Percorsi. Un viaggio tra le opere di Salvatore Caputo – Salvatore Caputo – Sala delle Verifiche di Palazzo Steri – Palermo

“Percorsi. Un viaggio tra le opere di Salvatore Caputo” di Salvatore Caputo – Sala delle Verifiche di Palazzo Steri, Palermo

Mercoledì 19 ottobre 2022 alle ore 18.00 verrà inaugurata presso la Sala delle Verifiche di Palazzo Steri (Piazza Marina, Palermo) la mostra di Salvatore Caputo “Percorsi. Un viaggio tra le opere di Salvatore Caputo”. La mostra sarà visitabile dal 20 ottobre al 2 novembre, tutti giorni dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19.

Le oltre cinquanta opere in mostra ci conducono lungo un viaggio che tocca le tappe più recenti della produzione caputiana.

Inaugurazione: mercoledì 19 ottobre 2022, ore 18.00

Apertura mostra: 20 ottobre – 2 novembre 2022

Sala delle Verifiche di Palazzo Steri (Piazza Marina, Palermo)

Orari di apertura: Tutti i giorni ore 10.00-13.00 e 16.00-19.00

Ingresso libero

La mostra è inserita nel progetto “Di arte in culture” promosso dal Centro Internazionale di Etnostoria-Prof. Aurelio Rigoli, con il patrocinio dell’Università degli Studi di Palermo.


Per informazioni:

334 5347052

www.salvatorecaputo.net

archivicaputo@gmail.com


Un viaggio tra le opere di Salvatore Caputo, il soffermarsi a osservare alcune delle tappe della sua lunga carriera – le più recenti – permette di isolare diversi temi ricorrenti e, allo stesso tempo, di cogliere alcuni spunti forse inaspettati.

Innanzitutto, le presenze rassicuranti: il mare, il silenzio, la natura. Il mare di Salvatore Caputo è fatto di orizzonti, di pacifiche albe e tramonti dai toni ora caldi, ora viranti al bianco. È un mare che fa da specchio alla luna, nei fascinosi notturni in cui sembra di sentire il canto dei grilli e, in lontananza, lo sciabordio di onde tranquille. Non c’è nessuno, in giro per i luoghi incantati che Caputo dipinge. O, almeno, non ci sono esseri animati come noi li conosciamo. Si scorgono, a ben guardare, tracce di un’esistenza che – forse – è stata, reperti, statue o, anche, strane forme di vita pietrificate. Da una parte, è come se la natura avesse fagocitato l’elemento umano e lo avesse reso immobile, inoffensivo. Dall’altra, è come se l’essere umano avesse finalmente deciso di fondersi intimamente con la natura, rimanendo visibile solo come traccia, come impressione.

È come se le opere di Caputo stabilissero una continua riflessione sul tempo quale mescolanza profonda di futuri e passati resi improbabili dal loro contaminarsi. Ed è proprio lungo i confini di questa contaminazione, capace di portarci in luoghi conosciuti eppure inesistenti, che troviamo alcuni spunti inaspettati. Dalle ironiche incongruenze dei vivi pomodori che una pietrificata Dafne non potrà cogliere mai, o della corda costretta all’immobilità per il pietrificarsi di colui che la regge, al malinconico dubbio che ispira quel profilo scuro, al tramonto, che sembra la parte più viva del dipinto e non si sa se sia essere vivente o statua.

È un viaggio tra improbabili loci amoeni, che alla bellezza della natura accompagnano un sottile senso di incongruità.