Conferenza su “Il quotidiano nel Medioevo” e visita notturna al Castello – Caccamo

pallinoConferenza su “Il quotidiano nel Medioevo” e visita notturna al Castello – Caccamo
1 agosto 2014

Come viveva l’uomo del medioevo? Quali erano gli usi e le abitudini. A questi argomenti è dedicata la conferenza di Ferdinando Maurici dal titolo “Il quotidiano nel Medioevo” che si terrà nella sala Prades del Castello di Caccamo venerdì 1 agosto 2014 alle ore 18,30. Inoltre alle ore 20,00 è prevista una degustazione di prodotti tipici, mentre alle 21,30 inizierà la visita guidata al Castello chiaramontano. L’iniziativa si tiene nell’ambito della manifestazione “Un’estate con SiciliAntica”, organizzata da SiciliAntica in collaborazione con l’Associazione Sicilia e dintorni.

Dopo il saluto del sindaco di Caccamo, Andrea Galbo, la presentazione di Alfonso Lo Cascio, della Presidenza Regionale di SiciliAntica e Giovanni Aglialoro, presidente dell’Associazione Sicilia e dintorni, l’archeologo Ferdinando Maurici, autore di circa cento pubblicazioni dedicate alla storia, all’archeologia e alla topografia della Sicilia medievale, racconterà la vita dell’uomo medievale e smentirà alcune leggende come quelle che vogliono che dai castelli venisse gettato olio bollente sui nemici.

castello-caccamoProbabilmente si trattava di acqua bollente: l’olio era un bene troppo prezioso. Se c’era bel tempo, gli uomini stavano all’aperto e andavano a caccia, spesso di animali pericolosi. Quando pioveva o nevicava ed erano costretti a rimanere nel castello, amavano giocare a scacchi fra di loro o con le loro dame. Le donne filavano e si facevano aiutare dalle ancelle; spesso si facevano leggere libri. Anche le donne del popolo preferivano stare davanti all’uscio a filare; ogni giorno andavano in piazza, dove c’era il pozzo, per prendere l’acqua. Il buio era totale e profondo e doveva fare molta paura. Di notte la città era deserta ed era proibito girare: si poteva uscire soltanto per chiamare d’urgenza il dottore o il prete. Molte informazioni di come viveva l’uomo medievale ci giungono dai manoscritti che ancora oggi possiamo leggere, dalle miniature, o dalle immagini che vediamo nelle chiese o nei palazzi medievali.

La manifestazione si tiene con il patrocinio del Comune di Caccamo. Tra la conferenza e la visita guidata al Castello è prevista, per chi interessato, una degustazioni con Pane Cunsatu, Focaccia da Forno a Legna condita con aromi di Sicilia, vino locale e dolce tipico con creme siciliane (Pistacchio, limone, mandorla). Per prenotazioni Tel. 091 8149744 – 338 9804204.

Scheda Castello di Caccamo

Il Castello di Caccamo è arroccato sulla sommità di una roccia calcarenitica a 521 m. sul livello del mare e domina la valle dove scorre il fiume S. Leonardo, permettendo dalle sue torri e terrazze a strapiombo di spaziare con lo sguardo all’interno di uno scenario paesaggistico che si estende dal monte S. Calogero, ad est, alla Rocca di Vicari a sud. Essendo le varie parti che costituiscono il Castello, costruite in epoche diverse e poggiando su quote altimetriche differenti, ha creato un percorso a spirale che partendo dall’esterno conduce il visitatore verso la zona più antica.

Tra le ipotesi indicate per la datazione del primo nucleo fortificato, vi è anche quella legata ai resti archeologici riconducibili alla presenza dei Cartaginesi, forse scampati alla disfatta di Himera del 480 a.C. Per quanto riguarda i dati storici documentabili, le prime notizie certe risalgono al 1094 quando il Conte Ruggero d’Altavilla innalza i possedimenti del Castello al rango di Baronia. Da questa data in poi una serie di famiglie feudali, aragonesi e spagnole, reggeranno le sorti della rocca fino all’ultima signoria dei De Spuches, che nel 1963 ha ceduto il monumento storico alla Regione Siciliana.

Percorrendo l’attuale via d’accesso al Castello, risalente al XV sec. E, superato il primo cancello, si giunge ad una suggestiva rampa scavata nella roccia, delimitata da una fila di merli da un lato e da un grande edificio dall’altro; quest’ultimo, costruito nel 1402 da Don Giaimo de Prades o «Ala Prades», include al centro la scuderia mentre nella parte sovrastante, con le sue finestre bifore, la «Sala delle Udienze» dove veniva applicata la legge del Re come indicato dal bassorilievo scolpito della «Bilancia», posto in basso.

Varcato il secondo cancello, ci si trova nella prima corte interna» denominata «Atrio a Tenaglia» poiché in caso di assedio i nemici venivano bloccati e colpiti da tutte le aperture e terrazze sovrastanti che la circondano. Qui a parte «l’Ala Prades» a sinistra e il «Corpo di Guardia» a destra (XV sec.), si può notare frontalmente la presenza della zona terminale dell’Ala est «Chiaramontana» (XIV sec.).

Continuando sulla destra, attraversato il terzo ingresso, si accede ad un terrazzino dove sulla destra è posta la cappella di corte mentre sulla sinistra ciò che rimane della «torre mastra del castello edificata dai Normanni; infine si nota un portale ogivale chiuso da un cancello: l’ingresso alle carceri. Superato infine l’ultimo arco, un tempo difeso da un ponte levatoio e relativo fossato, si giunge alla «Corte Centrale o Baglio» con la sua originale pavimentazione a tela di ragno per favorire la raccolta dell’acqua piovana (XVII sec.).

Dello stesso periodo è il portale in marmo che conduce alle sale del piano nobile, dove tra salone delle armi, sale da pranzo e sala del camino vi sono da sottolineare per il loro pregio artistico i soffitti in legno intagliati (XVII sec.) e le fasce dipinte sottostanti (XVIII Sec). Da citare anche la presenza della «botola» nella cappella Interna e la «porta pentalobata» (XIV sec.) che conduceva ad una torre cilindrica esterna posta sull’orto. La visita si conclude con la visione paesaggistica dalla terrazza interna e dalla loggia esterna da cui è possibile osservare il borgo medievale di Caccamo e la valle solcata dal fiume S. Leonardo, tra il golfo di Termini, Capo Zafferano, Rocca Busambra e la Rocca di Vicari.