Paolo Parisi – Vis a Vis – Galleria S.A.C.S. – Palermo

Paolo Parisi – Vis a Vis – Galleria S.A.C.S. – Palermo
22 settembre 2011

Giovedì 22 settembre – Riso, Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia – corso Vittorio Emanuele 365 – Palermo  – ore 17 – TALK – OUT THE BOX – S.A.C.S. Sportello per l’Arte Contemporanea della Sicilia – ore 18.30 – VIS à VIS (datura) di Paolo Parisi

GALLERIA S.A.C.S.
23.09.2011 – 23.10.2011 

ore 20
OBSERVATORIUM (BLU.TALLY)
PAOLO PARISI + MASSIMO 
installazione + live performance
a cura di Helga Marsala

Corte di PALAZZO RISO
ingresso gratuito

Un’intera giornata di Riso, Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia, dedicata a Paolo Parisi: il 22 settembre si inaugura infatti presso la Galleria S.A.C.S. dello spazio palermitano (corso Vittorio Emanuele 365), “Vis à Vis” personale fotografica che si ricollega ad un lavoro del 2009 in cui l’artista catanese aveva lavorato sul fiore di “datura”, solanacea orientale chiamata anche “fiore del diavolo”.

Se nel 2009 Parisi aveva sovrapposto e fuso l’immagine del fiore con una carta geografica del territorio, in “Vis à Vis” ottiene lo stesso effetto semantico e ingannevole, scatenando un confronto diretto da differenti punti di vista: ogni scatto mette in primo piano un fiore di datura (che vive a testa in giù) sullo sfondo del cielo, trafitto dalla luce di un fiore accecante. La mostra, aperta fino al 23 ottobre, sarà visitabile alla Galleria S.A.C.S. di Palazzo Riso giovedì e venerdì dalle 17 alle 22, sabato dalle 17 alle 20. Ingresso gratuito.

Ma Paolo Parisi sarà anche protagonista di un’installazione en plein air, all’interno della corte del Museo. Special guest, il musicista e sperimentatore del suono Massimiliano Sapienza aka Massimo, protagonista di una live performance ideata ad hoc per Observatorium (Blu.Tally), progetto inedito di Parisi, realizzato per l’occasione e curato da Helga Marsala. Il suono e la luce sono al centro dell’architettura precaria ideata dall’artista:  elementi strutturali invisibili, chiamati a interpretare il colore blu e a consentirne un coinvolgente attraversamento fisico.

L’Osservatorio, figura ricorrente nell’immaginario di Parisi, è il luogo della visione doppia, oggetto-scultura, da osservare e perlustrare dall’esterno, girandoci intorno; ma anche oggetto-architettura, da occupare ed abitare in quanto atipico punto d’osservazione sul mondo. Observatorium (Blu.Tally), collegandosi alle recenti sperimentazioni di Parisi intorno alla natura del colore secondo lo schema RGB, è un’architettura effimera, fatta di semplici pallet impilati e sormontata da una copertura di plexiglass blu. Una scatola magica da cui il suono e la luce si diffondono, spingendo verso l’esterno.

Durante la serata sarà possibile rivedere nella sua versione notturna anche il wall painting realizzato lo scorso luglio da Francesco De Grandi su uno dei muri del giardino di Palazzo Riso. Wood. Bosco elettrico sarà illuminato dalle apposite luci di wood che al buio lo rendono fluorescente. Il tema della luce e quello del colore legano l’opera di De Grandi a quella di Parisi, in un dialogo continuo in sinergia con gli spazi aperti del Museo.

Sempre giovedì 22 settembre, ma alle 17, S.A.C.S. ospiterà la presentazione di “Out of the box”, progetto community based di IMPOSSIBLE SITES dans la rue, con Associazione Isole; e progetto vincitore del bando “Lost in Translation. Arte e Intercultura”, I edizione del concorso indetto da Connecting Cultures in collaborazione con Ismu Settore Educazione, Patrimonio e Intercultura e con il contributo di PaBAAC – Direzione Generale per il Paesaggio, le Belle Arti, l’Architettura e l’Arte Contemporanee del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

La conferenza rappresenta una delle tappe conclusive di “Out of the box” che, iniziato a marzo con laboratori urbani di fotografia stenopeica, si è svolto, nel corso di un anno, sia sul territorio di Piana degli Albanesi, sia presso le sedi delle istituzioni coinvolte nel progetto, come l’Accademia di Belle Arti di Palermo.

Come spiega l’artista ideatrice del progetto, Giuditta Nelli, “Out of the box”, coinvolgendo attivamente i cittadini, crea un ponte tra il territorio culturale e geografico di Piana degli Albanesi e l’intorno siciliano; tra l’intorno siciliano ed il contesto nazionale ed internazionale. Utilizzando strumenti di ricerca e approccio al territorio innovativi, trasversali e sovranazionali, disegna cartografie stenopeiche, paesaggi fatti di luoghi impossibili mappati in bianco e nero con scatole di latta; le restituisce alla cittadinanza con racconti fotografici in pubblica affissione, come avverrà il 24 settembre proprio a Piana degli Albanesi. In quest’occasione sarà anche presentato il video "Qual è il tuo luogo impossibile?" – in lingua arbëreshë "Për tij çili ë vendi çë ngë ka klënë kurrë o çë një herë ishë e nani ngë ë më?" – una traduzione del processo vissuto, prodotto da IMPOSSIBLE SITES dans la rue (shooting & editing di Alessandro Ratti).

Saranno presenti:
Giovanni Iovane, curatore di S.A.C.S.
Anna Detheridge – Presidente di Connecting Cultures, Associazione promotrice del concorso “Lost in Translation. Arte e Intercultura”
Silvia Mascheroni – Fondazione Ismu – Patrimonio e Intercultura, partner di progetto per “Lost in
Translation. Arte e Intercultura”
Giuditta Nelli –  IMPOSSIBLE SITES dans la rue, public artist, ideatrice e curatrice del progetto "Out of the box"
Tomaso Bozzalla Cassione – IMPOSSIBLE SITES dans la rue, architetto e artista
Alessandro Ratti – IMPOSSIBLE SITES dans la rue, public artist e video-maker
G. Costanza Meli, storica dell’arte, presidente dell’Associazione Isole, istituzione promotrice del progetto "Out of the box"
Barbara D’Ambrosio, storica dell’arte, vice presidente dell’Associazione Isole.
Giovanna Cerniglia, responsabile Laboratorio Linguistico "Out of the box"
Daniela Bigi, docente e coordinatrice del laboratorio didattico con gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Palermo
Enza Ferrara, Associazione Culturale "Tundemi" di Piana degli Albanesi

Paolo Parisi
Nato a Catania nel 1965, Paolo Parisi vive a Firenze. La sua ricerca pittorica prende avvio da un linguaggio di tipo astratto, scelta che delinea la volontà di riflettere sui meccanismi della visione e della fruizione nel rapporto tra lo spettatore e l’opera. Partendo da immagini tratte dalla realtà – quali carte nautiche, profili costieri e vedute aeree – Parisi "nasconde" la rappresentazione dietro ad una o più mani di colore acrilico, rendendo la superficie monocroma e provocando un "riaffioramento" (processo di cui l’autore non ha il controllo) dell’immagine precedentemente realizzata con colori ad olio.

L’interesse per la percezione soggettiva del fruitore si riflette anche nell’intervento da parte dell’artista sul contesto architettonico: una determinata colorazione delle vetrate può immergere la luce del giorno in un altro colore, mentre il suono può rendere udibile il movimento della materia registrato dalle sonde collocate sotto la crosta dei vulcani. La scultura, realizzata a strati di fogli di cartone ondulato, può essere praticata al suo interno, come in una cavità naturale, stabilendo nuove relazioni tra contenuto e contenitore (Observatorium, 2004).
Scrive Helga Marsala, a proposito di Observatorium (Blu.Tally):

“Spazio, luce, colore, suono, vibrazione, frequenza: queste alcune delle parole chiave utili a decodificare l’opera di Paolo Parisi. Pittura, scultura, installazione e performance convivono su un unico piano d’indagine, come tasselli di una griglia in cui l’elemento sensoriale gioca un ruolo prioritario. E’ infatti centrale, per l’artista, la capacità di creare nello spettatore condizioni di inabissamento estetico. Invitati a confrontarsi con dimensioni spaziali inedite rispetto al quotidiano transitare, ci si ritrova all’interno di ambienti in cui domina una sorta di principio sinestetico: il colore si fa luce, la luce si fa suono, il suono si fa spazio, lo spazio si fa tempo di percorrenza… L’Osservatorio, figura ricorrente nell’immaginario di Parisi, è il luogo della visione doppia.

E’ oggetto-scultura, da osservare e perlustrare dall’esterno, girandoci intorno; ma è anche oggetto-architettura, da occupare ed abitare in quanto atipico punto d’osservazione sul mondo. (…) Il colore blu, leitmotiv del progetto, ha qui la potenza ipnotica delle sonorità cupe di Massimiliano Sapienza (aka Massimo), ma anche l’energia fluida sia della luce solare che di quella creata, di notte, da apposite lampade. Filtrando attraverso il soffitto colorato, la luce – virata verso un intenso “oltremare” – inonda l’abitacolo, “sfondandolo” grazie alle fessure dei pallet. L’osservatorio-navicella – fragile, precario, provvisorio – acquista così la forza magnetica eppure effimera del blu, tramutandosi in nucleo cromatico raccolto, ma anche in corrente contagiosa.

Suonando all’interno dell’osservatorio, Massimo lo tramuta in una macchina viva, generatore pulsionale che fa del suono materia spazializzata. I suoni elaborati dal suo laptop, amplificati da una potente sound system, funzionano come droni articolati, perforazioni noise vitalizzate dalle frequenze dei bassi esacerbati. Oscuri e saturi, i suoni elettronici si sviluppano lungo le tre dimensioni spazio-temporali, essendo a un tempo flusso continuo ed invisibile nonché elemento concreto che inghiotte, ingloba, penetra”. 

INFO
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