PRATICARE IL SILENZIO TRACCIARNE LA FORMA – SACCA GALLERY – MODICA

PRATICARE IL SILENZIO, TRACCIARNE LA FORMA

Testo di Mario Bronzino

Cosa rimane del silenzio? Un’eco precaria in cui tutto è contenuto nella sua forma essenziale, in bilico prima del frastuono prodotto da un fruscio.

Per interrogarsi ed esaminare il valore paradigmatico della diversità nell’arte, il suono e il silenzio sono ottime metafore, che rivelano automaticamente una naturale condizione dell’essere umano, causa di denigrazione fino a qualche decennio fa. Banalmente basti pensare che una madre non potrà generare due volte lo stesso figlio: questo testimonia che la diversità è la prerogativa alla base dell’origine dell’Uomo. Di fatti le sfaccettature comportamentali e le dinamiche psicologiche che ritraggono il carattere dell’individuo, saranno costantemente differenti, nonostante ognuno di questi viva all’interno del medesimo nucleo familiare o nella stessa società. A questi si aggiungono ulteriormente esperienze e interessi personali nei riguardi di particolari cose del mondo e della vita, che renderanno unico il singolo.

In ambito sociologico, analizzando le evoluzioni della società tecnologica dalla fine degli anni Novanta ad oggi, è evidente come l’unicità sia stata esponenzialmente sostituita da un’omologazione che ha coinvolto principalmente mode e pratiche sociali, trasformando serialmente gli individui in ideali prodotti commerciali. Questo fenomeno è ricaduto analogamente in ambito artistico, comportando un’incisiva complessità sulla ricerca di essenziali barlumi di diversità incontaminata nella produzione d’arte, in cui siano ancora conservati valori e significati non predefiniti a priori. In particolar modo nel corso dell’ultimo decennio è riscontrabile il ritorno ad un’arte già affrontata, le cui prime evidenti qualità rappresentano soltanto delle approssimative citazioni tecnico-formali, alle quali si aggiungono contenuti tematici ampiamente abusati, nonché privi di originalità. In questo contesto stagnante il passato artistico gioca un ruolo da stampella logico-concettuale, a sostegno di un’arte prodotta dallo strascico di profumi passati, che a loro tempo hanno lasciato segni importanti sul volto dell’arte. Se è vero che nella forma risieda il concetto stesso dell’opera, allora la recente produzione d’arte perde man mano forma e insegue teoricamente idee obsolete e ampiamente sdoganate, producendo rumore visivo e speculativo.

Alludendo al suono come simbolo dell’ordine armonico e significante degli elementi che costituiscono l’arte, forme, immagini e concetti accumulati indistinguibilmente – la cui originale natura critica si fatica ad individuarla se non in opere storicizzate e mature – ne hanno comportato una sostanziale mutazione. La percezione è quella di un rumore caotico, non ordinato, in cui le singole note scomposte non restituiscono un’ideale melodia alternata, bensì un monotono rumore non ragionato. Il prodotto è la totale crisi e diminuzione del valore estetico; un rumore speculativo dell’immagine, in cui l’opera d’arte è generata da un’interferenza che agisce sul piano estetico-significante, causa di sovrapposizioni tecnico-concettuali impegnate nella giustificazione del proprio frastuono. Bisogna, dunque, tentare un ritorno alla base di tutto, all’essenzialità dei minimi termini, ad un silenzio dal quale generare nuove sonorità a contatto con la sincerità dell’arte; annullare gli inutili decori teorici figli di un tempo oltrepassato e accedere nuovamente ad atmosfere significative sia per l’individuo che per la società.

Francesca Baglieri, Andrea Mario Bert, Gabriele Gino Fazio, Marilina Marchica, Silvia Muscolino, Ettore Pinelli, Federico Severino, Roberto Orlando e Rossella Poidomani sono i nove artisti che in modi tra loro differenti hanno avuto un confronto o un legame diretto con il territorio circostante a Modica.

SACCA GALLERY funge da coordinata di riferimento per l’avviamento di una ricerca solo inizialmente territoriale, ma che vuole declinarsi nel tempo, intenta a mettere in evidenza produzioni autonome e libere dalle contaminazioni passate, capaci di strutturare originali metodologie produttive per nuovi ambiti di indagine. “Praticare il silenzio, tracciarne la forma” è una mostra che vuole sfidare le contemporanee criticità della ricerca dell’unicità e fa del silenzio pretesto e luogo praticabile idealmente, da cui ricavare informazioni codificabili in forme di nuovo pregnanti di significati concettuali. È possibile, solo attraverso una relazione con il silenzio – ossia con l’apparente mancanza di informazione – realizzarne un personale ritratto che manifesti forme e idee esclusivamente appartenenti alle esperienze e agli interessi personali che rendono unico ogni individuo.

Mario Bronzino