PADIGLIONE TIBET – Palazzo Zenobio – Venezia

PADIGLIONE TIBET
un ponte di cultura e libertà
evento dedicato a S.S. il Dalai Lama
Palazzo Zenobio – Fondamenta del Soccorso 2596 – Venezia
10 maggio – 10 agosto 2017
inaugurazione 13 maggio ore 18.00

PADIGLIONETIBET_2017Ultimamente sembra che i muri prendano il sopravvento e che, al contrario, i ponti vengano dimenticati o peggio distrutti. Purtroppo non si tratta di scelte architettoniche, ma di un basso grado di civiltà.
Padiglione Tibet, ideato e curato da Ruggero Maggi, da sempre si è posto come un ponte sensibile tra la cultura Occidentale e quella Tibetana densa di affascinanti e mistiche suggestioni spirituali, linguistiche ed artistiche. Un ponte, un passaggio da Est ad Ovest, che crei quella sfumata ma necessaria vibrazione poetica per interagire e comprendersi.
Padiglione Tibet: ponte fra culture.
Una società democratica implica il riconoscimento e l’accettazione di un fenomeno migratorio di massa che non si arresterà mai se le condizioni sociali ed economiche in certi nazioni non cambieranno drasticamente.
Pensiamoci bene: perché si dovrebbe fermare?! Noi ci fermeremmo se il nostro Paese fosse segnato da un’indicibile povertà o da tragiche guerre? E’ un’inesorabile legge di natura: si fugge da dove si sta peggio per andare dove si potrebbe stare meglio. E’ ovvio, ma è così.
Vi era (il passato purtroppo è quasi d’obbligo) un popolo che invece nel proprio paese ci stava benissimo… era il popolo tibetano.
Popolo le cui opere d’arte venivano impreziosite da un’antica spiritualità:
come non ricordare i delicati mandala dalle sinuose forme ed i magnifici colori alludenti a metafisiche case, strade, città che sembravano provenire da altre dimensioni? Le meravigliose e delicate Khata simboli di amicizia e di solidarietà, le ruote delle preghiere, le Tangka …
Ma forse gli oggetti (mi rendo conto che chiamarli “oggetti” è decisamente sminuente rispetto al loro utilizzo) che rappresentano meglio questo popolo sono le bandiere di preghiera, le Lung-Ta (letteralmente cavalli di vento), veri simboli che enfatizzano e racchiudono in sé la spiritualità tibetana ed il desiderio innato di questo popolo di abbracciare l’intera razza umana in una grande preghiera collettiva. Filipreghiere che costituiscono la trama stessa del tessuto con cui sono realizzate le bandiere e che, afferrati e sospinti da mulinelli di vento, in un rapido evolversi di volo si trasformano in particelle di preghiera, in un’eco di mantra di buon auspicio per tutti gli esseri senzienti.
Preghiere che si sfibrano in sottili fili portatori di messaggi colorati di pace e compassione giocando con il vento che li accarezza e li trasporta in un dialogo costante con la natura, l’uomo e con tutti gli esseri viventi, librandosi in un appassionante volo di un eterno viaggio.
Delicate strutture filiformi su cui gli artisti invitati per questa edizione di Padiglione Tibet sono intervenuti con messaggi poetici di straordinaria forza spirituale e creativa…. l’anima si eleva con le coinvolgenti preghiereopere che nella mostra creeranno passaggi, paesaggi, sensazioni visive, tattili, in certi casi anche olfattive.
Opere inedite che attendono di essere osservate ed ascoltate, ognuna portatrice di messaggi silenti, ma al contempo voci chiare ed esaustive di ogni singolo artista partecipante:
Marco Agostinelli, Dino Aloi, Salvatore Anelli, Piergiorgio Baroldi – Lorenzo Bluer, Carla Bertola – Mariella Bogliacino – Fernando Montà – Alberto Vitacchio, Giorgio Biffi – Giglio Frigerio – Fabrizio Martinelli, Rovena Bocci, Rossana Bucci – Oronzo Liuzzi, Rosaspina Buscarino, Silvia Capiluppi, Paola Caramel, Simonetta Chierici – Loredana Manciati – Tiziana Priori – Elena Sevi, Pino Chimenti, Circolo degli artisti di Varese, Marzia Corteggiani, Giampietro Cudin – Carla Rigato, Albina Dealessi, Nyima Dhondup – Livia Liverani, Anna Maria Di Ciommo, Franco Di Pede, Marcello Diotallevi, Giovanna Donnarumma – Gennaro Ippolito, Gretel Fehr, Mavi Ferrando – Mario Quadraroli – Roberto Scala – K7, Alessandra Finzi – Gianni Marussi, Alberto Fortis, Emanuela Franchin, Ivana Geviti, Antonella P. Giurleo, Isa Gorini, Gruppo Il Gabbiano, Peter Hide 311065 – Isabella Rigamonti, Benedetta Jandolo – Angela Marchionni, Oriana Labruna, Silvia Lepore – Sandro Pellarin, Giulia Niccolai – Gruppo BAU, Tashi Norbu, Clara Paci, Lucia Paese, Salvatore Perchinelli, Marisa Pezzoli, Benedetto Predazzi, Anna Seccia, Gianni Sedda, Roberto Testori così come le significative opere-video di Satish Gupta presentato dalla prestigiosa BASU Foundation For The Arts, Francesca Lolli e Marco Rizzo.
Dopo aver attraversato l’intreccio delle Lung-Ta si potrà accedere ad un particolare ed originale percorso visivo ed emozionale, costituito da quattro mostre personali con una selezione di opere dal contenuto giocoso e fluttuante come nel caso di Marcello Diotallevi con le sue “Fiabe al vento”; con le evocative immagini fotografiche di Anna Maria Di Ciommo riproducenti Lama tibetani al lavoro su splendenti mandala; con le rigorose opere di Rosaspina Buscarino dal serrato ritmo ompositivo, capaci di penetrare a fondo nell’animo umano e con le opere-oggetto di Roberto Testori che nel loro biancore riflettono soluzioni concettuali ricche di significati spirituali ed artistici.
Il percorso prosegue con un altro evento sotto il grande ombrello di Padiglione Tibet: Time Travellers in Venice, curato da Roberta Reali, project assistant Anna Maria Griseri, in cui saranno esposte opere di Tashi Norbu – tra gli artisti tibetani contemporanei di maggior successo – e del suo 9 Pillars Contemporary Art Studio di Amsterdam. La mostra prevede l’omaggio a Tenzin Rigdol e Gonkar Gyatso, che reinterpretano la pittura tradizionale tibetana nel lessico quotidiano dell’era post-industriale. Lo slancio della comunicazione tra oriente e occidente è espresso dai Le Brothers (Le Ngoc Thanh e Le Duc Hai) con video performances radicate nella coscienza contemporanea del Vietnam buddhista; la videomaker Lala Lharigtso
presenta con il regista Donagh Coleman A Gesar Bard’s Tale, storia del poeta e veggente Dawa ambientata nel Tibet d’oggi. L’Ici Venice (International Cultural Institute) partecipa con il documentario di Anne e Ludovic Segarra Bhoutan: un petit pays possedé du ciel (1972), il primo realizzato in quel paese. Maurizio Pizzo, scenografo e origamista, presenterà workshop a tema.
Dalle sale Padiglione Tibet si estende al giardino presentando Atman (dal sanscrito “essenza” – “soffio vitale”) opera inedita site specific di Robert Gligorov realizzata appositamente per il padiglione e curata da Luca Pietro Acquati Architetto. Uno spazio racchiuso e silente, una sorta di giardino segreto che si ispira ai cimiteri anglo-americani dove croci bianche sono piantate direttamente nel prato, ma in cui la croce cristiana è sostituita dall’antico simbolo della svastica tibetana che rappresenta il sole.
L’installazione evidenzia il concetto di appartenenza per suscitare una discussione storica e semiologica. Attestazione di memoria che appartiene ad una tradizione che ha sempre cercato la spiritualità e la conoscenza.
Padiglione Tibet sarà anche presente il 17 giugno all’evento Venice Art Night, di cui verrà fornito un programma più dettagliato in seguito, con l’apertura straordinaria fino alle ore 23.00.
Altri significativi appuntamenti sono previsti il 14 maggio con il live painting di Tashi Norbu accompagnato dal recital di musica e poesia di Federica Artuso (chitarra) e Nicoletta Confalone (voce) ed il 6 Luglio, data in cui si celebrerà l’82° compleanno del Dalai Lama.
ENTRATA LIBERA
orari: martedì – domenica 10.00/18.00 – chiusura: lunedì
info: www.padiglionetibet.com | maggiruggero@gmail.com | 320.9621497
PALAZZO ZENOBIO – FONDAMENTA DEL SOCCORSO 2596 – VENEZIA
. Dalla Stazione Ferroviaria di Venezia facilmente raggiungibile a piedi
. vaporetto 5.1 fermata S. Basilio

CUOREDITIBET
di Dino Aloi
La bandiera del Tibet sventola libera
nei nostri cuori e nelle nostre menti
Mentre vivendo da occupati
si stringono i denti
Guardando paesaggi suadenti
Che paiono dipinti da amanuensi.
Vola libero il pensiero
Sotto lo sguardo del cinese severo
E per farsi ascoltare
Non resta che bruciare
Pensando ad un domani
Da veri Tibetani
Senza politiche di nani
Che si credono giganti
Soltanto perché tanti
E senza dolci intenti