stato il
suo più lungo e impegnativo cantiere artistico.
Un altro significativo sodalizio artistico artigianale si instaurò tra gli artisti della Gilda e le celebri fucine
bolognesi di ferri battuti Maccaferri e Mingazzi, di cui viene annoverato come uno dei momenti apicali
per raffinatezza esecutiva il cancello appositamente progettato da Giuseppe De Col e realizzato dalla
ditta Maccaferri per la stessa Esposizione di Torino. Fra gli oggetti più ammirati dalla critica, la
cancellata fu apprezzata dal critico Vittorio Pica come “una leggiadra ed originale decorazione di
melograni stilizzati”. La puntuale descrizione riportata nel catalogo di vendita rende il cancello
perfettamente identificabile nell’esemplare oggi conservato presso il Museo Davia Bargellini, nonostante
recenti ricerche svolte in preparazione alla mostra, non siano state utili allo scopo di rintracciare un
documento che ne attesti l’ingresso fra i beni di proprietà comunale. In questo esemplare l’abilità di
Pietro Maccaferri (Bologna 1859-1941), esponente di una celebre officina fondata a Lavino nel 1879,
raggiunge altissimi esiti qualitativi.
Di De Col sono esposti una serie di disegni a motivi floreali che dialogano con quest’opera, come i tre
progetti di portacenere policromi da tavolino da fumo, decorati da orchidee ballerine dai moduli
ornamentali differenti tra loro. Tra i più valenti nel campo della grafica, l’artista bellunese operò in
molteplici campi di applicazione, passando dai pizzi ai mobili, alla decorazione per cuoi fino alle
raffinate rilegature di libri, di cui in mostra si propongono alcuni significativi esemplari. Tratto comune e
distintivo del suo alfabeto naturale sono il ritorno all’astrazione, la ricerca tesa verso una
geometrizzazione dei soggetti, con una propensione ad assottigliare le forme per restituirne la vitalità in
termini più guizzanti.
Altro grande protagonista del ferro battuto presente nella scena bolognese è Sante Mingazzi, che incarna
un compiuto esempio di mastro ferraio in grado di creare in proprio, senza necessità di servirsi di disegni
preparatori altrui. Ravennate di nascita, compie il suo apprendistato a Bologna nella bottega dei
Maccaferri per poi intraprendere una fiorente attività basata su un modello imprenditoriale che
prevedeva la realizzazione su ampia scala di opere di diversa foggia attraverso una raffinata curvatura
del ferro. Il campionario estetico, ispirato come di consueto al mondo vegetale, viene declinato in
soluzione cariate che prevedono anche la collaborazione con maestri vetrai di Murano per le parti in
vetro. Una collezione di dieci manufatti provenienti dalla sua bottega è pervenuta nel 1983 al Museo
Davia Bargellini grazie alla donazione di una delle figlie. Tra essi, un portavaso da fiori e una lampada ad
alto stelo, forse pensati come parte di un set di arredi coordinati, costituiscono un saggio del
decorativismo più virtuosistico del maestro nella riproduzione di elementi vegetali. Di particolare rilievo
per valore documentario ed estetico, i lavori si integrano alla spettacolare insegna contornata da una
ghirlanda di rami di quercia intrecciati che era posta sopra la porta dell’officina di via Santo Stefano 28,
che si trova esposta nella prima sala dello stesso museo spiccando per dimensioni e squisita fattura.
Promossa e sostenuta da diverse istituzioni da sempre impegnate nella valorizzazione del patrimonio
storico, artistico e culturale del territorio bolognese, l’iniziativa espositiva Il Camino dei Fenicotteri. I
disegni dei Casanova dall’Æmilia Ars alla Rocchetta Mattei ha il merito di riproporre all’attenzione degli
studi e del pubblico uno dei massimi capolavori della vicenda Æmilia Ars, nel corale intento che da un
suo pieno riconoscimento critico si possa giungere ad un opportuno restauro in vista di una sua piena
fruibilità per i numerosi visitatori della Rocchetta Mattei. In un momento storico segnato da una
costante rivalutazione delle arti applicate europee tra Otto e Novecento anche in ambito museografico, il
recupero e la conservazione di questo tesoro nascosto appaiono infatti azioni sempre più auspicabili per
offrire una più completa ricognizione dei luoghi dove si sviluppò l’importantissimo capitolo
dell’“Industriartistica” bolognese.
In occasione della mostra, il Gruppo di Studi Alta Valle del Reno dà alle stampe la pubblicazione n. 65
della collana Nuèter-Ricerche, con testi introduttivi di Massimo Medica, Carlo Monti, Renzo Zagnoni e
saggi di Paolo Cova, Elisa Baldini, Mirella Cavalli, Ilaria Negretti, Mark Gregory D’Apuzzo.


ELENCO OPERE ESPOSTE
DISEGNI
Giulio Casanova
Camino dei Fenicotteri
Disegno a china e acquerello su carta bianca, mm 493 x 690
Bologna, Musei Civici d’Arte Antica – Museo Davia Bargellini
Inv. 1984/1277
Giulio Casanova
Decorazione con fresie per vaso
Disegno a china e acquerello rosa, verde, blu, rosso su cartone, mm 340 x 270
Bologna, Musei Civici d’Arte Antica – Museo Davia Bargellini
Inv. 1984/1195
Achille Casanova
Dettaglio decorativo di camiciera
Disegno a matita su carta, mm 715 x 345
Bologna, Musei Civici d’Arte Antica – Museo Davia Bargellini
Inv. 1984/1069
Achille Casanova
Prospetto di cassettone decorato con orchidee
Disegno a china su carta, mm 335 x 475
Bologna, Musei Civici d’Arte Antica – Museo Davia Bargellini
Inv. 1984/1070
Achille Casanova
Prospetto di armadio a cassettone decorato con orchidee
Disegno a china su carta, cm 330 x 475
Bologna, Musei Civici d’Arte Antica – Museo Davia Bargellini
Inv. 1984/1074
Achille Casanova
Dettaglio decorativo di testata di letto con orchidee
Disegno a matita su carta, mm 394 x 440
Bologna, Musei Civici d’Arte Antica – Museo Davia Bargellini
Inv. 1984/1079
Achille Casanova
Pannello a mensola
Disegno a china su lucido, mm 730 x 310
Bologna, Musei Civici d’Arte Antica – Museo Davia Bargellini
Inv. 1984/1147
Achille Casanova
Mobiletto porta-giornali
Disegno a china e acquerello verde e rosa su carta, mm 491 x 350
Bologna, Musei Civici d’Arte Antica – Museo Davia Bargellini
Inv. 1984/1149
Achille Casanova
Cavaliere
Disegno a matita e pastelli su carta, mm 345 x 276
Collezione privata
Achille Casanova
Cassetto di mobile decorato a motivi fogliati
Disegno a china su carta, mm 150 x 560
Bologna, Musei Civici d’Arte Antica – Museo Davia Bargellini
Inv. 1984/1029
Giuseppe De Col
Portacenere
Disegno a china e acquerello su carta incollata, mm 317 x 239
Bologna, Musei Civici d’Arte Antica – Museo Davia Bargellini
Inv. 1984/1197
Giuseppe De Col
Portacenere
Disegno a china e acquerello rosa, rosso, verde, nocciola su carta, mm 320 x 230
Bologna, Musei Civici d’Arte Antica – Museo Davia Bargellini
Inv. 1984/1198
Giuseppe De Col
Portacenere
Disegno a china e acquerello su carta incollata, mm 317 x 230
Bologna, Musei Civici d’Arte Antica – Museo Davia Bargellini
Inv. 1984/1196
Giuseppe De Col
Rilegatura con rami di orchidee
Disegno a china su carta per rilegatura in cuoio, mm 492 x 374
Bologna, Musei Civici d’Arte Antica – Museo Davia Bargellini
Inv. 1984/1378
Giuseppe De Col
Disegno per papeterie
Disegno a china e acquerello grigio su lucido, mm 570 x 450
Bologna, Musei Civici d’Arte Antica – Museo Davia Bargellini
Inv. 1984/1379
Giuseppe De Col
Rilegatura con rami di mimosa
Disegno a china su carta per rilegatura in cuoio, mm 507 x 364
Bologna, Musei Civici d’Arte Antica – Museo Davia Bargellini
Inv. 1984/1380
Giuseppe De Col
Rilegatura con la chiesa di San Francesco e mazzetti di mughetti
Disegno a china su lucido per rilegatura in cuoio, mm 377 x 295
Bologna, Musei Civici d’Arte Antica – Museo Davia Bargellini
Inv. 1984/1386
FERRI BATTUTI
Sante Mingazzi
Insegna dell’Officina Mingazzi
Ferro battuto, cm 108 x 245
Bologna, Museo Davia Bargellini
Inv. 1986/1844
Sante Mingazzi
Portavaso decorato con rose
Ferro battuto, cm 121 x 57
Bologna, Museo Davia Bargellini
Inv. 1986/1868
Sante Mingazzi
Lampada a stelo con rose
Ferro battuto cm 200 x 56
Bologna, Museo Davia Bargellini
Inv. 1986/1869
Sante Mingazzi
Grande braccio decorato con foglie di acanto
Ferro battuto, cm 70 x 30
Bologna, Museo Davia Bargellini
Inv. 1986/1870
Sante Mingazzi
Lampada da tavola decorata a tralci di uva
Ferro battuto, cm 37,5 x 34
Bologna, Museo Davia Bargellini
Inv. 1986/1871
Sante Mingazzi
Studio con tralcio di vite
Ferro battuto, cm 39 x 28
Bologna, Museo Davia Bargellini
Inv. 1986/1872
Sante Mingazzi
Ramo d’altea
Ferro battuto, cm 50 x 22
Bologna, Museo Davia Bargellini
Inv. 1986/1873
Sante Mingazzi
Studio con ramoscello di orchidea
Ferro battuto, cm 40 x 32
Bologna, Museo Davia Bargellini
Inv. 1986/1874
Sante Mingazzi
Mazzo di ireos
Ferro battuto, cm 33 x 44
Bologna, Museo Davia Bargellini
Inv. 1986/1875
Sante Mingazzi
Studio con ramo d’alloro
Ferro battuto, cm 45,5 x 36
Bologna, Museo Davia Bargellini
Inv. 1986/1876
Pietro Maccaferri
Cancello dei Melograni
Ferro battuto con decori traforati in lamiera, cm 139 x 135,5
Bologna, Museo Davia Bargellini
Inv. 1986/4292


BIOGRAFIE
Giulio Casanova (Minerbio, 1875 – Torino, 1961)
Fratello minore di Achille, e in parte oscurato dalla fama di quest’ultimo, Giulio Casanova si lega
all’ambiente dell’Æmilia Ars fin dalla sua fondazione. Attivo nella decorazione delle cappelle absidali
nella chiesa di San Francesco già negli ultimi due decenni dell’Ottocento e presente come progettista e
decoratore all’Esposizione di Torino del 1902, l’artista nel 1904 si sposta definitivamente nel capoluogo
piemontese, dove potrà condurre una nuova carriera più autonoma. Diverrà insegnante di decorazione in
molte scuole torinesi, tra le quali spiccano l’Accademia Albertina di Belle Arti e la Scuola Superiore
d’Architettura, e progetterà l’interno della bellissima caffetteria Baratti & Milano della stessa città.
I disegni esposti in mostra fanno parte di un consistente fondo conservato nei depositi dei Musei Civici
d’Arte Antica di Bologna, comprendente più di quattrocento progetti di oggetti, mobili, tessuti, ricami,
realizzati da artisti dell’Æmilia Ars. La collezione entra nelle raccolte del Comune di Bologna nel 1936
per essere esposta nelle sale dell’allora Museo d’Arte Industriale (l’attuale Davia Bargellini), fondato nel
1920 dal conte Francesco Malaguzzi Valeri. Le opere in mostra ben esprimono il fine della ricerca
artistica dell’Æmilia Ars: trasferire le forme vegetali nella decorazione degli oggetti d’uso quotidiano,
tramite un processo di astrazione e stilizzazione delle stesse. «Portate la natura in casa, desideratela per
tutto» suggerisce Alfonso Rubbiani, vero ispiratore del movimento, affinché si possa compiere «il mistero
e il miracolo» di sentirsi trasportati «lontano, pei campi […] Ecco un modo di godere dell’arte, e di
perpetuare il piacere delle cose naturali».
Giuseppe De Col (Belluno, 1863 – Bologna, 1912)
Giuseppe De Col, veneto di nascita ma bolognese di formazione, entra nell’orbita dell’Æmilia Ars
probabilmente in virtù dell’amicizia che lo lega ad Achille Casanova. Partecipa ai lavori del gruppo fin
dalla decorazione dell’area absidale della chiesa di San Francesco e si distingue negli anni successivi
come uno dei grafici più importanti ed autonomi della società. I suoi progetti si caratterizzano per una
tendenza all’assottigliamento e all’allungamento delle forme, che dimostra la sua profonda conoscenza
delle più aggiornate esperienze dell’Art Nouveau d’Oltralpe.
I suoi disegni qui esposti sono tre progetti di portacenere, decorati da orchidee e ideati per uno dei
concorsi banditi nel 1899 dalla nascente Æmilia Ars, e quattro esempi di decorazione a motivi vegetali
per rilegature in cuoio. Molti esemplari di questo tipo di progetti vengono esposti a Torino in occasione
dell’Esposizione Internazionale del 1902.
Achille Casanova (Minerbio, 1861 – Bologna, 1948)
Achille Casanova è stato probabilmente il più stretto collaboratore di Alfonso Rubbiani, attivo nel gruppo
dell’Æmilia Ars fin dalla sua fondazione. Si distingue nella decorazione di alcuni ambienti di palazzi
nobiliari, edifici e chiese bolognesi di rilievo (tra gli altri San Francesco, San Petronio, Palazzo
d’Accursio). Partecipa inoltre a diverse esposizioni nazionali ed internazionali e riceve importanti
commissioni come decoratore anche a Pistoia, Padova e Modena. Molti dei suoi disegni esposti sono stati
realizzati in vista dei concorsi del 1899: per il bando n. 1, dedicato alla realizzazione di mobili in legno
per una camera da letto, vengono infatti concepiti i progetti di una camiciera, di un armadio, della
testata di un letto, in cui le decorazioni vegetali si adattano con eleganza alla semplicità delle linee
strutturali. Si segnala poi il disegno di Cavaliere, di collezione privata, che per la prima volta si espone al
pubblico. Realizzato in vista della decorazione dell’area absidale della Basilica del Santo a Padova
(1925), come parte del corteo mandato a recuperare il corpo esanime di Sant’Antonio, esso esemplifica
molto bene il recupero dell’arte medievale e rinascimentale attuato dagli artisti del gruppo emiliano.
Il design Æmilia Ars nei ferri battuti del Museo Davia Bargellini
L’arte del ferro battuto subisce uno sviluppo notevole nella seconda metà dell’Ottocento, soprattutto per
effetto delle Esposizioni Universali, in cui tale materiale viene utilizzato anche nella progettazione di
ardite architetture, divenendo sinonimo di modernità, e per l’utilizzo che ne fanno importanti artisti
come il belga Victor Horta e il francese Hector Guimard. Anche l’Æmilia Ars, ben aggiornata sulle novità
europee nel campo delle arti applicate, promuove la lavorazione del ferro: importanti in questo senso
sono i ventiquattro concorsi banditi dalla nascente società nel 1899, otto dei quali dedicati proprio alle
lavorazioni in metallo.
Tra gli artisti afferenti al nuovo movimento che più si distingue in questo campo è senz’altro Sante
Mingazzi (Ravenna, 1867 – Bologna, 1922), una decina delle cui opere fanno parte della collezione
permanente del Museo Davia Bargellini. Si tratta di oggetti d’uso, realizzati molto spesso a partire dal
disegno di un artista dell’Æmilia Ars e prodotti utilizzando un campionario fisso di forme vegetali
stilizzate (iris, rose, gigli, anemoni, foglie di quercia o di vite), disposte tuttavia secondo le fogge più
varie. L’obiettivo dell’artista, comunemente condiviso nell’ambito delle arti industriali, è quello di
coniugare funzionalità e decoro raffinato.
Tra le sue prime opere, realizzate a cavallo dei due secoli in pieno stile floreale, segnaliamo la Lampada
a stelo con rose, le cui linee allungate e sottili imitano i liberi intrecci degli steli dei fiori, e la Lampada
da tavola decorata a tralci d’uva, concepita secondo i più moderni valori dell’artigianato artistico:
alimentata da corrente elettrica, essa doveva ospitare, al di sopra del basamento a forma di grappolo,
una calotta in vetro di Murano.
L’arte del Mingazzi subisce però un’evoluzione nel tempo: tra la fine del primo e l’inizio del secondo
decennio del Novecento troviamo opere, in cui si mostra più forte l’influenza dell’Art Déco, all’epoca
molto di moda. Ad esempio nel Ramoscello di orchidea, forse concepito come reggitenda, e nel Ramo
d’alloro le forme si compattano, pur senza rinunciare ad un vivace naturalismo. Molto interessante è
anche l’Insegna dell’Officina Mingazzi, realizzata nell’ambito delle migliorie e dei decori che investono
la parrocchia di San Giovanni in Monte in occasione della Decennale Eucaristica del 1914. Impreziosita
dalla squisita leggerezza della ghirlanda di foglie di quercia che la incornicia, essa ostenta con orgoglio il
titolo di Cavaliere, che il Mingazzi ha ottenuto nel 1912.
Altro pezzo di grande qualità è il Cancello dei Melograni, realizzato dall’officina bolognese di Pietro
Maccaferri (Bologna, 1859-1941), su disegno di Giuseppe De Col. L’artista, legato ad Alfonso Rubbiani da
stretti rapporti di collaborazione, era il proprietario della più importante officina bolognese di ferri
battuti di fine Ottocento ed è stato maestro dello stesso Mingazzi. L’opera, che viene concepita
appositamente per l’Esposizione Internazionale di Torino del 1902 e godrà di un’ottima fortuna critica,
dimostra una sapiente integrazione tra la spontaneità dei motivi fitomorfi e la rigida geometria della
griglia del cancello. L’abilità del progettista, capace di declinare in chiave grafica le linee vegetali, e la
perizia dell’esecutore, che si esprime nell’associazione magistrale della fucinatura con la successiva
modellazione a freddo, contribuiscono ad un esito di regolare armonia.


SCHEDA TECNICA
Mostra
Il Camino dei Fenicotteri
I disegni dei Casanova dall’Æmilia Ars alla Rocchetta Mattei
A cura di
Paolo Cova, Mark Gregory D’Apuzzo, Ilaria Negretti
In collaborazione con Renzo Zagnoni e Gruppo di Studi Alta Valle del Reno
Promossa da
Istituzione Bologna Musei | Musei Civici d’Arte Antica
Con il patrocinio di
Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna
Comune di Grizzana Morandi
Unione dei Comuni dell’Appennino bolognese
Città Metropolitana di Bologna
Sede
Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini
Strada Maggiore 44 | 40125 Bologna
Periodo
22 maggio – 6 settembre 2020
Orari di apertura
lunedì, mercoledì, giovedì chiuso
martedì, venerdì h 9.00-14.00
sabato, domenica h 10.00-18.30
Ingresso
gratuito
Catalogo
A cura di Paolo Cova, Mark Gregory D’Apuzzo, Ilaria Negretti
In collaborazione con Renzo Zagnoni e Gruppo di Studi Alta Valle del Reno
Pubblicazione n. 65 della collana Nuèter-Ricerche – Gruppo di Studi Alta Valle del Reno
Testi introduttivi di Massimo Medica, Carlo Monti, Renzo Zagnoni; saggi di Paolo Cova, Elisa Baldini,
Mirella Cavalli, Ilaria Negretti, Mark Gregory D’Apuzzo
€ 10


Informazioni
Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini
Strada Maggiore 44 | 40125 Bologna
tel. +39 051 236708
museiarteantica@comune.bologna.it
www.museibologna.it/arteantica
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