Artisti d’Europa a Treviso 2011 – Museo di S.Caterina – Treviso

Artisti d’Europa a Treviso 2011 – Museo di S.Caterina – Treviso
dal 10 al 25 settembre 2011

CULTURA E ARTE FONDAMENTI DELL’IDENTITÀ EUROPEA – di Giuliano Simionato

La terza Mostra dell’Accademia Europa delle Arti rende omaggio al conterraneo Carlo Conte (1898-1966),  scultore “ieratico”, «… sempre implicato totalmente – osserva Andrea Zanzotto – nel cogliere il pullulare misterioso e radioso, oscuro e inebriante dell’esistenza, soffrendo con amorosa ostinazione il trauma del precario incontro con la Bellezza in un mondo minato dal disastro, dall’assurdo».

E cercando di contrastarlo con la soavità dei volti dell’infanzia, la presenza rassicurante della femminilità e la poesia del paesaggio, ricreati con veemenza e insieme con tenerezza. Giovanni Comisso gli riconobbe “un linguaggio che supera i limiti del tempo e di ogni frontiera”, che lo fa un vero artista europeo.
 
Viviamo ormai l’Europa non solo come unione economica ma anche come cultura. Certo una realtà complessa, insidiata da scetticismi e particolarismi, ma anche vivificata da grandi speranze. Giova pensare che essa darà una cittadinanza più grande, dove trasformare in trama comune le differenze nazionali e le mentalità dei popoli, capaci di vivere con gli altri e per gli altri nel rispetto dei diritti di ciascuno. E appunto la cultura e l’arte possono costruire un dialogo dove il bello accresce la consapevolezza di una stessa identità, premessa necessaria di una pacifica convivenza.

L’Europa è orgogliosa della sua ricchezza di pensiero e d’arte che trae linfa dal dialogo interculturale, tema questo riconosciuto prioritario dall’Unione Europea, la quale sta oggi dibattendosi tra le secche di un sistema economico che si presumeva unificante, ma che invece si rivela incerto.

Quale terreno fertile rimane per l’Europa se non quello della cultura intesa come fattore di sviluppo, volta ad una trasformazione responsabile fatta di strutture, individui, interessi comuni, enti pubblici e di uno straordinario scenario capace di cogliere le istanze e le aspirazioni delle comunità? Un humus nel quale gli artisti svolgono un ruolo fondamentale ispirando, collegando e producendo fattori e processi di cambiamento dall’interno del tessuto sociale. Arte e creatività, dunque, mezzi privilegiati per il cambiamento sostenibile del terzo millennio.

Il patrimonio culturale e il capitale intellettuale possono divenire eccezionali strumenti di politica estera. Lo stesso Jean Monnet, uno dei padri fondatori dell’Europa, disse che se fosse stato possibile ricominciare il processo d’integrazione europea, avrebbe preferito ripartire dalla cultura, piuttosto che dal carbone e dall’acciaio. Oggi, quindi, la necessità che l’arte e la cultura assumano sempre maggiore importanza nel dibattito politico s’impone.

Alle istituzioni pubbliche viene chiesto di accompagnare il progresso delle conoscenze e delle tecnologie e i processi di globalizzazione con risposte reali e concrete, di evolversi in parallelo con i nuovi valori, le esigenze e i comportamenti sociali. Di qui la necessità che il continente proponga un’idea nuova di sé soprattutto attraverso la diplomazia culturale. Nella quale l’arte contemporanea può aprire la strada a rappresentazioni e a modificazioni della realtà traducibili in nuovi esiti della produzione materiale e immateriale, migliorando la qualità della vita di tutti i giorni di ciascuno di noi.

Ciò comporta l’incentivazione di artisti che riescano ad interpretare le sensazioni, i desideri, le inquietudini, le ansie e le certezze del mondo in cui stiamo vivendo. L’arte e la cultura emergente sono i fondamenti di questo sistema, da armonizzare per quanto riguarda l’attenzione e il sostegno riservati dai singoli Stati (mobilità degli operatori, mostre e progetti, accesso a spazi di qualità e ai circuiti internazionali).

Anche sotto questo aspetto, pertanto, riesce significativo che il Comitato Nazionale Italiano dell’Accademia Europea delle Arti torni a presentare a Treviso, in una cornice stimolante come il museo cittadino, un appuntamento inteso – attraverso il suo intreccio creativo a –  sviluppare “una casa della cultura umana dalle grandi finestre”, uno spazio riconosciuto come luogo d’incontro, di  confronto, di speranza.

ARTISTI ED EUROPA – di FAUSTO PAJAR

L’Europa vive oggi una sofferenza economica che si riflette in sofferenza umana. Anche l’arte e la cultura soffrono. Quando noi segnalavamo un’erronea percezione del senso e del significato di Europa, come soggetto puramente economico, venivamo poco considerati perché la ricchezza diffusa, non consentiva il momento della riflessione. Quando dicevamo che un’Europa senza radici non poteva esprimere il meglio delle sue enormi potenzialità dicevamo che l’Europa è la gente e la gente non vuole privarsi della ricerca costante di fede e di bellezza.

Questa premessa, che appare utopica, è necessaria perché oggi ci accorgiamo tutti che certe premesse e promesse politiche o pseudo tali, non erano reali, praticabili e si sono rivelate illusorie, perché lontane dalla fede e dalla bellezza. Questo vale anche per l’economia, termine illusorio quest’ultimo visto lo sfascio delle borse e dei mercati in generale che di economico hanno ben poco.

Questo  vale anche per la cultura e per gli artisti?

Artisti e cultura, fondamento di ogni vivere in bellezza e armonia , soffrono la trascuratezza del sistema verso di loro. E – consentitemi- se soffrono la cultura e l’arte soffre il mondo, soffre la gente che nell’arte e nella cultura  riconosce se stessa  come persona, unica e irripetibile, chiamata per nome, con un nome solo, quello che lo identifica nella sua esistenza terrena.

E che nell’arte e nella cultura riconosce se stessa come parte del genere umano che cerca e costruisce relazioni, che promuove quei modelli mondiali e guarda caso autenticamente trevigiani che sono stati riconosciuti da grandi della letteratura e dell’arte. Dico, qui, di Dante che parla di Sile e Cagnan dico anche di Fazio degli Uberti che nel Dittamondo parla di questo luogo con ammirazione e affetto: “Quinci trovai Trevigi sul cammino, che di chiare fontane tutta ride e del piacer d’amor che quivi è fino”.

Limpidezza, come quella delle acque, e amore per la pittura, la poesia, le scienze hanno sempre caratterizzato questa nostra terra aperta a clamorose manifestazioni d’arte come quelle del ciclo d’affreschi di Tomaso da Modena, che sono proprio nel museo di Santa Caterina, ma anche della Madonna bizantina della veneranda abbazia di Follina, ma anche alle incomparabili opere di Carlo Conte, scultore di Moriago della Battaglia, estroso e scontroso del quale molte cose possono dire in aneddoti e in testimonianza anche Simon Benetton e Carlo Balljana e molti altri che lo hanno conosciuto nel suo travaglio artistico e umano.

E Conte viene da quel fazzoletto di terra trevigiana a ridosso del Piave e del Soligo che ha dato i natali a una generazione di grandi artisti non solo nella pittura o scultura, ma anche nella poesia: è il caso di Giocondo Pillonetto, l’oste poeta di Sernaglia della Battaglia, per non dire di Andrea Zanzotto.

E’ in questa nobilissima scia di grande cultura europea che, anche quest’anno, gli artisti dell’Accademia, con rispetto e consapevolezza, sono ancora qui, a Treviso, in questo meraviglioso luogo d’arte e cultura donatoci dagli antenati che all’arte e alla cultura dedicavano patrimoni ed esistenze che ci consentono oggi di esprimere, per loro, un grande ringraziamento e grande ammirazione.

Dobbiamo dire anche, che noi siamo probabilmente un’isola fortunata -ma questo non ci può far dimenticare il dolore altrui- un’isola fortunata, dicevo, perché abbiamo trovato corrispondenza e risposte da istituzioni ed enti pubblici, come da grandi istituti di credito e da privati,  che nelle proposte degli artisti dell’Accademia europea riconoscono un grande progetto ideale di comunione e fraternità, che rispetta ciascuno nelle sue idee e credenze. Il folto gruppo di artisti europei che, in questo prestigioso luogo espongono le loro opere recenti, non ha bisogno di gloria o di riconoscimenti, perché sono famosi per meriti loro.

Vogliono che al loro esprimersi si dia un luogo, molti luoghi, dove esercitare il dialogo e le relazioni culturali. Solo questo. Senza rapporti relazionali non esiste società umana, non esiste politica, non esiste economia. Nel “patchwork” di un mondo in frammenti che pensavamo la globalizzazione avesse travalicato, gli esperti sono costretti a riconoscere che tutte le grandi trasformazioni avvenute dopo la caduta del Muro di Berlino – trasformazioni che gli statisti definiscono “storiche, o mondiali  o epocali” per giustificare il fatto di non averle previste quando cominciavano a manifestarsi-  propongono un’Europa e un mondo che non possono fondarsi più solo sul potere dell’economia diventata folle e spesso immorale.

Però, lasciatemi dire, in conclusione, che se l’Europa  ha sicuramente bisogno di un progetto economico che rassicuri la gente e metta all’angolo i massacratori dei risparmi e del lavoro altrui,  nondimeno  ha bisogno di un progetto politico unitario e paritario più incisivo e popolare, ma ha soprattutto ancor più bisogno  di fondarsi sull’arte che è il linguaggio umano universalmente compreso.

Noi, come Accademia, e i nostri artisti, liberi e creativi, questo tentiamo di propugnare, in questa città di Treviso che era internazionale ancor prima che si cominciasse a parlare d’Europa.