FAUSTO PIRANDELLO –  mostra personale – Contemporanea Galleria d’Arte – Foggia

FAUSTO PIRANDELLO
Mostra personale a cura di Giuseppe Benvenuto e Sara Maffei

FOGGIA

 Contemporanea Galleria d’Arteviale Michelangelo, 65

2 aprile – 5 maggio 2022

Inaugurazione: sabato 2 aprile, ore 18:30

La Contemporanea Galleria d’Arte di Foggia ospiterà fino al 5 maggio 2022 una mostra dedicata al celebre pittore italiano Fausto Pirandello, figlio del grande drammaturgo. La personale, curata dall’esperto gallerista Giuseppe Benvenuto, affiancato dalla storica dell’arte Sara Maffei, verrà inaugurata sabato 2 aprile ed intende delineare, attraverso un corpus di circa quindici opere, un’attenta fisionomia dell’evoluzione pittorica di uno dei maggiori pittori italiani del Novecento.

Nato a Roma alla fine dell’Ottocento, negli anni Venti del secolo successivo Fausto Pirandello frequenta la Scuola d’Arte agli Orti Sallustiani di Carena, Selva e Amato, esercitandosi a dipingere dal vero figure, paesaggi e nature morte in cui la tradizione incontra la modernità. Durante i mesi estivi, i corsi si svolgono nella natura di Anticoli Corrado, paese molto popolare fra gli artisti e i letterati dell’epoca alla ricerca di modelli pittorici di peculiare bellezza. È in questo borgo laziale che Pirandello apre il suo primo studio di pittura, trovandovi ispirazione per la maggior parte delle composizioni di paesaggio, scene di vita contadina e nudi. Come informa lo storico dell’arte Manuel Carrera[1], sono molti gli spunti derivati da Anticoli Corrado per l’arte pirandelliana: in primis il paesaggio di campagna bruciato dal sole estivo, ineffabile e penetrante, la natura aspra, quasi inospitale e piena di contrasti. In secondo luogo, i modelli per i suoi nudi, la cui fisicità è resa mediante ricche pennellate fortemente materiche, in grado di trasmettere sensualità e introspezione psicologica.

Nel 1925 partecipa alla Biennale di Roma con le “Bagnanti”, e a quella di Venezia del 1926 e dal 1932 al 1942. Sul finire del secondo decennio, trasferisce a Parigi il suo studio, frequenta gli Italiens de Paris, si confronta con le opere di Cézanne, dei cubisti e dei pittori dell’École de Paris e allestisce la sua prima personale presso la Galerie Vildrac (1929).

Nei primi anni Trenta torna a Roma, lavorando in uno studio con vista sui tetti della città, panorama dal quale traggono ispirazione diverse opere, tra cui l’olio su tavola “Tetti” (1939), parte dell’esposizione foggiana. Qui nella capitale, assieme a Capogrossi, Cavalli e Cagli, diviene uno dei protagonisti della Scuola Romana, un gruppo di pittori il cui obiettivo è la ricerca di un incontro tra la modernità del linguaggio post-cubista e l’arte antica. Pur collocandosi fra gli esponenti di questa nuova tendenza, Pirandello continua a mantenere la propria individualità ed originalità pittorica, dando una voce nuova e moderna al dolore e alla gioia del vivere ed orientandosi verso un realismo del quotidiano che, attraverso una materia pittorica corposa e pesante, rivela anche gli aspetti più scabrosi della realtà.

A partire dagli anni Cinquanta evolve il suo stile, assorbendo le suggestioni dei modelli cubisti di Braque e Picasso, come testimoniano due oli su cartone, entrambi visionabili presso la Galleria pugliese: “Omaggio a Giotto” (1954), in cui si avverte il forte il riferimento a una sintassi cubista nelle tassellature del colore e nella scomposizione geometrica; e “Composizione con figure” (1964-65), dove le campiture intensamente colorate, rese con forme sintetiche entro uno spazio frantumato, propongono una lettura bidimensionale dello spazio che azzera l’effetto di profondità.

L’interesse maturato da tempo verso l’avanguardia cubista ed espressionista si manifesta anche nelle quattro “Bagnanti” (1960; 1961; 1962; 1963) osservabili in Galleria, in cui l’artista spinge al limite le potenzialità espressive delle forme umane. Entro composizioni affollate, frutto di una visione concitata, si realizzano audaci deformazioni: sanguigno e carnale, esposto senza vergogna e con oggettivo verismo, il corpo si fa allungato e gonfio in maniera quasi surreale, caratterizzato da tinte espressioniste e delineato da un tratto nervoso che crea superfici vibranti. Il soggetto delle bagnanti è un riferimento storico che, pur evocando Cézanne, si aggiorna ad un linguaggio sempre nuovo, tanto che, in virtù di questa capacità di rinnovamento costante, Nello Ponente, allievo di Venturi e promotore di artisti contemporanei di rottura, definisce Pirandello un pittore d’avanguardia[2], in grado di rompere con il suo modo precedente, raggiungendo lentamente risultati rivoluzionari.

Nel frattempo, supportato da Venturi, intensifica la sua attività espositiva, partecipando assiduamente alle Quadriennali di Roma e alle Biennali di Venezia. Ottiene molti riconoscimenti, tra cui la Medaglia d’oro come benemerito della cultura e dell’arte dal Presidente della Repubblica Gronchi ed il Primo Premio alla VI edizione della Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma del 1951. Nel 1955 tiene la sua prima personale negli Stati Uniti, presso la Catherine Viviano Gallery di New York. Infine, negli ultimi anni della sua vita predilige la tecnica del pastello, abbandonando gradualmente la pittura ad olio.

Tema prediletto dell’artista è senza dubbio quello delle figure umane, colte con ruvida verità, nude, senza censure e definite nella loro più vivida carnalità, esemplificate da “Nudo” (1948), “Nudo disteso” (1954), “Nudo con tenda arancio” (1957) “Donna tra i fiori” (1967), suggestivi e magnifici oli su cartone, tutti visionabili in Galleria, in cui campeggiano figure isolate, la cui carne umana è indagata con sfrontatezza. Mettendo in atto un coraggioso scavo nella realtà, l’arte di Pirandello, attraverso la densità delle pennellate, si offre allo spettatore in tutto il suo espressionismo carico di un pathos gravido di emotività e commozione. Così una gioia o un dolore diventa pittura viva e materica e, facendosi strada con violenza cromatica, irrompe sul supporto, deformando ed alterando le forme e lo spazio. Ed il colore si condensa, tramutandosi nel peso specifico delle emozioni che dall’anima si riversano sulle tavole e sui cartoni, parlandoci «molto bene delle nostre passioni, anche se non le conosciamo»[3] ed assolvendo a quella che, secondo Venturi è la premessa indispensabile dell’arte moderna.

Sara Maffei


Lunedì – mercoledì – giovedì – sabato – domenica  

10.00–13.00    17:00-20.00   

– chiuso dal 9 al 12 aprile –