La favola della mela – Jose Dávila – Base – Firenze

Jose Dávila
La favola della mela
Italian text below


Inaugurazione venerdì 10 settembre ore 17 – 20 |
10 settembre – 10 novembre 2021 | martedì – sabato dalle 18 alle 20.

Per accedere alla mostra è necessario esibire il Green Pass. La visita alla mostra è contingentata per rispettare le norme di sicurezza anti Covid-19. L’artista e il collettivo di Base saranno a disposizione durante l’orario dell’opening.

Per appuntamenti oltre l’orario d’apertura: +39 3292298 348 | +39 347 7210222
info@baseitaly.org | www.baseitaly.org

Base / Progetti per l’arte presenta venerdì 10 settembre 2021, dalle ore 17:00 alle ore 20:00, la mostra che Jose Dávila ha ideato specificamente per lo spazio. Il progetto è costituito da due installazioni scultoree site specific che, attraversando i due ambienti dello spazio non profit di Firenze, entrano allo stesso tempo in conflitto e in sintonia tra di loro. Una roccia sospesa, un tubo di metallo circolare destinato alle costruzioni, un palloncino bianco, una pietra a terra e infine una mela in bronzo sono gli elementi che l’artista messicano pone in un inedito dialogo pieno di tensioni visive e fisiche. L’obiettivo è quello di approfondire, da punti di vista differenti, alcuni temi ricorrenti nel suo lavoro, come la nozione di equilibrio e di straniamento, di scultura e di monumento, di ordine strutturale e caos generativo, fino a porre la questione su cosa si possa intendere oggi con il concetto di naturale o di moderno. Il centro dell’esperienza che Dávila propone allo spettatore è legata alla visualizzazione, alla volontà di sfidare o di sovvertire gli effetti della gravità. Sono queste tensioni – secondo l’artista – che hanno plasmato e influenzato la storia della scultura – dall’antica Grecia al Rinascimento, dal Neoclassicismo al Modernismo, al pari della ricerca della manipolazione dei materiali o della sintesi di una forza simbolica specifica.

“La favola della mela, titolo della mostra, è un simbolo perfetto di come funzionano i sistemi di comunicazione tra cui la scienza e l’arte. Sistemi che hanno la capacità di agire come veicoli narrativi per introdurre concetti astratti nel regno del quotidiano. Le sculture, all’interno di questa mostra, possono essere viste, al pari di gesti intermedi, a metà tra la distruzione incombente e la permanenza immutabile. È la messa in scena di un istante che si espande all’infinito. In parte è una critica al presente espanso dell’oggi tecnologico, dove tutto sembra che avvenga solo qui e ora, ma anche un modo per riflettere sul nostro passato, sul modo di ricordare e di conseguenza sulle modalità di costruzione del nostro futuro”. Con queste parole Dávila descrive il suo intervento a Base specificando inoltre che “utilizzando l’oggetto mela come metafora di una delle più eminenti leggi della fisica (pensiamo alla teoria di Isaac Newton) e contemporaneamente fungendo da simbolo dell’umanità cristiana-occidentale (la rappresentazione del peccato originale), punto a proporre un’esegesi della tradizione della scultura minimalista anni ’60, ricorrendo a un vocabolario orientato all’esperienza delle forme che metto in risalto per mezzo della specificità dei loro materiali.”

Jose Dávila (Guadalajara, Messico, 1974; vive e lavora a Guadalajara) ha studiato architettura presso l’Instituto Tecnológico y de Estudios Superiores de Occidente dal 1993 al 1998, tuttavia si considera autodidatta nei termini della sua formazione artistica e dei suoi processi creativi. Fin dall’inizio della sua carriera, a cavallo degli anni ’00, realizza delle sculture, pitture, opere fotografiche, installazioni architettoniche e interventi ambientali rivolti a trasformare la percezione dello spazio o a ri-significare gli oggetti della quotidianità. Tutte le varianti di una forma per lui nascono dalle condizioni e dalle caratteristiche dei materiali e dei mezzi utilizzati per manifestarla e immaginarla portandolo così a far convivere fragilità e resistenza, calma e tensione, geometria e caos, traccia e ripetizione, paradosso e norma. Questa sua pratica è direttamente connessa all’esigenza di confrontarsi con il serbatoio della memoria collettiva dell’Arte Concettuale e dell’Arte Povera, ma anche con l’architettura moderna del secolo passato per indagare l’eredità del movimento modernista e su come sia possibile oggi tradurlo, appropriarsene e reinventarlo. Le opere di Dávila si trovano nelle collezioni permanenti di numerose istituzioni tra cui: Museo Universitario Arte Contemporáneo (MUAC), Mexico City, Mexico; Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid, Spain; Inhotim, Brumadinho, Brazil; Albright-Knox Museum, Buffalo, New York; the Zabludowicz Collection, London; Museum of Modern Art, Luxembourg. Dávila è stato il vincitore nel 2014 dell’EFG ArtNexus Latin America Art Award, ha ricevuto il sostegno della Andy Warhol Foundation, una residenza Kunstwerke a Berlino e il National Grant for young artist del Mexican Arts Council (FONCA) nel 2000. La Getty Foundation ha recentemente assegnato una sovvenzione per sviluppare un’indagine sul suo percorso creativo. Tra le molte pubblicazioni internazionali in cui è citato il suo lavoro sono da menzionare: Cream 3, ed. Phaidon; 100 artisti latino americani, ed. Exit e The Feather e The Elephant, ed. Hatje Cantz.

BASE / Progetti per l’arte è un’idea di artisti per altri artisti. BASE è un luogo unico per la pratica dell’arte in Italia, la cui attività iniziata nel 1998, viene curata da un collettivo di artisti che vivono e operano in Toscana e che si fanno promotori di presentare a Firenze alcuni aspetti, tra i più interessanti dell’arte del duemila. BASE è un dialogo sulla contemporaneità aperto ad un confronto internazionale. Attualmente fanno parte del collettivo di BASE / Progetti per l’arte: Mario Airò, Marco Bagnoli, Massimo Bartolini, Vittorio Cavallini, Yuki Ichihashi, Paolo Masi, Massimo Nannucci, Maurizio Nannucci, Paolo Parisi, Remo Salvadori, Enrico Vezzi. Fino adesso si sono tenute a BASE mostre di Sol Lewitt, Marco Bagnoli, Alfredo Pirri, Cesare Pietroiusti, Jan Vercruysse, Niele Toroni, Michael Galasso, Luca Pancrazzi, John Nixon & Marco Fusinato, Heimo Zobernig, Ingo Springenschmid, Paolo Masi & Pier Luigi Tazzi, Antonio Muntadas, Robert Barry, Luca Vitone, Gino De Dominicis, Liliana Moro, Claude Closky, Remo Salvadori, Pietro Sanguineti, Liam Gillick, Massimo Bartolini, Mario Airò, Eva Marisaldi, Rainer Ganahl, François Morellet, Bernhard Rüdiger, Nedko Solakov e Slava Nakovska, Olaf Nicolai, Giuliano Scabia, Kinkaleri, Steve Piccolo & Gak Sato, Rirkrit Tiravanija, Matt Mullican, Michel Verjux, Elisabetta Benassi, Pedro Cabrita Reis, Pietro Riparbelli, Simone Berti, Jeppe Hein, Gerwald Rockenschaub, Jonathan Monk, Peter Kogler, Carsten Nicolai, Surasi Kusulwong, Franz West, Tino Sehgal, Nico Dockx, Grazia Toderi, Armin Linke, Davide Bertocchi, Pierre Bismuth, Olivier Mosset, Stefano Arienti, Erwin Wurm, Thomas Bayrle, Hans Schabus, Maurizio Mochetti, Lawrence Weiner, BASETALKS(!) (Gum Studio, Brown Project Space, 26cc, Sottobosco, Trastevere 259), Amedeo Martegani, Gianni Caravaggio, Piero Golia, David Tremlett, Franco Vaccari, RADICALTOOLS (UFO, Gianni Pettena, Archizoom, Zziggurat, Remo Buti, 9999, Superstudio), Koo Jeong-A, Christian Jankowski, Giuseppe Gabellone, Martin Creed, Ken Lum, BASEOPEN (Margherita Moscardini, Francesco Fonassi, Giuseppe Stampone, Giulio Delvé, Gaia Geraci, Marcello Spada, Jacopo Miliani, Riccardo Giacconi, Jaya Cozzani/Marco Andrea Magni/Agostino Osio), Jirí Kovanda, Nicole Miller, Luca Trevisani, Richard Long, Roman Ondak, Ryan Gander, Gerhard Merz, Ian Kiaer, vedovamazzei, Karin Sander, Francesco Arena, Michael Snow, Cesare Viel, Patrick Tuttofuoco che hanno presentato progetti inediti pensati per lo spazio di BASE. Prossime mostre: Deimantas Narkevicius, Simon Fujiwara, Pierre Huyghe, Rosa Barba, Adrian Paci, ….


Opening Friday September 10 from 5PM to 8PM |
10 September – 10 November 2021 | Tuesday – Saturday from 6PM to 8PM.

To access the exhibition it is necessary to show the Green Pass. The visit to the exhibition is limited in compliance with the anti Covid-19 safety regulations. The artist and the Base collective will be available during the opening hours.

For after hours appointments: +39 3292298 348 | +39 347 7210222 | info@baseitaly.org | www.baseitaly.org

Base / Progetti per l’arte presents the exhibition of Jose Dávila on Friday September 10, 2021, from 5pm to 8pm. The project, specifically conceived for the occasion, consists of two site-specific sculptural installations which, crossing the two environments of the non-profit space in Florence, enter into conflict and in harmony with each other at the same time. A suspended rock, a circular metal tube intended for construction, a white balloon, a stone on the ground and finally a bronze apple are the elements the Mexican artist places in a unique dialogue full of visual and physical tensions. The aim is to investigate, from different points of view, recurring themes in his work, such as the notion of balance and estrangement, of sculpture and monument, of structural order and generative chaos, coming to the question of how we understand the concept of the natural or the modern today. The center of the experience that Dávila proposes to the viewer is linked to visualization, to the desire to challenge or subvert the effects of gravity. It is these tensions – according to the artist – that have shaped and influenced the history of sculpture – from ancient Greece to the Renaissance, from Neoclassicism to Modernism, as well as the manipulation of materials or the synthesis of a specific symbolic force.

“La favola della mela” (The Fable of the Apple), title of the exhibition, is a perfect symbol of how communication systems, including science and art, work. Systems that have the ability to act as narrative vehicles to introduce abstract concepts into the realm of everyday life. The sculptures, within this exhibition, can be seen, like intermediate gestures, halfway between impending destruction and immutable permanence. It is the staging of an instant that expands to infinity. In part it is a critique of the expanded present of the technological today, where everything seems to happen only here and now, but also a way to reflect on our past, on the way of remembering and consequently on the ways of building our future”. With these words, Dávila describes his intervention at Base, specifying that “using the apple object as a metaphor for one of the most eminent laws of physics (think of Isaac Newton’s theory) and at the same time acting as a symbol of Western Christian humanity (the representation of original sin), I aim to propose an exegesis of the tradition of minimalist sculpture of the 1960s, using a vocabulary oriented to the experience of forms that I highlight by means of the specificity of their materials.”

Jose Dávila (Guadalajara, Mexico, 1974; lives and works in Guadalajara) studied architecture at the Instituto Tecnológico y de Estudios Superiores de Occidente from 1993 to 1998, however he considers himself self-taught in terms of his artistic training and creative processes. Since the beginning of his career, at the turn of the ’00s, he has created sculptures, paintings, photographic works, architectural installations and environmental interventions aimed at transforming the perception of space or re-meaning everyday objects. All the variations of a form for him arise from the conditions and characteristics of the materials and means used to manifest and imagine it, thus bringing together fragility and resistance, calm and tension, geometry and chaos, trace and repetition, paradox and norm. His practice is directly connected with the need to deal with the collective memory reservoir of Conceptual Art and Arte Povera, but also with the modern architecture of the past century to investigate the legacy of the modernist movement and how it is possible to translate it, appropriate it and reinvent it today. Dávila’s works can be found in the permanent collections of numerous institutions including: University Museum of Contemporary Art (MUAC), Mexico City, Mexico; Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid, Spain; Inhotim, Brumadinho, Brazil; Albright-Knox Museum, Buffalo, New York; the Zabludowicz Collection, London; Museum of Modern Art, Luxembourg. Dávila was the 2014 EFG ArtNexus Latin America Art Award winner, received support from the Andy Warhol Foundation, was awarded a residency at Kunstwerke in Berlin, and the Mexican Arts Council (FONCA) National Grant for young artists in 2000. The Getty Foundation recently awarded him a grant to develop an investigation into his creative research. Among the many international publications in which his work is mentioned are: Cream 3, ed. Phaidon; 100 Latin American artists, ed. Exit and The Feather and The Elephant, ed. Hatje Cantz.

BASE / Progetti per l’arte Base / Progetti per l’arte is an idea of artists for artists. Base is a unique place for art practice in Italy. The activity, begun in 1998, is curated by a collective of artists who live and work in Tuscany, promoting in Florence, some of the most interesting aspects of art today. Base is a dialogue on contemporaneity open to an international discourse. Currently the Base artist collective is: Mario Airò, Marco Bagnoli, Massimo Bartolini, Vittorio Cavallini, Yuki Ichihashi, Paolo Masi, Massimo Nannucci, Maurizio Nannucci, Paolo Parisi, Remo Salvadori, Enrico Vezzi. Since its foundation, there have been more than sixty exhibitions including: Sol Lewitt, Marco Bagnoli, Alfredo Pirri, Cesare Pietroiusti, Jan Vercruysse, Niele Toroni, Michael Galasso, Luca Pancrazzi, John Nixon & Marco Fusinato, Heimo Zobernig, Ingo Springenschmid, Paolo Masi & Pier Luigi Tazzi, Antonio Muntadas, Robert Barry, Luca Vitone, Gino De Dominicis, Liliana Moro, Claude Closky, Remo Salvadori, Pietro Sanguineti, Liam Gillick, Massimo Bartolini, Mario Airò, Eva Marisaldi, Rainer Ganahl, François Morellet, Bernhard Rüdiger, Nedko Solakov e Slava Nakovska, Olaf Nicolai, Giuliano Scabia, Kinkaleri, Steve Piccolo & Gak Sato, Rirkrit Tiravanija, Matt Mullican, Michel Verjux, Elisabetta Benassi, Pedro Cabrita Reis, Pietro Riparbelli, Simone Berti, Jeppe Hein, Gerwald Rockenschaub, Jonathan Monk, Peter Kogler, Carsten Nicolai, Surasi Kusulwong, Franz West, Tino Sehgal, Nico Dockx, Grazia Toderi, Armin Linke, Davide Bertocchi, Pierre Bismuth, Olivier Mosset, Stefano Arienti, Erwin Wurm, Thomas Bayrle, Hans Schabus, Maurizio Mochetti, Lawrence Weiner, Basetalks(!) (Gum Studio, Brown Project Space, 26cc, Sottobosco, Trastevere 259), Amedeo Martegani, Gianni Caravaggio, Piero Golia, David Tremlett, Franco Vaccari, Radicaltools (Ufo, Gianni Pettena, Archizoom, Zziggurat, Remo Buti, 9999, Superstudio), Koo Jeong-A, Christian Jankowski, Giuseppe Gabellone, Martin Creed, Ken Lum, BaseOpen (Margherita Moscardini, Francesco Fonassi, Giuseppe Stampone, Giulio Delvé, Gaia Geraci, Marcello Spada, Jacopo Miliani, Riccardo Giacconi, Jaya Cozzani/Marco Andrea Magni/Agostino Osio), Jiří Kovanda, Nicole Miller, Luca Trevisani, Richard Long, Roman Ondak, Ryan Gander, Gerhard Merz, Ian Kiaer, vedovamazzei, Karin Sander, Francesco Arena, Michael Snow, Cesare Viel, Patrick Tuttofuoco who have presented new projects conceived for the space. Next exhibitions: Deimantas Narkevicius, Simon Fujiwara, Pierre Huyghe, Rosa Barba, Adrian Paci, ….

BASE / Progetti per l’arte is a non-profit artist-run space whose activity, coordinated by Lorenzo Bruni, is promoted and supported by the founding artists with the contribution of the Municipality of Florence – Estate Fiorentina 2021 – and the BASExBASE Association.