Franco Mioni

Franco

ART.ARENA
Franco Mioni
27 giugno – 1 luglio

UN′ARENA OFFICINA D′ARTE
i riflettori si spostano all′interno di ART.Arena, dal 27 giugno al 1 luglio, lo spazio culturale della piazza interamente dedicato all′arte e curato della critica-giornalista brasiliana Regina Nobrez. La location – che settimanalmente propone esposizioni di pittura, scultura, fotografia, installazioni, performance artistiche varie grazie anche al supporto della galleria Tartaglia Arte di Roma – proporrà questa settimana il vernissage per la mostra di Franco Mioni.
Il viaggiatore che nel passato percorreva a piedi o su una modesta carrozza le vie impervie dell′Europa, aveva il tempo di guardarsi attorno e di imprimere sul taccuino la proprie impressioni sul paesaggio, le rovine e le popolazioni. Sono nati capolavori dal pennello di Giotto, Simone Martini, dalla matita di Albrecht Dürer e di Leonardo, dal carboncino dei pittori del Grand Tour e poi dei maestri della pittura en plein air – romantici, impressionisti, fauve, naturalisti – fino al paesaggio fantastico e onirico degli espressionisti o psicanalitico dei surrealisti.
La velocità ha mutato l′approccio visivo millenario alla realtà che circonda l′uomo. Come fissare un′emozione, una felicità estetica o la paura, il vuoto, il nulla dello spaesamento è l′interrogativo dell′arte contemporanea. La fotografia ha dato una risposta posponendo nel tempo la riflessione sull′istante o il godimento, mentre la tecnologia contemporanea, dalla televisione a Facebook e You Tube, consente oggi di fissare qualsiasi evento e di trasmetterlo in tempo reale a fruitori in ogni parte del mondo. Ma è un′arte traslata, perché comunica soltanto, rende noto, rende messaggio ciò che dovrebbe essere moto dell′animo. Bisogna anche ricordare che gli artisti, consapevoli delle conseguenze della velocità degli scambi mentali e fisici, si sono interrogati lungo l′arco del Novecento producendo risposte differenti: cubismo, futurismo, metafisica, ready made, arte povera, land art, minimalismo, video arte e cyber art, per citare le scuole  ed i principali maestri che hanno creato autentici modelli interpretativi.
Come può un giovane artista accostarsi oggi a questo tema, ovvero all′osservazione e alla comprensione della realtà? Franco Mioni ha un modo proprio di affrontare la realtà nella sua dimensione planetaria. Ha la fortuna di viaggiare continuamente, per ragioni di lavoro, per cui la visione delle cose si sedimenta per strati nella coscienza, superando la divisione geografica di Occidente e Oriente, proprio in virtù della velocità degli scambi e della  globalizzazione. Ma è anche un professionista della comunicazione e del design: per lui la televisione e Internet sono caleidoscopici labirinti disseminati di realtà virtuali e di verità clandestine. Ne ricava frammenti di storie, tracce di verità da filtrare con l′osservazione diretta per collocarsi nel tempo e nel mondo che lo circonda.
Negli ultimi tempi meta dei suoi spostamenti è la Cina, dove si trattiene per lunghi periodi. Ed ecco che comincia il suo viaggio di scoperta, che riguarda principalmente le città, i suoi abitanti isolati o in gruppo, gli agglomerati urbani e industriali, mentre l′attenzione è fissata in generale su un volto attorno al quale si sviluppa il racconto. La Cina gloriosa del passato, la Città proibita, la Grande Muraglia, i templi buddisti, i giardini celesti, Xian o il Fiume giallo sono aspetti che non lo riguardano. L′occhio è fissato rapidamente sulla realtà odierna nel suo vorticoso divenire e sugli effetti della velocità degli scambi. Nasce sulla tela, sul cartone da imballaggio, sulla plastica, sul vetro un caleidoscopio di forme e colori creato attraverso citazioni da cartelloni pubblicitari o da advertising televisivo e online, mediante affiche, richiami cromatici alla tradizione espressionista e alla figurazione americana. Il risultato finale è un vero e proprio racconto sociale che si dipana su livelli da linguaggio futurista o che richiama alcune destrutturazione della forma del gruppo Fluxus. Si tratta di un réportage sulla società cinese in vorticosa evoluzione, reso secondo un linguaggio immediato, diretto, sovrapponendo immagini di persone e cose in modo da creare un vero e proprio spartito cromatico.
La stessa cosa riguarda gli scampoli di società occidentale e in particolare di quella italiana, principalmente centrati sulle figure di immigrati, segno palpabile della globalizzazione nei suoi vari aspetti. Ma non sono persone integrate nel tessuto civile, semmai disperati in cerca di una collocazione sociale, in mezzo all′indifferenza o all′ostilità della popolazione autoctona che tuttavia è impegnata a sfruttarli come mano d′opera a bassa remunerazione o a ricattarli spregiudicatamente.
E′ la realtà che affascina Franco Mioni in tutte le sue espressioni. Anche i fenomeni più apparentemente lontani da suggestioni artistiche sono per l′artista scintilla creativa, come l′espressione dei manager di fronte alla catastrofe provocata dalla crisi della finanza mondiale o la disperazione del migrante senza speranza. La tecnologia è il medium per cogliere la realtà circostante: «Guardo il mondo, a cominciare dalla TV che ci guarda con la conseguenza che io guardo sapendo di essere guardato» afferma parlando del suo lavoro di artista.
Quando Senofonte raccontava l′ascesa e la caduta dell′impero persiano, lo faceva usando un linguaggio semplice, rivolgendosi non all′agorà, ma all′intera polis. Lo stesso si può dire di Franco Mioni che usa il linguaggio pittorico nelle sue diverse espressioni per raccontare la realtà, sia quella lontanissima della Cina sia quella che circonda ciascuno di noi. Egli vuole parlare non al critico d′arte, al mercante, al gallerista o al collezionista, ma a tutti noi. Non c′è presunzione in questo desiderio di comunicare il proprio sentire e le reazioni di fronte agli accadimenti del mondo, quanto un bisogno di liberarsi di quell′angoscia che deriva dalla corsa sempre più affannosa contro il tempo.
Il tema dell′immigrazione, già ricordato, è tuttavia affrontato con una coscienza etica molto alta e una forte tensione morale, consapevole che si tratta di una questione epocale dell′intero Occidente, che investe l′Italia con impatto talvolta tragico. Si può parlare di una simbologia generale espressa nella serie Sauce Man o Sugosi, proprio perché si tratta di un esempio riferito a quanti sono impegnati, senza diritti, a raccogliere pomodori e altri prodotti agricoli nelle campagne italiane. E si potrebbe continuare con l′aspetto riguardante badanti, lavavetri, mendicanti, figure che Mioni non affronta, ma lascia immaginare come orizzonte sociale. Si tratta di un discorso sulle conseguenze della globalizzazione, intesa non soltanto come integrazione dell′economia e dei mercati, compreso quello finanziario che ha provocato gravissimi guasti all′economia mondiale, ma anche sulla migrazione di milioni di persone.
L′impero romano ha rappresentato per i popoli conquistati da Roma una grande opportunità di spostamenti e delocalizzazione, per via dell′attrazione esercita dall′Urbs e dalla politica di tolleranza e integrazione verso culture e religioni differenti. Lo stesso è accaduto per il Nuovo Continente, in particolare dopo le guerre di religione e la Controriforma. Lo stesso si verifica oggi: per sfuggire guerre, persecuzioni, miseria o all′assenza di speranz
a, milioni di persone si spostano da Sud a Nord in tutto l′Occidente, in Europa e in America settentrionale. E′ il nuovo sogno dell′umanità.

Franco Mioni se ne fa interprete a modo suo e riesce a trasmettere un messaggio per aiutare a riflettere e a orientarsi, a cominciare da se medesimo, possibilmente a essere migliori. Lo fa senza retorica, rifiutandosi enfasi e grida. Il tutto senza andare a discapito dell′estetica, ovvero della ricerca del bello e del godimento artistici che non è mai un fatto formale, piuttosto un pugno nello stomaco a chi non vuole capire, chiuso nel proprio carapace di egoismi, privilegi, eredità immeritate…
. : L′ARENA Summer in Gavinana: .

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– di fronte alla Coop di Gavinana –
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