Leonardo Crudi – WHITE WORKERS – Conspiracy Club Gallery – Roma

Leonardo Crudi – WHITE WORKERS – Conspiracy Club Gallery – Roma
23 febbraio 2014

Conspiracy Club Gallery, in collaborazione con “LA PORTA BLU”, presenta il 23 febbraio 2014 la mostra semipermanente “WHITE WORKERS” a cura di Alberto Parres di Leonardo Crudi.

Giovane artista romano classe “88” che con padronanza artistica nell’utilizzo della penna Bic esclusivamente a linee verticali e con tecniche di colore basate principalmente sull’uso di acqua, caffè e candeggina presenta un lavoro anomalo che trascende dalla rappresentazione stessa e si eleva in un momento più alto ponendoci di fronte alle nostre radici, a quello che eravamo prima che la bramosia di successo, fama e lusso divorasse la comunità “civile”.

L’operaio è il tema centrale, simbolo e creatura di quest’epoca capitalistica, schiavo della società del bisogno e del bisogno stesso. Questi operai sono però di un’epoca differente dalla nostra, ed è proprio questa distanza evidente che ci permette di giudicarli e, quasi automaticamente, impersonare in loro quello spirito che abbiamo perso e che siamo convinti essi avessero. Una presa di coscienza, ritorno alle origini nonché monito squillante di reincarnare gli antichi valori, liberi di ogni feticcio materiale.

I valori di giustizia sociale, di stato e di famiglia che hanno guidato gli uomini nel secolo scorso e che noi abbiamo perduto, comprato, acquisito e venduto.

Ti guardano quei volti di china, perduti e inconsapevoli di essere l’essenza stessa dello stato, le vere mani che lo costruiscono e poi lo distruggono per ricostruirlo ancora. E’ di cemento e mattoni che parliamo, di ferro battuto e legno, che potere possono ancora avere questi oggetti degradati a essere gli ultimi. Molti lavori ricordano quell’icona, la marcia del quarto stato, la lotta di chi produce ciò che poi non potrà possedere e spontanea si affaccia la domanda: esiste ancora questa classe lavoratrice, oppure con maestria camaleontica si è amalgamata allo stato borghese, ne ha adottato i valori, i consumi, il benessere, i feticci, tanto da perdere la coscienza di se stessa e del proprio potere?- che nel suggerimento dell’artista, diviene un dovere- Sono opere genuinamente figurative che varcano però il confine del concettuale, pregne di significati talvolta celati altri evidenti.

L’operaio diventa il simbolo perduto che si mostra nelle sue varie eventualità dell’essere, nel pericolo del lavoro, nella sua abitudinarietà, nella sua alienazione e nella sua protesta. Gli stessi soggetti si sdoppiano su piani diversi che prospettano i vari volti storici del lavoratore stesso. Alcuni definiti altri appena tratteggiati come entità appartenenti a epoche diverse.

Come sia il presente quel secondo piano sfumato e senza confini netti, in cui tutti gli esseri si affacciano privi d’identità corrotti dal lusso rateizzato dal consumismo.